Walter Mazzarri e la sua Inter sono tornati alla vittoria. Finalmente verrebbe da dire, soprattutto perché questa vittoria, così rotonda e convincente anche se non per tutti i 90 minuti, ha dato delle risposte importanti a tanti interrogativi che iniziavano ad aleggiare sul lavoro svolto dall’allenatore nerazzurro in questo ultimo mese di lavoro. Un mese, di fatto, è passato dall’ultima vittoria dell’Inter, in casa contro la Fiorentina, siglata in rimonta con i gol di Esteban Cambiasso e Jonathan. Il fato ha voluto che proprio gli stessi marcatori siano andati in gol anche in questo incontro, quello che rilancia, in vista della doppia trasferta di Bergamo e Udine, le aspettative e gli obiettivi di un'Inter rinata sul campo.

Risposte, tante, le ha avute lo stesso Mazzarri che facendo di necessità virtù ha probabilmente trovato a sua disposizione un assetto tattico nuovo, con più qualità in fase di costruzione e più pericoloso negli ultimi 30 metri di campo. Alvarez e Kovacic, in campo insieme non avevano mai convinto al 100% il tecnico interista. Solo 198 minuti in contemporanea sul rettangolo verde e pochi sprazzi di bel gioco. In questa serata, però, Mazzarri con l’inversione dei due ruoli ha trovato la certezza che i due, non solo possono coesistere, ma che forniscono un’alternanza di soluzioni in verticale in grado di aprire le più chiuse squadre difensive.

Il nuovo/vecchio ruolo ricoperto dal centrocampista argentino può essere, inoltre una chiave enorme anche in ottica futura. Alvarez schierato da interno ha dato serenità alla linea difensiva, che ha nella presenza di un uomo dotato di fosforo nei piedi la sicurezza della giocata semplice, ha dato la possibilità a Guarin di sganciarsi maggiormente verso la trequarti offensiva, togliendogli l’obbligo di arretrare alla ricerca della sfera, e ha messo i presupposti per l’inserimento, in futuro, di un ulteriore attaccante da affiancare a Rodrigo Palacio.

Il trenza, anche questa sera, ha dimostrato sul campo che il vero Top Player di questa squadre è sempre stato lui. Palacio svaria su tutto il fronte d’attacco, non soffre la fisicità dei difensori avversari, dà profondità, apre gli spazi agli inserimenti dei trequartisti e fornisce un appoggio semplice ai centrocampisti che avanzano palla al piede. Senza dimenticare che segna anche, e lo fa con continuità. Gli elogi si sprecano, ovviamente, ma il dato più allarmante è che, quando Palacio ha abbandonato il campo, sia contro il Torino sia contro il Verona, la squadra ha inevitabilmente abbassato il proprio baricentro.

Un’Inter positiva, quindi, ma non per tutti i 90 minuti. Sia nel finale del primo tempo, che negli ultimi 20 minuti di partita, con il risultato messo virtualmente in sicurezza la concentrazione in fase difensiva è venuta a mancare. Due errori banali, quelli che hanno portato ai due gol subiti, che hanno aperto delle piccole crepe nelle certezze ritrovate ad inizio partita. Manca Campagnaro, chiaramente, ma mancherà anche contro Atalanta e Udinese. Serivirà più concentrazione, equilibrio, cattiveria e qualità. Ma soprattutto in questo preciso ordine.

Mazzarri ai suoi uomini chiederà questo già dal prossimo allenamento, perché Bergamo e Udine sono due trasferte solitamente indigeste ai colori nerazzurri. Nel frattempo tre punti e sorpasso alla squadra più in forma del campionato (dopo la Roma). La corsa al terzo posto è ufficialmente ripartita.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 27 ottobre 2013 alle 00:01
Autore: Emanuele Tramacere / Twitter: @tramacema
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