Pareggio amarissimo quello di Trieste. Qualcuno vede il "bicchiere mezzo pieno", certo, ma l'urlo strozzato in gola resta. Perché quella del 'Nereo Rocco' è stata una gara condotta con autorità e brillantezza, ben superiore alle aspettative. Sarà che Walter il pompiere l'aveva disegnata con scenari cupi, ma quella vista contro il Cagliari si è confermata un'Inter nuova e consapevole. A tratti, finanche dominante. Eppure, tra attenuanti generiche (stanchezza, turnover, terreno imbarazzante) e un avversario non solo tosto, ma anche buono a livello di qualità individuale, i nerazzurri hanno saputo confermarsi ad alti livelli. Poi un ginocchio malandrino e i due punti perduti nel fango.

Peccato, davvero. Soprattutto perché l'1-1 punisce un giocatore in particolare, ovvero colui che ha spizzicato un pallone innocuo trasformandolo in fendente letale per Handanovic (fin lì, poco più che spettatore non pagante). Parliamo, chiaramente, di Rolando. Lui, arrivato a Milano tra sorrisini maliziosi e scetticismo generale, ha ripagato Mazzarri con una prova coraggiosa e autoritaria. Considerando le situazioni contingenti e gli avversari, non certo il modo migliore per un esordio in Serie A, dopo un'annata vissuta di fatto ai margini in Portogallo. E poi c'era da sostituire Campagnaro, forse il miglior acquisto di tutto il campionato nel rapporto qualità-prezzo. Insomma, c'era tutto per fare male. E, invece, il maestoso portoghese ha offerto risposte confortanti. Un solo piccolo errore nel primo tempo, quando rimedia di fisico a una distrazione che poteva lasciare campo a Ibarbo, e poi tanta sostanza. Insuperabile di testa, il centrale di Mazzarri s'è fatto apprezzare sia negli uno contro uno che nelle chiusure preventive. Il tutto, contro avversari temibili quali Pinilla e, appunto, Ibarbo. Confortato da un Ranocchia in formato-super e da uno Juan Jesus finalmente meno disordinato, Rolando alla fine deve rammaricarsi soltanto per aver determinato involontariamente il gol beffardo di Nainggolan.

Positivo Rolando e positivo anche Alvaro Pereira. Da parecchie parti ho letto insufficienze per lui, con un metro di giudizio che non mi trova d'accordo. Il Palito non avrà "arato" la fascia come il compagno Nagatomo, però si sono intravisti progressi non meno importanti. Intanto, dietro non ha concesso praticamente nulla: dalle sue parti, di fatto, il Cagliari non ha mai affondato. Dopo un avvio in sordina, l'uruguaiano è cresciuto alla distanza, fino a trasformarsi in ala aggiunta nel finale arrembante. Vero, il suo mancino non è ancora educatissimo e va affinato per non sprecare la grande mole di lavoro prodotta, però, in generale, la prestazione resta col segno più. Anche perché, proprio come per Rolando, non si può cancellare in un attimo ciò che si diceva fino a due giorni fa. Sarebbe dovuto naufragare e, al contrario, ha retto botta e rispedito al mittente le diffidenze, logica conseguenza della passata stagione.

Rolando e Pereira, quindi, si sono rivelate alternative più che valide, in grado di ampliare il ventaglio delle scelte in mano a Walter Mazzarri. Adesso, il tecnico sa con certezza che all'occorrenza potrà contare anche su di loro. Il lavoro di recupero e rivalutazione di capitali interni prosegue con successo. Ne sarà contento Moratti e pure Thohir. Dopo Alvarez e Jonathan, anche i due ex Porto stanno rivedendo la luce. Qualcuno li aveva già sotterrati, col rischio di scambiarli per zombie. A questo punto, sarebbe più corretto chiamarli ritornanti.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 ottobre 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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