Archiviata la pausa per le Nazionali, oggi torna la serie A. Alle 18 si gioca Torino-Inter. Partita di grande tradizione nel nostro calcio. La partita del cuore di uno dei più grandi giocatori della storia nerazzurra. Parliamo di Sandro Mazzola, figlio di Valentino, indimenticabile Capitano di quel Grande Torino che solo la collina di Superga riuscì a sconfiggere senza possibilità di rivincita. Sandro Mazzola, detto “ Baffo”, è nato proprio a Torino l'8 novembre 1942. Ad appena quattro anni era la mascotte del Grande Torino e appariva sorridente insieme al leggendario papà nelle foto che precedevano le gare casalinghe della irripetibile compagine granata. Quando quel maledetto schianto provocò la scomparsa di quella che era considerata la squadra più forte del mondo, Sandro aveva solo sette anni.
Dopo la tragedia, Mazzola bambino si trasferisce a Cassano d'Adda, alle porte di Milano. Un interista doc come Benito Lorenzi, detto “Veleno”, lo vede giocare a pallone e lo porta all'Inter che diventa la squadra della sua vita. Vent'anni in nerazzurro, iniziando dalle giovanili per passare poi alla prima squadra. E se il padre Valentino era stato l'emblema del Grande Torino, il Baffo divenne uno dei simboli della Grande Inter di Helenio Herrera e Angelo Moratti che dominò in Italia, in Europa e nel Mondo. Sandro Mazzola, grande protagonista anche in Nazionale con la quale si laureò campione d'Europa nel 1968, giocò l'ultima gara in nerazzurro a trentaquattro anni il 3 luglio del 1977. San Siro ospitava il derby con il Milan, valido per la finale di Coppa Italia. Inter in maglia bianca, Mazzola capitano. Vinsero i rivali cittadini per 2-0 e insieme a Sandro, in quell'occasione diede l'addio alla carriera di allenatore il rossonero Nereo Rocco. Mazzola intraprese subito il percorso da dirigente dell'Inter, inframmezzato da due scappatelle. Una al Genoa e una proprio al Torino, dove non poteva e non voleva dire di no.
Torino- Inter è storia, pagina indelebile del libro del calcio romantico, quando la maglia aveva un valore e la gente si immedesimava nei propri idoli. Ora non è più così, il calcio è soprattutto business, i soldi la fanno da padrone con tutti i rischi del caso, come confermano le tristi vicende extracampo degli ultimi giorni che stanno mettendo a dura prova la credibilità di questo mondo e la voglia di continuare a giore e soffrire per un ideale rappresentato da una squadra. Ma il calcio è pieno di anticorpi, la magia del pallone che rotola non avrà mai fine. E allora non vediamo l'ora che arrivino le 18, quando allo stadio Grande Torino inizierà l'ennesima sfida fra granata e nerazzurri. Partita crocevia per l'Inter di Simone Inzaghi scivolata a -2 dalla vetta tinta di rossonero, dopo l'evitabile sconfitta con il Sassuolo e il beffardo pareggio con il Bologna, dilapidando il doppio vantaggio maturato dopo soli tredici minuti di gioco. Due frenate giocando di fronte ai settantamila e passa che ogni volta gremiscono il Meazza nerazzurro. Dato negativo che Inzaghi e la squadra avranno analizzato affinchè la storia non si ripeta. Come ha ammesso il mister dopo Inter-Bologna, questi punti persi possono rivelarsi sanguinosi in chiave scudetto, ricordando poi che i nerazzurri hanno passeggiato nel derby vinto 5-1.
Fortunatamente finora in trasferta la Beneamata ha fatto percorso netto con le vittorie a Cagliari, Empoli e Salerno. E quindi anche nella Torino granata si va a caccia dei tre punti che potrebbero significare molto, visto che domenica sera si affronteranno Milan e Juventus. La gara odierna arriva tre giorni prima dell'importantissima sfida di Champions League con il Salisburgo e otto prima del confronto, sempre al Meazza, con la Roma degli ex Mourinho e Romelu Lukaku. Nell'occasione si registreanno i soliti applausi per il condottiero del Triplete, mentre cinquantamila fischietti sono già pronti per far capire a Lukaku cosa voglia dire tradire l'amore dei tifosi dell'Inter. Tre gare fondamentali in una settimana dopo la sosta che ha portato la maggioranza della rosa nerazzurra in giro per il mondo. Al netto degli infortuni che costringono ai box Arnautovic e Cuadrado, Simone Inzaghi dovrà dunque fare le giuste valutazioni per scegliere di volta in volta la formazione in grado di correre più forte dell'avversario di turno.
Il Toro di Juric è in difficoltà, solo nove punti in classifica, reduce dall'ennesima sconfitta nel derby della Mole, a secco da tre gare. E contro l'Inter mancherà in attacco Zapata, fresco di infortunio. Ma sarebbe delittuoso per i nerazzurri pensare che oggi sia una pratica semplice da sbrigare. In quello stadio fa sempre caldo, il Toro ferito va affrontato si con la consapevolezza di essere più forti, ma anche con la giusta umiltà che caratterizza le grandi squadre.
PS. Nicolò Barella ha risposto con durezza e determinazione alle fantasiose supposizioni pubblicate da un giornale che si spaccia per Verità. A prescindere dal voto in pagella, Barella è l'anima di questa Inter. Lo dimostra ogni volta che scende in campo con i colori del cielo e della notte. Impegno, sudore e dedizione. Sempre. Nicolò Barella è un giocatore che sarebbe stato perfetto anche in quel calcio romantico che non c'è più. Quello di Valentino e Sandro Mazzola. Giù le mani da Nicolò Barella.
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