Ci risiamo. Ancora una volta Big Rom colpisce (e ferisce). Un altro golazo messo a segno da Romelu Lukaku l'altro ieri sera. Una bombaza che ha squarciato la rete scardinandone persino i pali, di quei gol che nell'immaginario collettivo puoi ammirare solo se a calciare quel pallone è Holly Hutton dopo un'infinita serie di puntate al termine della quale una buona fetta d'estate è già alle spalle. Tutto molto eccitante, se non fosse che quel gol, due giorni fa, Romelu Lukaku lo ha segnato ma nella porta sbagliata. Autogol del re di Milano, ancora uno. E questa volta a saltare non è un Trofeo ma un'intera fede. Sì perché di questo si tratta: fiducia e fede. Le stesse che con fatica i trifosi interisti erano tornati a riporre nel centravanti classe '93 di Anversa che due anni fa li aveva sadicamente colpiti alle spalle come il peggior Bruto della storia. 'King of Milan is back' scriveva nel post Instagram, passato come tra i più ipocriti della storia della Beneamata, pubblicato al rientro in Italia post Europeo... Un ritorno che aveva gasato i tifosi del Biscione impazienti di vederlo al servizio del nuovo allenatore, ma che riservava la più amara delle sorprese: il gigante buono, l'indiscusso leader, idolo della folla interista, aveva segretamente amoreggiato con la sua vecchia conoscenza Chelsea fino a pianificare abilmente fuga romantica e matrimonio in gran stile.
Matrimonio che, come spesso accade con i folli e passionali colpi di fulmine, è durato giusto il tempo di far incassare al club di Milano 115 milioni di euro e pentirsene. Neanche il tempo di festeggiare i sei mesi insieme che il fedifrago Rom si è già stufato della bella, vincente, ricca e potente nuova signora 'blu' e senza mai riuscire a conquistare l'amore di un popolo anni luce distante rispetto a quello appena abbandonato ecco che lancia uno dei suoi siluri: intervista bomba a Sky Sport Italia mai accordata con il club e parole che squarciano il plumbeo cielo di London e immediatamente dopo quello di Milano. Dalla lontana capitale inglese le parole del belga, affranto e pentito per la scelta fatta, oltre che per il dolore inflitto al suo popolo, hanno fatto presto a echeggiare squillanti tra i corridoi di Viale della Liberazione dove la necessità di consegnare a Inzaghi un centravanti dalle caratteristiche di Romelu iniziava ad occupare i pensieri di Marotta e Ausilio, lesti a fiutare il papabile affare e a fiondarsi in una complessa ma proficua trattativa che sulle prime aveva, comprensibilmente, fatto storcere il naso a molti: dopo stremante corteggiamento e flirt Marotta-Dybala, la Joya, stanca di restare appeso ad un filo che Lukaku avrebbe potuto recidere da un momento all'altro, accetta la Roma lasciando che il ricongiungimento Big Rom-Inter facesse il suo corso.
Il successivo ricongiungimento, diversamente dalle aspettative, non cominciò con totale coinvolgimento e apertura nei confronti di quello che solamente un anno prima aveva preso un aereo per Montecarlo, tappa pre-londinese, senza voltarsi indietro né battere ciglio eppure la diplomatica e paziente dedizione del giocatore hanno col tempo ammorbidito persino i più rocciosi dei cuori nerazzurri, finiti a far passar in cavalleria la prima disastrosa parte di stagione, le diverse occasioni clamorosamente mancate e gli errori fatti, persino i più gravi come quello di Istanbul e il successivo 'mezzo' scambio di sguardi col Milan. Ma anche alle vie del perdono arriva un limite oltre il quale non si può andare e a mettere un punto definitivo sulla caritatevole quanto masochista attitudine a perdonare il belga sono Marotta e Ausilio. I dirigenti nerazzurri, una volta per tutte stanchi di indossare i panni di Cesare Augusto girano i tacchi e danno un taglio alla storia e se non c'è due senza tre, questa volta i due uomini di mercato tagliano corto al secondo. E dopo essere passati, fingendo noncuranza, sui rumors Lukaku-Milan, non c'è benevolenza che tenga: all'ennesimo tentativo di narcisista sculettamento tra un'offerente e l'altra l'Inter chiude le porte con tanto di cartello: vietato entrare.
Non c'è porta di servizio che tenga e persino l'intervento dell'amica Roc Nations non ha fatto indietreggiare di un centimetro i nerazzurri, saldamente convinti di voler interrompere ogni qual tipo di dialogo in corso con il giocatore in questione: troppo tardi per spiegazioni, mea culpa e tentativi di risanamento. L'Inter non ci sta più e dopo aver ancora una volta amaramente appurato l'irrilevanza della 'parola', tanto cara al calcio anni '90-2000, quella in cui un gentleman agreement valeva più di una clausola firmata e contro-firmata e oggi sempre più evanescente e svuotata del suo potere semantico, manda fermamente a quel paese l'uomo più vile della tradizione del Biscione. Se qualche giorno fa, con la firma di Milan Skriniar col PSG, era tornato alle cronache il nome di Mauro Icardi, tristemente rispolverato nell'altrettanto avvilente paragone con il sopraccitato slovacco, altro amaro tasto della storia del mercato recente, sempre più assoggettato al dio denaro, con il plot twist delle ultime ventisei ore una cosa è certa: nessuno peggio di Romelu Lukaku.
Schiavizzato da un personaggio costruitosi addosso, l'attaccante in questione sembra aver irrotto improvvisamente nella realtà con un nuovo personaggio da interpretare: dal fedele e innamorato 'fratello' della Nord a spietato mostro sbucato dal nulla che fagocita persino se stesso e dei cinque 'mai' pronunciati e ben scanditi a Sky alla domanda 'andresti mai alla Juventus o al Milan?' resta nient'altro che un pugno di mosche. O forse è più giusto dire di meme. Ma al di là della goliardica ironia di cui gli stessi interisti si stanno avvalendo l'assurda e surreale gravità che il comportamento di Romelu assume rasenta i limiti dell'indicibile e crocifigge anche buona parte della tifoseria, oggi silenziosamente o costretta a chiedere, seppur in cuor suo, scusa a Mauro Icardi, di certo mai vittima e senz'altro colpevole ma mai a tal punto... Ma questo è un altro discorso che forse mai verrà ripreso. Ma solo forse, diversamente che per Lukaku che dopo essersi ancora una volta macchiato d'alto tradimento tutto potrà fare fuorché pensare di tornare a Milano, dove ormai persino i sanpietrini di Brera, di lui, ne hanno abbastanza. Ma che ne sarà di Big Rom, ora che è costretto a salutare per sempre la sua Inter, a tornare in quel Cobham in cui aveva giurato (oltre che formalmente chiesto) di non voler tornare e ad attendere la fatidica data del 4 agosto nella speranza che arrivi la giusta offerta per Dusan Vlahovic così da poter liberare la casella potenzialmente conquistabile dall'ex United? Ad oggi non è dato saperlo ma una cosa, nel bel mezzo di un oceano di incertezze, possiamo dirla: se avesse giocato come ha recitato, il triplete Guardiola, probabilmente, lo starebbe ancora sognando.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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