Francamente non so che pensare dopo la partita del Rigamonti. Che l’Inter abbia il gene della pazzia nel Dna è arcinoto, che getti al vento una vittoria quasi scontata e rischi addirittura di perdere era meno prevedibile, soprattutto dopo 80 minuti sotto controllo. Mah. A mente fredda c’è solo un dato statistico che conta, e non è il primo pareggio di Leonardo in campionato alla sua 14esima presenza sulla panchina nerazzurra: l’Inter getta al vento 2 punti fondamentali nella corsa scudetto, che adesso si allontana un po’ di più. Inutile sperare che il Bari si vesta da Brescia e serva lo stesso calice amaro al Milan. Potenzialmente, stasera siamo a -7 a 9 giornate dalla fine: l’ottimismo non deve svanire, ci mancherebbe, ma un colpetto di scalpello lo ha rimediato.

Dispiace molto, perché a fine partita c’è più di un motivo per rammaricarsi. In primis, l’aver gettato alle ortiche 5-6 palle gol nitidissime nel secondo tempo, ideali per mettere una croce sulla contesa. In tal senso, mi sento di chiamare in causa Pandev, atroce sotto rete quando bastava un pizzico di lucidità per affondare il colpo. Almeno 3 le occasioni che il macedone spreca a tu per tu con Arcari, il quale deve limitarsi a farsi colpire mentre si lancia in uscita sull’avversario. In Serie A non esiste un campo in cui puoi regalare tanto. E siccome siamo in tema di regali, ci mette del suo anche Cordoba, che entra dalla panchina in perfetto stile Muntari a Catania: serve l’assist del pareggio a Caracciolo e commette il fallo da rigore che avrebbe potuto appesantire la serata nerazzurra con una sconfitta. Non mi piace puntare il dito contro chi sbaglia, ma stasera non c’è attenuante per i due interisti, artefici principali del doloroso passo falso di Brescia.

Capitolo a parte lo merita il signor Iannello, vale a dire uno degli assistenti di Rocchi: per lui un errore dietro l’altro, tutti ai danni dell’Inter. Primo: non segnala in maniera misteriosa il fallo di mano di Daprelà al 31’, che meriterebbe il giallo e, dunque, l’espulsione per il terzino già ammonito. Un Brescia ridotto in dieci avrebbe concesso più spazi per il resto dell’ora di gioco. Secondo: il gol di Caracciolo nasce dal corner di Diamanti, la cui traiettoria è oltre la linea di fondo: assurdo che un guardalinee di Serie A non lo segnali. Ultima nefandezza: non aver evitato che Rocchi assegnasse il rigore per fallo di Cordoba su Eder, che avviene palesemente fuori area pur concludendosi dentro. L’arbitro farebbe fatica a vedere bene, ma l’assistente è lì per questo. Si prega il designatore di lasciare a riposo il signor Iannello per un paio di mesi, o di riportarlo al livello che più gli si addice (non certo il massimo campionato).

Ora non resta che archiviare questo pareggio che vale una sconfitta, per quanto Julio Cesar l’abbia evitata con l’ennesima prodezza dal dischetto. Martedì c’è la trasferta di Monaco e lì non si potrà fallire, perché altrimenti non ci sarà domani. Ritrovare consapevolezza e riprendere il cammino vincente, i nerazzurri hanno tre giorni per riuscirvi e ce la possono fare. Il campionato per ora deve essere accantonato, l’Allianz Arena pretende un’Inter in formato Campione d’Europa.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 12 marzo 2011 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
vedi letture
Print