Magari dovremmo chiedere cortesemente allo speaker di San Siro e delle società che la ospitano di non far risuonare la musichetta della Champions League prima delle partite europee dell’Inter. Evidentemente, così come esalta il Milan (a parte nel caso dello Zurigo), ammoscia la squadra nerazzurra, o quanto meno le trasmette la cosiddetta tremarella. Avevo ancora negli occhi la prestazione di Genova quando la Dinamo Kiev frantumava in 3 minuti tutto l’ottimismo derivato dallo 0-5 di Marassi. Non so spiegarmi il motivo per cui l’Inter non riesca a portare a casa una vittoria in Champions, eppure non le manca nulla. Chiaro, l’albero di Natale non può essere la soluzione a tutti i mali, contro il Genoa ha funzionato anche grazie alle caratteristiche dell’avversario. Ma fronteggiando gli ucraini due punte avrebbero fatto più comodo.

Non sto accusando le scelte di Mourinho, ci mancherebbe, non è che il tecnico avesse molto da fare per rinforzare l’attacco. Lo ha fatto inserendo Suazo nella ripresa e la mossa ha funzionato fino a un certo punto. Non voglio dimenticare però che la Dinamo Kiev è una buonissima squadra, storicamente avversario ostico per chiunque e con uno Shevchenko in più. Sapevo che vincere non sarebbe stato facile e così è stato, però certe amnesie non possiamo proprio permettercele. Non mi riferisco solo al suicidio di Lucio, al quale non ho il coraggio di imputare nulla solo per il fatto di essere incappato in una serata storta. Quello che mi lascia perplesso è la necessità di trovarsi in svantaggio prima di far ragionare il cervello e attivare, di conseguenza, le gambe. Bisognerebbe imprimere la propria impronta alle partite internazionali così come facciamo in Italia. Chiaro, e Mou lo ha sottolineato, in Champions League i valori sono diversi, ma la mentalità non deve cambiare. Così si va avanti in Europa come in Italia: dopotutto, l’avversario ha sempre undici giocatori, i terreni di gioco sono gli stessi e il pallone è sempre rotondo.

È davvero necessario convocare uno psicologo per scoprire cosa blocchi i nerazzurri durante le partite infrasettimanali? Ora siamo ultimi (incredibile) nel girone F, ma il primo posto, condiviso da Barcellona (che ha perso, ma sta meglio di sicuro...), Rubin e Dinamo Kiev, è a un solo punto. Serve una vittoria per superare il turno, non si arriva agli ottavi a suon di pareggi. E' arrivato il momento di riflettere: a Kiev sarà la partita della vita, guai a tornare in Italia senza la vittoria scaccia incubo. Bisogna essere fiduciosi, altrimenti meglio lasciar perdere l’Europa e accontentarci del campionato, rimanendo nel nostro cantuccio vincente e ridimensionando le nostre aspettative. Ma può mai essere questo il nostro destino? Non voglio neanche pensarci.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 ottobre 2009 alle 23:27
Autore: Fabio Costantino
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