"Ormai il Milan ha questo percorso verso la Cina". Con questo annuncio, pronunciato da Silvio Berlusconi all'uscita dall'ospedale San Raffaele, è stata scritta la parola fine alle 'sette giornate della Milano calcistica', che si sono concluse con ben due rivoluzioni, dello stesso segno ma per certi versi opposte. Il vento gonfio di rinnovamento proveniente da Oriente, alla fine della fiera, ha lambito entrambe le sponde del Naviglio: Inter e Milan (per i rossoneri si attendono solo i crismi dell'ufficialità) ora sono club gestiti da investitori cinesi. Ma guai a mischiare i cinesi del Suning Holdings Group con quelli ancora ignoti, almeno nei nomi e cognomi, che puntano al closing che metterebbe nelle loro mani l'80% delle quote societarie del club di via Aldo Rossi; dalla parte che qualcuno orgogliosamente denomina ancora dei Bauscia è facile scorgere il volto che non tradisce emozioni del padre padrone Zhang Jindong, che con la sua voce stentorea ha già fatto capire la nuova antifona, e che con il suo modus operandi punta a farsi amare dai nuovi tifosi, così come gli è già riuscito con i suo manager storici delle sue aziende (gratificati da bonus munifici che li hanno resi miliardari).
L'altra faccia della luna meneghina, invece, propone un modello di business completamente diverso che, per precisa scelta degli attori in causa, non ha ancora una fisionomia ben delineata, nel senso che nulla sia sa, se non per congetture, sui 4-5 gruppi prossimi a firmare il contratto preliminare con Fininvest (usciranno allo scoperto dopo la firma, prevista per il prossimo 12 luglio). La struttura verso la quale si sta lavorando, comunque, è quello di un fondo di investimento, nel quale Nicholas Gancikoff, che assumerà il ruolo di amministratore delegato al fianco di Adriano Galliani, incarnerà la figura dell'intermediario tra le due parti. Inoltre, non va dimenticata una postilla, che poi tanto postilla non è: l'AC Milan ha scelto di coinvolgere manager italiani, senza imporre un’internazionalizzazione a prescindere.
Insomma, sia Inter che Milan hanno intrapreso un viaggio verso l'ignoto, un percorso che attraverso la via della seta possa portare le due nobili decadute del nostro calcio ai fasti di un tempo, quelli a cui li avevano portati qualche anno fa Massimo Moratti e Silvio Berlusconi con il loro mecenatismo spinto. Già, proprio gli stessi Moratti e Berlusconi che faticano ancora a pensarsi come note a margine di una storia che hanno contribuito a scrivere con inchiostro indelebile. L'uno, l'ex patron nerazzurro definito da Zhang Jindong 'leggendario', sarà advisor del Suning, mentre l'altro, l'ex Cavaliere, è colui il quale è stato capace di un colpo di teatro che nessuno si sarebbe aspettato in tempi così serrati: 'Ho preteso che ci sia l'impegno di versare almeno 400 milioni in due anni', ha detto il presidente rossonero qualche istante dopo essere stato dimesso dopo quasi un mese di degenza. Parole che hanno tutto il sapore di un punto di non ritorno: i derby che l'anno prossimo si giocheranno sotto le luci di San Siro (sì, lo stadio per ora resiste ai rivolgimenti del Tempo) verranno ribattezzati della 'Muraglia'. Con buona pace della Madunina, lei sì unica milanese che domina Milano. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 06 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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