Lo strano percorso. No, non di ognuno di noi, come il buon Max Pezzali cantava, ma quello dell'Inter e di Antonio Conte, o semplicemente dell'Inter di Antonio Conte. Un percorso ri-cominciato il 25 agosto, qualche giorno dopo la finale persa con il Siviglia, qualche giorno prima il restart della stagione. Da quella data la storia è più che risaputa, eppure è proprio da lì che i Conti non sono più tornati. Nel senso letterale del termine: perché in quella villa, Antonio sembra esserci rimasto, senza più tornare. Ma anche la retorica del Conte snaturato e del cambio di filosofia di dubbia valenza è più che sdoganato e dopo il ko di Champions contro il Real, l'Inter è attesa questo pomeriggio a Bergamo, dove a cercare il riscatto è anche l'altra nerazzurra, quella di Gasperini. Quella che contro il Liverpool ha preso 5 gol, ma pur sempre Atalanta. Quella bella Dea dai capelli eleganti, dal piede attento e dalle molteplici varianti che lo scorso anno per un attimo ha rischiato di insidiare la Juventus nella corsa al titolo. La stessa però caduta proprio sotto i colpi della sporca e operaia Inter che all'ultima di campionato si è presa tre punti e il secondo posto in classifica. La stessa sera in cui Antonio Conte, la versione pre Villa Bellini, sbottava su tutto e tutti, infischiandosene della medaglia d'argento. Perché sì, per quel Conte lì, il secondo posto era il primo dei perdenti. 

Nella versione rivisitata del leccese - "il clone mansueto" - vincere non solo non è più l'unica cosa che conta, ma quasi neppure più così importante. C'è da godersi il percorso. Di crescita e maturazione. Anche se porta ad un pari col Parma (in extremis), con il Gladbach (in extremis), con lo Shakhtar, con la Lazio e alle sconfitte contro Milan e Real. Piuttosto strano come percorso. Ancora più strano pensare di poterne godere. Ma il mood pare essere mutato da "chi si accontenta muore" a "chi si accontenta gode". Con le varie contingenze e difficoltà del caso, ma tanto è sembrato. Almeno fino a ieri, quando in conferenza stampa le frasi già dette, "riascoltate in mille puntate" come cantava Max, cambia qualche sfumatura e si rianimano leggermente gli animi. "Devi avere la possibilità di preparare determinate situazioni. Cinque sostituzioni possono cambiare la gara in corso, puoi gestire all'inizio oppure partire forti. C'è una strategia, ma può essere attuata se hai i giocatori a disposizione. Se non lo sono perché positivi, oppure appena rientrati o ancora infortunati diventa difficile gestire" precisa senza mezzi termini. Alludendo al numero di indisponibili avuti fino a questo momento, tra infortuni e Covid. I restanti in panchina hanno altresì dato la possibilità di variare seppur non spaziando e pur tenendo conto il peso di alcune assenze, tra cui Lukaku a Madrid, o i recuperi recenti quale Sanchez. 

Tra situazioni incontrollabili e situazioni migliorabili come detto, ma finora causa del proprio mal, quest'Inter continua a fare uno strano percorso che continua a reiterarsi, che bisognerebbe raddrizzare, e non solo con le frasi già dette e ascoltate. Perché persino Max, interista fedele, converrebbe sull'inversione di rotta. Se manca poco per il salto di qualità ma al momento non ci siamo, - come pronunciato ieri - sarebbe il caso di cambiare la strategia al momento inattuabile. Doveroso tentare il pragmatismo nel tentativo di non vanificare sforzi, potenzialità compromettendo il futuro di un percorso strano sì, ma migliorabile. "C'è un tempo per il silenzio-assenso, solido e denso" di cui adesso non è tempo più - aggiungiamo con buona pace di Max. Basta alle "frasi già dette, già riascoltate in mille puntate di una soap-opera alla tv" cambiare rotta di uno strano percorso che "al momento non può pensare di dover giocare male per ottenere risultati perché di solito è giocando bene che arrivano i risultati". E che evidentemente al momento non ci sono, ma bisogna ritrovare. 

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 novembre 2020 alle 00:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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