Non ho l'età... per giocare nell'Inter. Il tema della carta d'identità sportiva è diventato di prepotenza centrale in casa nerazzurra dopo i due clamorosi spifferi di mercato arrivati nelle ultime ore, secondo i quali Beppe Marotta e Piero Ausilio avrebbero messo le mani sul free agent di lusso Diego Godin, di anni 33 a febbraio, anticipando la contromossa dell'Atletico Madrid, oltre ad avere avuto un approccio con l'entourage di Arjen Robben, 35enne a giorni. Nel caso dell'uruguaiano si parla di ipotesi molto probabile di acquisto ma non di ufficialità, mentre relativamente all'olandese siamo solo al primo contatto, peraltro voluto dall'agente del classe '84 che ha presentato l'occasione alla controparte.

Fatta questa premessa, è bene scindere le due questioni: se El Faraon ha ancora davanti a sé due-tre anni di carriera ad alti livelli (non a caso la proposta è di un biennale con opzione per la terza stagione), l'immarcescibile esterno mancino è decisamente più vicino al canto del cigno. Su quest'ultimo, oltre al mero numerino stampato vicino al nome che conta le sue primavere, pesa come un macigno lo storico infinito di infortuni subiti in carriera. La stella del Bayern Monaco ha sempre avuto i muscoli di cristallo, tanto che la cronaca dei suoi forfait continua ad allungarsi anche in tempi recenti: dando un occhio a questa stagione, Robben – dopo aver saltato il Der Klassiker per un problema al ginocchio – ha alzato bandiera bianca il 1° dicembre per delle noie alla coscia che lo hanno costretto a guardare i compagni dalla tribuna per sei partite. Insomma, un giocatore sul quale è impossibile fare un progetto a medio raggio, ma rischioso anche a breve termine: in soldoni, il club pagherebbe uno sproposito per lo stipendio di un campione fragile che rischia di non garantire i gettoni di presenza nel contesto di una stagione lunga e ambiziosa, in un reparto in cui tutto è mutevole. Senza scomodare la telenovela relativa al rinnovo di Mauro Icardi, restano dubbi sul riscatto di Keita Baldé e sulla continuità di Ivan Perisic nel progetto; gli unici sicuri della riconferma sembrano essere paradossalmente Matteo Politano, l'underdog della scorsa estate, e Lautaro Martinez, sotto utilizzato da Luciano Spalletti finora. Senza, quindi, mettere in discussione la mai troppo decantata classe di Robben, il suo approdo a Milano non si configurerebbe come colpo alla Suning. Senza i lacci del Settlement Agreement, le direzioni che la proprietà cinese può prendere sono innumerevoli, non un vicolo cieco come accadeva ai tempi di Erick Thohir. Il quale tirava spesso in ballo il discorso dell'età media da abbassare a ogni costo perché alle spalle soffiava minaccioso il vento di una squadra leggendaria che poi si è via via dissolta sotto il peso degli anni. Alle parole, però, il tycoon indonesiano non fece seguire i fatti, arrivando a spacciare, per esempio, il non più giovane Nemanja Vidic per "un campione tra i difensori più forti del mondo". 

Un'affermazione, quella di ET, forse vera in senso assoluto, ma inopportuna per tempismo. E certamente attribuibile al caudillo uruguagio anche l'anno prossimo, quando lo stesso potrebbe vestire i nuovi colori nerazzurri. Proprio al posto di quel Joao Miranda che dall'Atletico si trasferì in Serie A a 31 anni, per fare il titolare indiscusso. A distanza di quattro estati, potrebbe esserci il passaggio di testimone tra i due membri della coppia scoppiata dei colchoneros, con un particolare non di poco conto: Godin andrà a impreziosire un reparto già composto da Milan Skriniar (che sul tema permanenza ha speso due paroline giusto ieri) e Stefan De Vrij.

I tempi cambiano, i discorsi da equilibristi finanziari ormai sono quasi superati, così come è sparita la foglia di fico sull'eta media che distoglie l'attenzione sul vero valore di un giocatore. Tanto vero che Luka Modric, Pallone d'Oro 2018, potrebbe tornare di moda in chiave Inter in vista della prossima estate quando viaggerà verso i 34. Proprio come Cristiano Ronaldo, accolto giustamente dalla critica come un extra terrestre al suo sbarco alla Juve. Perché la classe di questi fenomeni va oltre la data di nascita, è classe pura e basta. Non è classe che può essere circoscritta a un numero. L'unico numero che conta per loro è quello che risulta dalla differenza tra averli o non averli in rosa. L'Inter lo ha sperimentato sulla sua pelle in diverse annate buie, ora vuole rimettersi in pari riconquistando il tempo perduto.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 gennaio 2019 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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