Mai come in queste tre stagioni mi sono trovato a criticare tanto aspramente l’Inter e i suoi protagonisti. Ma al di là dell'inutile caccia ai colpevoli mi interessa la visione tecnica e insieme societaria che si sta delineando.
Ad oggi Erick Thohir ha ripetuto più volte che intende riportare l’Inter ai fasti del passato.
In realtà se c’è una colpa storica che ha la società, da Fraizzoli a Pellegrini fino allo stesso Moratti, è quella di non aver saputo capitalizzare i successi. Si sono sempre commessi errori strutturali, progettuali e tecnici. L’era 2006/2010 ha certamente raggiunto lo scopo della continuità, oltre che delle vittorie più prestigiose degli ultimi 40 anni.
Ma è rimasto senza giustificazioni lo strapiombo in cui è precipitata nell’arco di una sola stagione.
Ad oggi la dirigenza sembra orientata ad una squadra giovane e fisica, che dia spazio al talento e riesca ad esaltarlo per poi rivendere alcuni pezzi che costituiscano un prezioso tesoretto per le future sessioni di calciomercato.
Per il momento sono stati salutati (un po’ freddamente) i senatori, si attende la decisione di Ranocchia, tentato da una Juventus che lo metterebbe al centro della difesa. Si tratta l’uscita di Guarin, possibilmente con destinazione estera ma non alla Juventus.
A meno che non arrivino 18 milioni (ma sarà qualcuno meno) o uno scambio con Marchisio o Isla.
Alvarez piace a Jurgen Klopp, è nella Nazionale argentina ai mondiali, ha fatto un bellissimo gol in amichevole. Ha fatto un ottimo girone di andata con l’Inter e quello di ritorno condizionato da infortuni e involuzioni tattiche indipendenti da lui (spostato in diversi ruoli senza che qualcuno lo abbia compreso). Ma Alvarez è il bersaglio preferito degli interisti. Le leggende sulla sua lentezza e la ferocia dei giudizi nei suoi confronti sono motivo di imbarazzo. Sarebbe interessante parlare del perché un giocatore appare ai tifosi in modo tanto distorto. Posto che è più importante essere veloci con la testa, mi chiedo se mai qualcuno ha notato che all’Inter i portatori di palla sono andati tutti in difficoltà.
Kovacic per l’età, lo spostamento di ruolo, Hernanes perché la squadra in cui giocava era nuova e gli schemi diversi dalla Lazio. Ma soprattutto tutti e tre hanno trovato una delle squadre più lente e macchinose mai vissute nella loro carriera. Pochissimo movimento senza palla che li ha costretti a tenere sempre un secondo o due in più la sfera, nella speranza che qualcuno tentasse di smarcarsi senza che fosse il solito Palacio. Se Alvarez, Kovacic ed Hernanes hanno reso al di sotto delle loro possibilità non è certo perché sono scarsi. Quando ti trovi giocatori con queste qualità dovrebbe essere vietato contestarli. In modo così aspro e violento intendo.
Aggiungo che la difesa a tre ha spinto giocatori adatti più a marcare che a proporre, come Juan Jesus, Rolando (non sicuro di restare) e lo stesso Samuel a spingersi avanti senza avere il cambio di passo di David Luiz. Spesso i meccanismi di gioco che partivano dalla difesa autorizzavano i tre dietro a sostituirsi ai centrocampisti con lanci lunghi o passaggi lentissimi sia in orizzontale che in verticale. E magari, come ultima opzione, un passaggio a uno tra Kovacic, Alvarez o Hernanes, costretti a imbastire una manovra con le difese avversarie ormai schierate. È una delle tante spiegazioni, non l’unica. Ma di certo nessuna di queste prevede l’incapacità di questi tre giocatori. Al contrario.
Un sistema di gioco diverso un contesto differente creano spesso i presupposti per un rendimento deludente o sopra le proprie capacità. Come giudicheremmo Messi se lo vedessimo solo nell'Argentina? Come valuteremmo le prestazioni di Van Persie o Rooney se li avessimo visti solo quest'anno? Com'è possibile che Chiellini, Bonucci e Barzagli fino all'arrivo di Conte erano considerati discreti o modesti difensori sono così migliorati pur non diventando fenomeni? Ma torniamo alle strategie nerazzurre.
Si cerca di capire cosa fare con Bardi. Il portiere è pronto ma in realtà chi lo ha visto quest’anno sa che oltre agli ottimi interventi ci sono state anche diverse indecisioni. Del tutto naturali per la sua età e che non mettono in discussione il suo talento. Ma se alcuni di questi errori li avesse commessi a Milano lo stessa parte di pubblico che invoca il suo arrivo e sminuisce (inspiegabilmente) Handanovic, lo avrebbe massacrato. Perché il tifoso dell’Inter spesso è come Saturno, il dio dipinto dal Goya che divorava i suoi figli al momento stesso della loro nascita. Con l’aggravante che spesso i tifosi accolgono con entusiasmo diversi giovani promettenti per poi abbandonarli senza voltarsi.
Nelle ultime ore si sta avvicinando Yann M’Vilà un giocatore che, come Guarin, tira molto dalla distanza e non sempre centra la porta ma che ha un briciolo di senso tattico in più. Si attende che arrivino offerte indecenti dal Chelsea per Icardi. Cifre che permettano di farsi tentare. Io credo che la società stia creando una squadra con un'identità tattica precisa e un paio di scommesse. Sento che si fa il nome di Ibarbo, un altro giocatore fatto per dividere il pubblico. L'opzione Lamela sembra andata in dissolvenza e sta tornando di attualità il nome del Chicharito Hernandez. Ma la certezza più grande è che questa squadra sia fatta sotto dettatura di Mazzarri. Al quale finalmente viene affidato un collettivo che sta ideando. Senza più alibi, senza più la discontinuità del nuovo allenatore che deve ambientarsi. A lui la responsabilità più grande. È lui la scommessa più determinante.
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