La non vicenda Vieri, cascame mediatico di periodo, impegna da alcuni giorni un coacervo di soggetti che animano le discussioni del barnum calcistico. Il non fatto è noto da molto tempo. Inter e Telecom avrebbero effettuato accertamenti sul calciatore in 2 diversi momenti per verificare dapprima la congruenza della condotta del calciatore con le esigenze di natura disciplinare tout court, intrinsecamente  insite nel ruolo di campione strapagato, poi con quelle di personaggio pubblico da somministrare al popolo dei consumatori, nell'intenzione di affidargli la veste di testimonial per un'importante iniziativa propagandistica. Cosa c'entra tutto ciò con lo strepitare dei soliti noti - una compagnia di giro formata da attori protagonisti della comunicazione e mezze calzette in servizio permanente effettivo da troppi anni dalle colonne di giornali e dagli schermi televisivi - e con la pretesa di adire la giustizia sportiva per arrivare alla revoca dello scudetto del 2006 (quello di cotone per intenderci) del collegio che patrocina il bon vivant di Prato? Nulla, ovviamente, poiche', qualunque sara' l'esito del procedimento, lo stesso pertiene rapporti interni ad una societa' ed al suo sponsor partner con un proprio uomo di riferimento. Ma tant'è. E allora qual è la ratio di tutto cio', cosa si nasconde dietro tanta attenzione, dietro ulteriori ingenti volumi di fanghiglia sparsa che si ammonticchiano sul liquamoso contributo di odio di cui il nostro presidente e la società intera sono oggetto da anni?

Semplice. Questa corte dei miracoli dell'ostilità e dell'interesse sa che qualcosa rimarrà. Anzi molto. Ma non solo. Chi agisce nei modi più disparati dalla coté opposta a quella nerazzurra sa di poter penetrare come un coltello nel burro delle coscienze - o meglio nello stomaco e non nella consapevolezza - di molti, per lo più abbruttiti dall'ossessività dei refrains, che non trovano nemmeno il barlume di tanta operatività organizzata e cadenza di slogan a difesa non dell'inter ma della verità storica contestualizzata in un quasi ventennio di veleni e di camorre imperanti. Possono contare sulla facile cassa di risonanza di un monolite fatto di parecchi milioni di tifosi che hanno conquistato allori in campo nazionale in anni in cui arbitri e designatori detenevano schede estere utilizzate in maniera evidentemente fraudolenta e che oggi sono allenati, messi in pista e diuturnamente tagliandati da un clan di cattivi maestri radicato ed egemone. Ed è in ultima analisi di questo popolo di ultras da bar o da tastiera che il calcio italiano è oggi irrevocabilmente ostaggio.

Poiché nelle logiche della boccheggiante comunicazione attuale, spogliata di risorse pubblicitarie dalla crisi, quell'esercito armato di luoghi comuni e senza controinformazione e' un succulento per quanto pazzotico bacino a cui non si può parlare se non per blandirlo, né tampoco si può tentare di riportarlo nei confini di un opportuno e pedagogico reingresso alla normalità fissato sui capisaldi della dialettica e del buon gusto. In questo quadro va ricondotto anche il loffio ed acquiescente atteggiamento complessivamente tenuto dai media verso le sguaiate e spregiudicate iniziative dell'attuale  presidente bianconero e di altri dipendenti juventini verso istituzioni, avversari o chiunque dimostri  l'improntitudine di volersi mettere di traverso facendo rispettare le norme o invocando, come i Della Valle, le più elementari e consolidate consuetudini.  In questo quadro il libero pensiero individuale dei pochi solisti che invitano alla critica a 360°  e alla ragione continuerà a rimanere silenziato dal clangore di coloro che dai propri scranni sparano coordinati e all'unisono a palle incatenate nella certezza di un meccanismo perverso e oliatissimo che garantisce il puntuale rimbombo della solita cassa di risonanza ed i soliti applausi dalle solite mani grondanti di bottino.

Le porte girevoli di Vinovo hanno sparato fino in Australia il beniamino maximo dell'universo bianconero. Alessandro Del Piero se n'è andato come il Marco di Laura Pausini ma a differenza di costui ritornerà come un boomerang tra due anni o forse prima. Giochera' e fara' pipi' la' dove il calcio vive di una popolarita' equiparabile a quella che in Italia riscuote l'hockey su prato. Lo ha annunciato durante una conferenza stampa asciutta nei toni ma allagata da allusioni sulle societa' che nel mondo si erano ingaggiate alla morte per accaparrarselo. Lo voleva il Liverpool ma non convinceva la cucina del posto, Real e Barça l'avevano cercato ma il rumore fisso nelle orecchie delle nacchere gli avrebbe recato un insostenibile fastidio. Problema simile - i campanacci - al Sion, pur scendendo di molte tacche nel lignaggio, e allora niente da fare. Come Alberto Sordi nel celeberrimo "bello onesto emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata" si farà una vita in quelle terre lontane con l'animo di tornare mettendo a frutto l'esperienza acquisita. Difficile che, terminato il contratto, riesca rientrare nella società a cui ha giurato fedeltà eterna. Improbabile inoltre che possa sfilare con destrezza  l'involucro a Massimo Lopez per guadagnarsi da vivere facendo il cangurotto a 'Buona Domenica'. Lo vedremo impegnato probabilmente a Sky o ancora con la Chiabotto e la religiosa della pubblicità. Ma sarà comunque rimpianto se, visti i chiari di luna, la Juventus continuerà a parametrare la fisionomia del grande calciatore a mestieranti della fatta di Nicklas Bendtner.

O forse la scelta è caduta su questo calciatore proprio in omaggio alla continuita' col filone filmografico di Alberto Sordi, essendo il bomber danese una sostanziale riedizione del mitico Guardavaccaro, top player del Borgorosso F.C. Fatto sta che rispetto alla cariatide partente il giovanottone nordico ha trovato il modo di manifestare una palpabile sincerità pur in mancanza di strumenti linguistici adeguati. Si e' presentato in pieno agosto con un apparentemente inspiegabile maglione a collo alto a fare da tenue baluardo ottico di una vistosa sporgenza adiposa a livello addominale. Come a dire "mi sono ridotto così facendo la dolce vita". Viva la faccia.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 08 settembre 2012 alle 00:01
Autore: Giorgio Ravaioli / Twitter: @Gravaioli
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