Se c’era una gara che poteva dare una cifra più esatta del valore complessivo interista era proprio quella contro la Juventus. Temevo sinceramente che le cose andassero male perché le premesse erano quelle di una squadra ancora imbastita, parecchio squilibrata, rigonfia di muscoli e a tratti pachidermica. Un'Inter che dopo l’avvio fulminante nei risultati si era arenata con due prestazioni poco incoraggianti che avevano mostrato le prime nudità del progetto di Mancini.

Inoltre la Juventus arrivava al completo per la prima volta dall’inizio del campionato. Con giocatori straordinari nelle ripartenze (Cuadrado), abili nell’uno contro uno (Morata) e capaci di sfruttare gli errori tra le linee (Pogba). Temevo perciò un'Inter che, al primo sbilanciamento, perdesse palla e subisse una rete simile a quelle delle ultime uscite. Invece Mancini ha preparato una partita intelligente, ottenendo concentrazione e intensità da tutta la squadra. Primo tempo interista, traversa e rigore reclamato per mani di Bonucci. Ma anche Felipe Melo che rischia il rosso per un intervento al limite su Khedira. Brasiliano che è stato anche questa volta fulcro della manovra e degli argini nerazzurri con una prova comunque condizionata dall’ammonizione dopo solo sei minuti.

Secondo tempo in netto calo di energie fisiche e nervose, segno che l’Inter ha ancora limiti tecnici complessivi che, per come è stata costruita la squadra, concilia con un dinamismo atletico e una forza fisica importanti. Jovetic gioca un bel primo tempo ma si spegne anche lui nella seconda parte, come Brozovic che, a grande sorpresa, è partito titolare e ha giocato anche con la parte più a sud del suo corpo. Mi è piaciuto Perisic che ha fatto un primo tempo brillante e un secondo di sacrifico, ripiegando a dare una mano alla squadra e battendo una buona punizione sul finire.

Quello che mi sconsola è la prova opaca di Santon, ormai abituato a fare bene tutti i compiti, pulire la cameretta e fare i movimenti giusti come da manuale. Il calcio è però fatto anche da spunti, dalla personalità che invece lui rinnega a favore di una modalità ordinaria. Temo insomma che Santon sia questo. Icardi invece non è lo stesso della scorsa stagione. Non si tratta di un giocatore improvvisamente mediocre ma solo di un attaccante che vede una squadra dietro di lui, con gli stessi colori ma con movimenti che lo mettono in imbarazzo. E’ un tipo di calciatore che ha bisogno della squadra, non uno che se la accolla e va a prendersi il pallone. Può non piacere ma se messo in condizione ripaga con gli interessi, come dimostra la quota delle realizzazioni la stagione scorsa.

Mi stupisce sempre sentire interisti scontenti del gioco, come se non si rendessero conto che una squadra che a centrocampo ha Felipe Melo, Kondogbia, Medel, Brozovic e Guarin non ha le caratteristiche per fare quel tipo di calcio che hanno la Fiorentina, il Napoli e la Roma. Non è colpa dell’allenatore o della società ma una scelta precisa. Le squadre che fanno più fatica in questo senso sono proprio quelle che hanno cambiato di più: Inter, Juve e Milan. Con la differenza sostanziale che l’Inter ha letteralmente rifatto l’intera rosa ed è al secondo posto, la Juventus ha tantissima qualità ma meno fame e automatismi imperfetti, il Milan invece ha speso in modo inadeguato per la somma messa a bilancio. 

Per questo mi tengo l’Inter, la quale ora è attesa da due trasferte (Palermo e Bologna) prima del prossimo big match con la Roma a San Siro tra due settimane. Nessuno mi toglie dalla testa che se si rigiocasse la gara con la Fiorentina altre dieci volte non finirebbe così. E’ una partita che ha svuotato le speranze di molti e che ha invece incoraggiato ad accelerare il processo di miglioramento del gioco. Inter-Juventus ha detto che Mancini sta iniziando ad avere una squadra che può giocarsela con tutti ed è solida, robusta e, anche se non si è vinto, ora ha basi concrete per credere di raggiungere la Champions.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 19 ottobre 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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