Ci viene richiesto di continuare a parlare di calcio, e così facciamo. Di tattica, di tecnica, di campionati e di coppe. Si è appena giocato il Derby d'Italia, ha vinto la Juventus meritatamente. L'Inter, dopo aver disputato un buonissimo primo tempo, è letteralmente evaporata dopo il gol di Ramsey. E così i nerazzurri sono finiti lontanissimi dai bianconeri e della Lazio. Ma non possiamo far finta di nulla. Non possiamo cancellare tutto quello che ci siamo detti nelle ultime due settimane. Il campionato italiano – di fatto – è finito la sera del rinvio di Inter-Sampdoria. Lì è stato messo un punto sulla stagione 2019/2020. E quella che ora stiamo vivendo non è altro che un ologramma di essa. Non è reale. E non si tratta solo di stadi a porte chiuse, quello è il meno. I giocatori non sono robot, così come gli allenatori e tutta la macchina che muove il sistema. Il condizionamento è evidente. L'emergenza coronavirus ha intaccato corpo e mente delle persone, e il calcio non può fare eccezione.

Dopo il teatrino del ridicolo messo in piedi dalla Lega Serie A, tra rinvii, stop, ripartenze e frenate, ci si è capito pochissimo, per stessa ammissione di tanti protagonisti del calcio italiano. Le acrobazie di Paolo Dal Pino, numero uno della Lega, sono servite a poco. Anzi, ringrazi l'Inter per non essere passato alla storia come colui che ha aperto le porte dell'Allianz Stadium per Juve-Inter nel bel mezzo della crisi sanitaria. Se solo Zhang non si fosse messo di traverso...

Il Coni ha disposto ieri la sospensione di tutte le attività sportive fino al 3 aprile, chiedendo al Governo un decreto adeguato alle novità. Decreto che è puntualmente arrivato. E oggi il Consiglio straordinario della Figc confermerà. Dunque, stop del campionato (almeno) fino al 3 aprile: se lo svolgimento di Euro 2020 sarà confermato, la Serie A non si concluderà. E le coppe? Mistero. Oggi l'Atalanta gioca a Valencia (a porte chiuse pure in Spagna), poi l'Inter giovedì dovrebbe ospitare il Getafe. Dovrebbe, appunto. Perché è tutto in bilico. Siamo in emergenza, lo ripetiamo anche a beneficio di chi ancora non ha capito la gravità della situazione e continua ad andare a sciare o a organizzare feste e raduni. Tutta Italia è zona rossa.

Con questo tetro scenario, il calcio perde ogni premessa: non c'è pathos, non c'è allegria, non c'è passione. La mente viene fisiologicamente calamitata da altri pensieri. E bisogna anche considerare gli oggettivi rischi ai quali vengono esposti tutti gli addetti ai lavori. Non ha avuto alcun senso giocare. E ora tutto chiuso, in attesa di tempi migliori. In un mondo in cui si fa a gara a scaricare responsabilità, tutto sarebbe più facile se ognuno se ne assumesse un pezzetto.

"E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire" 
(F. Battiato – Prospettiva Nevski)

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 marzo 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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