Criticare l’Inter dopo la battuta d’arresto di Genova è forse ingeneroso. Sia per le otto vittorie consecutive inanellate in precedenza in Serie A dai nerazzurri, sia per come si è verificata la sconfitta contro la Sampdoria.

Ma sottolineare certi errori e talune mancanze può rappresentare un’occasione di critica costruttiva da prendere in esame.
Lungi da me fare il professore, ma sostenere che l’Inter abbia perso contro la compagine di Ranieri solo ed esclusivamente per colpa della Dea Bendata è semplicistico. E rappresenta un giudizio superficiale e non veritiero.

Certo, il migliore in campo è stato senza ombra di dubbio Emil Audero, l’estremo difensore dei liguri. Su questo siamo tutti d’accordo.

Come sul numero di occasioni create dalle due squadre. Quattro per i padroni di casa, più di venti - poco di più, poco di meno - per i meneghini, tra cui un errore dal dischetto che certamente ha indirizzato la partita. E allora partiamo proprio da qui. 

Se lavori per l’Inter, che tu sia un magazziniere o la punta di diamante della squadra, devi meritartelo, dimostrando di avere quel quid in più rispetto ai colleghi che svolgono il tuo stesso impiego. Parliamo di incarichi prestigiosi, sognati in tutto il mondo. Già perché di questo si tratta. Nel calcio professionistico sono i dettagli a fare la differenza. Una rete segnata in più, o subita in meno, può valere milioni di euro. Carriere, e di conseguenza vite, dalle sliding doors pronte a seguire rette prestabilite o subire variazioni impensabili. Col talento che – almeno per quello che mi riguarda – deve avere un ruolo privilegiato. Senza però mettere da parte abnegazione e studio. È allora inaccettabile che sul dischetto, in un top club mondiale come la Beneamata, si presenti un calciatore che su 11 tentativi precedenti nelle rispettive compagini, ha fallito ben 7 penaltiy.

Nulla contro Sanchez, che resta un ottimo calciatore. Ma prima viene la squadra. E allora non esiste che un atleta con queste statistiche – e con altri giocatori capacissimi di prendersi tale responsabilità – si presenti dagli undici metri sullo 0-0 in una partita che vale il primato. L’errore è dell’atleta. Ma anche di chi lo ha indicato come rigorista.

Discorso diverso invece per le prestazioni di alcuni calciatori. Handanovic non sembra più essere una sicurezza. O meglio, ha perso la continuità di rendimento fondamentale per i grandi portieri. Nessuno pretende che torni Santo come nelle stagioni scorse, ma che pari il parabile. Come il tiro centrale e non particolarmente potente di Keita. E non resti fermo a guardare come sulla normalissima zuccata di Tonelli. 

Questione di qualità del giocatore, che resta fondamentale e per me indiscutibilmente forte, ma che però deve dare di più. Stesso discorso per Perisic o Vidal. Ma che modo di subentrare è quello di Genova? Il croato sbaglia tutti i cross. L’ex Barcellona non tocca un pallone e scivola di continuo, forse per una scelta sbagliata dei tacchetti. Così non va bene. Parliamo di giocatori di livello, che guadagnano fior di milioni e da cui è lecito pretendere tipi di gare differenti. Vale per quelli citati, che oggi finiscono sul mio personalissimo banco degli imputati, ma il concetto deve essere esteso a tutti i tesserati della rosa del Biscione.

Proprio per il discorso di prima: quello per cui Inter equivale ad aspettative enormi. Poi per carità, ci sta perdere una partita. I 24 punti negli 8 incontri precedenti certificano un ottimo lavoro da parte degli uomini di Conte. Ma non ridiciamo il tutto, anche se per una sola occasione, al fattore C.  Se gli avversari sono cinici e tu sbagli un’infinità di occasioni, vale. Non è mica un’irregolarità. Come se il portiere para… è pagato per quello! Bravo lui, ma demerito pure di chi non ha saputo superarlo, almeno in talune circostanze.

VIDEO - CHI E' BC PARTNERS, IL FONDO CHE VUOLE PRENDERE L'INTER

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 gennaio 2021 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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