"E il mercato?", qualcuno si domanderà leggendo il titolo. Specifichiamolo subito, senza dubbi e con chiarezza: il mercato dell'Inter in questo momento di attendismo e di minimi movimenti a caccia di accordi. Si va avanti con una serie di incontri, tra Marco Andreolli e l'altro difensore richiesto da Stramaccioni. Si parla col Palermo di Silvestre e con il Chievo stesso di Acerbi, ma il rinnovo di Chivu è un macigno che ha frenato leggermente gli impeti sul mercato. Attendismo anche in attacco: Lucas non è stato ancora mollato, Giovinco è un piano B e bisogna aspettare l'accordo Parma-Juventus, Destro è un nome caldissimo ma prima dovranno trovare l'intesa Siena e Genoa. Alla finestra c'è la Roma, con Zeman che garantisce a Mattia un posto da titolare. Per finire, il mister X della mediana: De Jong il prediletto, ma la sorpresa giusta può dettarla il mercato con un'occasione. L'Inter aspetta e spera.

Eppure, la nuova era è già iniziata. Una svolta attentamente disegnata a tavolino a partire dal progetto stadio. Ve ne parlavo la scorsa settimana nei dettagli, in cantiere c'è qualcosa di importante. Le problematiche principali da risolvere entro l'estate (quando la società ha deciso di presentare ufficialmente il progetto stadio di proprietà al Comune di Milano) erano legate proprio al suolo dove costruire l'impianto, perché trattare con il Comune - con la legge appositamente dedicata agli stadi ancora bloccata in Parlamento - è impresa difficile, dato anche l'interesse dello stesso a trattenere le società milanesi nella propria struttura. L'Inter però è andata oltre, si è mosso in prima persona il presidente Massimo Moratti.

L'incontro con il sindaco Pisapia è stato quasi snobbato, in realtà si è rivelato fondamentale. Avviato un dialogo, individuate le zone giuste, in particolare quella dell'Expo. Pisapia ha dato la disponibilità a trattare per la concessione del terreno, tra agosto e settembre si attiveranno le pratiche burocratiche per il sostanziale fitto della zona stabilita. A quel punto, entrerà in campo la China Railway Construction: proprio il presidente Moratti in quel viaggio cinese di fine maggio ha ottenuto la disponibilità all'investimento per la costruzione dello stadio, da quando ci sarà l'area giusta e l'accordo ufficiale con il Comune inizieranno i lavori. Il sogno che diventerà realtà.

In ottica futura, lo stadio è un elemento fondamentale per portare il bilancio dell'Inter sui livelli delle grandi società d'Europa. L'altro fattore decisivo è quello del merchandising, accostato all'internazionalizzazione del brand (una nuova Inter Academy è sorta in Giappone: vi sembra un caso?). In questo senso, l'Italia è assolutamente indietro rispetto agli altri Paesi. Basti prendere il Manchester United, di cui il 50% del fatturato nasce dal merchandising con vendita all'ingrosso. Mostruoso, anche per estensione internazionale del marchio. L'Inter ha ragionato in questo senso per la sua nuova era. Lo stadio di proprietà aiuterà questo genere di discorso, ma già con le nuove maglie si riconosce un cambiamento importante: possiamo confermarvelo, la prima sarà classica nerazzurra con maniche nere e strisce nerazzurre più larghe rispetto all'ultimo anno, mentre la seconda sarà di colore rosso. Un segnale verso i Paesi dell'Est - in particolare la Cina - dove l'Inter si sta insediando in maniera impressionante negli ultimi anni.

Il merchandising, d'altronde, fa anche il mercato. Al Real Madrid questo dettame diventa una legge, è noto, ma anche in un Bayern Monaco: nello spaventoso fatturato della società bavarese che nel 2010-2011 ha fatto registrare 321.4 milioni di euro, il 56% (oltre 177 milioni) è dato proprio dalla vendita delle maglie e dalle sponsorship. Naturale che per l'Inter pensare adesso a dati simili è impossibili, eppure il progetto futuro prevede anche questo. Nell'ottica di un'area stadio che possa garantire numerosi punti vendita ufficiali. Snoccioliamo qualche curiosità: ci garantiscono dal negozio ufficiale Solo Inter, nel cuore di Milano, che le maglie di Nagatomo vanno a ruba. E che Sneijder e Julio Cesar vanno fortissimo. Perdere un Wesley significherebbe anche perdere il numero 10 di classe, e di conseguenza perdere vendite. Dovesse partire, andrebbe quindi rimpiazzato in maniera adeguata, insegnano da Madrid, quando al suo posto tirarono dentro Kakà e Cristiano Ronaldo. Oppure il Manchester United, che con il solo Giggs ha una rendita garantita a vita. Il mercato si fa anche così, in ottica futura.

A proposito di Solo Inter, la vetrina dedicata alla Primavera è da 10 e lode. Come da 10 e lode è stata la Primavera di Bernazzani, quella dei talenti futuri, quella scudettata e campione d'Europa. Vi dicevo settimana scorsa di un interesse ampio per i gioielli nerazzurri da ogni dove e stanno spuntando offerte a ripetizione. Ma l'Inter è tranquilla e serena perché la nuova era prevede anche il ricambio continuo della cantera migliore d'Europa, come la ha giustamente definita il presidente Moratti. Il bello è proprio quello, non spendere milioni su milioni ma puntare sui propri gioielli fatti in casa. Per questo chi saluterà ha già l'erede alle spalle: Lorenzo Tassi è in rampa di lancio, Adama Guidiala ha movenze e fisico alla Balotelli, Bocar Djumo è una gemma vera e tante altre sorprese. Fino a chi arriverà, come Edgar Ié: un'altra roccia a parametro zero per l'Inter che verrà. Quella della nuova era, dallo stadio al merchandising fino alla cantera. Il meglio deve ancora venire.

Twitter: @FabRomano21

Sezione: Editoriale / Data: Mar 12 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
vedi letture
Print