"Ha 30 anni, non lo rivendi più". Questa è una, se non la prima, obiezione che muove chi non vede di buon occhio il ritorno di Romelu Lukaku all'Inter. Dopo l'ossessione per gli italiani, quella per i giovani, arriva quella nuova: la rivendibilità. Adesso, secondo taluni, un giocatore va acquistato solo e soltanto se poi puoi rivenderlo (per poi indignarsi quando la cessione effettivamente avviene...).

Qui stiamo parlando di Lukaku, uno che trascina, segna, spacca le difese, fa assist. Uomo squadra e goleador. Leader dentro e fuori dal campo. Non può essere un infortunio a sporcare la reputazione in campo del belga, come peraltro hanno confermato anche gli ultimi mesi della stagione. Non che ce ne fosse il bisogno, ma tant'è. Inzaghi lo rivuole a tutti i costi e lo ha messo al centro del progetto: un motivo ci sarà, in barba a chi parlava di giocatore non adatto ai suoi schemi. S'è visto, sì sì...

Uno Scamacca qualunque, peraltro, non ti costerebbe tanto meno. Soprattutto, si sottovaluta poi l'aspetto principale della questione: il campo. Eppure il percorso in Champions League è ancora lì fresco a dimostrare che i risultati positivi portano anche indotto e plus dal punto di vista economico. Non tutto passa dalle cessioni. I calciatori si acquistano per la tattica e la tecnica, immaginando quello che ti possono dare sul terreno di gioco e non certo per future rivendite. Almeno in club come l'Inter che puntano a competere ai vertici a livello nazionale e internazionale. Nel particolare, poi, andando a prenderlo per 35-40 milioni, l'Inter è come se Lukaku l'avesse tenuto tutti questi anni senza spendere nulla di cartellino: basta farsi due conti dal 2019 a oggi.

Ma questa della rivendibilità è la nuova moda. La nuova ossessione con cui bisogna convivere. In attesa della prossima.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 11 luglio 2023 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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