Nulla dura per sempre. Lo sa bene Wesley Sneijder, che si appresta a fare le valigie e a lasciare Milano. Volerà lontano, direzione Turchia. E’ la storia di un amore finito già da tempo, di un addio che si consuma. Un altro, l’ennesimo degli ultimi due anni in casa Inter. Quello con l’olandese in realtà si era consumato già da tempo: come in tutte le grandi storie d’amore finite, si è provato fino all’ultimo di recuperare quel che era prima.  La prima rottura, la partenza del mentore Mourinho. Una ferita aperta che non si è mai ricucita e che infortuni, notti brave, permessi speciali hanno solo divaricato.

Le parti ci hanno davvero provato in tutti i modi: l’ultima carezza è arrivata dall’Inter. Quella proposta di spalmatura in un momento tecnicamente così buio per il numero 10 olandese. Una stoccata economica, ma comunque un rinnovo di fiducia a prescindere da tutto. Perché Stramaccioni non mentiva quando a inizio stagione affermava di aver costruito l’Inter attorno al genio di Utrecht. Un genio venuto a mancare sempre più stagione dopo stagione: a tal punto da diventare sempre meno collocabile in una proiezione futura di squadra.

Eppure tutti ricordano con affetto quel suo arrivo last minute nell’estate del 2009. Il tempo di depositare il transfer da Madrid, che scese in campo in un derby dal primo minuto. Vestiva il 10, come ora. Quel numero era orfano del suo proprietario da quando Adriano lo calpestò insieme al suo talento. Riaperture, tiri da fuori che i tifosi dell’Inter non vedevano da tempi immemori. Era solo l’inizio di una magica storia, in cui Sneijder si è reso subito protagonista. I tanti trofei sono passati anche e soprattutto dai suoi piedi, grazie a lui milioni di interisti sparsi in giro per il mondo hanno potuto vantare con orgoglio il trionfo assoluto dei colori nerazzurri. Sembra passata un’eternità dalla notte di Madrid: ieri lo abbiamo visto inquadrato dalle telecamere in tribuna per un Inter-Pescara, abbigliamento sportivo e cappellino. Guarìn va in gol, la squadra sembra dedicargli l’esultanza.

Lui resta esternamente impassibile: l’Inter è il suo passato ormai, quelle “Luci a San Siro” potrebbero essere state le ultime. E allora la reazione più ovvia: resta inerme, fissa il campo, fissa quelle maglie nerazzurre che si abbracciano. Forse lo sa anche Antonio Cassano, grande amico dell’olandese. E’ venuto all’Inter sognando trionfi e gag comiche insieme a Nagatomo e al suo amico dei Paesi Bassi, “quello che non ascoltava neanche il padre e la madre”, come disse a Stramaccioni. Invece dopo 6 mesi lo incontra “in ascensore” con la valigia in mano.

A prescindere da come andrà a finire la trattativa col Galatasaray, molto ben avviata, questo addio se non si concretizzerà ora, verrà soltanto rimandato in estate. Personalmente però, in un momento così delicato, vorrei ringraziare Sneijder per tutto ciò che ha fatto per questi colori e per questa società. Magari sì, qualche “colpo di testa” di troppo, atteggiamenti per certi versi discutibili. Ma se il marchio Inter è oggi un marchio di prestigio e di successo, una buona fetta di meriti va anche a lui. Grazie Wesley e... iyi şanslar!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 14 gennaio 2013 alle 00:01
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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