Lo so, è quantomeno strano intitolare un editoriale in questo modo. In realtà non è nemmeno molto corretto ma questo titolo rappresenta esattamente il mio stato d’animo attuale nel quale penso si rispecchino molti tifosi nerazzurri. Siamo al disarmo totale. In campo ormai si assiste passivamente al solito psicodramma generale che diventa protagonista sulla scena al posto della classica partita di calcio. Non si discute più del gesto tecnico del singolo giocatore (per carità, meglio lasciar perdere questo argomento prima di metterci a piangere…) ma di cosa gli stia succedendo nella testa. Noi abbiamo preso il miglior tecnico sulla piazza ma forse al posto del Mancio avremmo dovuto considerare l’ipotesi di ingaggiare un discepolo di Freud.

Sui limiti tecnici dei nostri ragazzi abbiamo già discusso ampiamente, ma la cosa che funziona peggio è sicuramente la loro la testa. Ranocchia, Jesus, Nagatomo: non stiamo parlando di campioni ma quando nel 2011 sono arrivati (Juan nel 2012) avevano fatto vedere ottime cose lasciando ben sperare per il futuro. Certo giocare accanto a Samuel, Milito, Cambiasso, Zanetti ed Eto’o ti facilita le cose, ma comunque le qualità ai ragazzi non mancavano. Dopo tre anni siamo qui a parlare di gente che invece di migliorare è peggiorata in maniera evidente. Cosa può essere successo? Dove si può intervenire? E soprattutto c’è ancora spazio per rimediare? Le risposte le darà solo il tempo, tempo che Mancio purtroppo non ha perché la classifica si fa sempre più tetra e pericolosa.

Torno ora all’inizio del discorso; non ho più parole perché non ho niente da dire di più. Mi rimane solo tanta rabbia e frustrazione di fronte alla pochezza del carattere dei ragazzi che vestono colori tanto prestigiosi. Non voglio sentire da loro discorsi del tipo “giocare nell’Inter non è facile”, “il pubblico non ci aiuta”, “la prossima la vinciamo”, “il gruppo è unito” o banalità del genere. Chi si permette di replicare con un “prova tu a stare al nostro posto” non ha capito nulla. La serie A è fortuna e merito di pochi eletti, l’Inter a maggior ragione è fatta per persone, più che giocatori, speciali. Tanti, me compreso, avrebbero voluto avere tale fortuna, ma questo destino va meritato e se non siete in grado di sostenerlo bene, quella è la porta, apritela, salutate, ringraziate e congedatevi.

Oppure scegliete di tirare fuori il carattere, di smettere di avere paura di tenere la palla tra i piedi, di smettere di avere timore di due fischi in più o degli avversari e andatevi a sbranare la partita meritandovi la maglia con quel logo storico e glorioso che avete addosso. Più di questo non so che dire, di parole ormai me ne sono rimaste molto poche.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 11 dicembre 2014 alle 00:00
Autore: Filippo Tramontana / Twitter: @filotramo
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