Mi sarebbe piaciuto parlare di calcio giocato. Dell’Inter prima con merito in classifica dopo l’ottava vittoria consecutiva in campionato. Magari esaltare Bastoni che a differenza di De Ligt non è stato pagato 85,5 milioni di euro. O di Skriniar diventato titolare indiscusso mentre il Capitano del Milan Romagnoli – con cui impavidamente veniva paragonato - è finito in panchina. Ma anche perché no, di tattica. O di tutto il contorno del mondo del pallone. Invece no, non mi è possibile. Nella giornata Nazionale dedicata alle vittime del Covid, invece che pensare a chi non ci sia più a causa di una becera malattia che ha cambiato la vita di tutti noi nel mondo, in Italia, a seconda del tifo si applaude, o meno, la decisione di rinviare Inter-Sassuolo. 

In primis mi sembra giusto ricordare – ed è incredibile e vergognoso che debba farlo - che il coronavirus non sia uno scherzo, né un gioco. Si parla della vita delle persone. La salute deve essere messa al primo posto. Valeva l’anno scorso, appena è scoppiata la pandemia. Vale pure quest’anno, ovviamente. Dovrà valere sempre.

In questi giorni deficienti da ogni parte d’Italia hanno, come suggerisce l’etimologia e il significato latino della parola, quantomeno mancato di intelligenza. Sui social era pieno, magari anche da qualcuno che calcio ci lavora, di sfottò e di imprecazioni sulla speranza che qualche atleta nerazzurro potesse essere contagiato. Già questo qualifica il neurone che svolazza libero nella mente di personaggi così sportivi e profondi, per un’accezione ironica che non rende merito a quanto siano vigliacchi e stupidi tali pensieri.

Successivamente alcuni giocatori nerazzurri, purtroppo, sono risultati positivi, ed ecco partire la macchina del fango per il rinvio della partita contro il Sassuolo. 

Vecino, De Vrij, Handanovic, D’Ambrosio, Bastoni, Nainggolan, Skriniar, Gagliardini, Radu, Young, Hakimi, Brozovic, Padelli e Kolarov. L’Inter da quando è iniziato il campionato ha avuto 14 contagiati, ed è la seconda squadra in Italia per numero di casi. I vertici nerazzurri, a differenza di altre società, non hanno mai preteso nulla. Ma hanno – guarda un po’ – solo rispettato le regole. Vedi Derby d’andata, in cui mancava mezza squadra. Prima l’ATS ha comunicato l’impossibilità di giocare la partita contro il Sassuolo, poi la Lega stessa ha comunicato il rinvio del match contro i neroverdi.

Ora, ditemi voi che colpa, se di questo si tratta, ha l’Inter. Non è stato fatto in precedenza con altre squadre? Vero. Ma neanche con i nerazzurri, tanto che nessuno ha preteso il rinvio della stracittadina col Diavolo, né scelto a proprio gusto quando disputare il big match. 

È stata presa una decisione di buon senso. Purtroppo – è inutile negarlo – il pericolo che il focolaio nerazzurro si allarghi c’è ed è concreto. Ovviamente oggi e nei prossimi giorni spero di non leggere nuovi comunicati, ma negare tale possibilità sarebbe pure da irresponsabili. Per Torino-Sassuolo è accaduta esattamente la stessa cosa. Nel silenzio generale, senza che i complottisti di oggi proliferassero alcunché.

Si deve sempre lottare per i propri diritti. Pensare con la propria testa, avere il coraggio di ammettere i propri errori e accusare chi commette prepotenze e prevaricazioni. Però analizziamo bene i fatti e non raccontiamoci quello che fa comodo. Senza se e senza ma. 

Combattere contro le ingiustizie è un conto. Provare ad aggirare leggi e regole un altro. E quest’anno l’Inter – a meno che qualcuno non mi porti prove del contrario – ha sempre subito ed accettato le decisioni altrui, giuste o sbagliate che fossero. A differenza di altri. Che oggi, infischiandosene totalmente della salute delle persone, ne fanno una questione di tifo. E non riportano manco la realtà.

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Sezione: Editoriale / Data: Ven 19 marzo 2021 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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