Nel 1893, quando Edvard Munch dipinse 'L’urlo', o 'Il grido' se preferite, uno dei dipinti più famosi al mondo, aveva l’intenzione di trasmettere allo spettatore una sensazione d’angoscia. E non a caso il dipinto fa parte del terzo dei quattro temi che costituiscono 'Il fregio della vita', chiamato 'Angoscia di vivere'. Nell’urlo del pittore norvegese, il protagonista del quadro si trova su un sentiero delimitato da una staccionata, dalla prospettiva claustrofobica.

Un po’ come quel soggetto di cui mai si seppero sesso, età e connotati ritratto da Munch, Antonio Conte viveva più o meno un eguale stato di angoscia di vivere, sintetizzabile nelle espressioni che a inizio gara componevano il volto di un triste e disarmato combattente costretto all’esilio, lontano dalla sua armata. Il fregio della vita obbligato a sorbire dopo l’exploit di Udinese-Inter sfociato nell’invettiva contro l’arbitro Maresca che gli è costata due giornate di squalifica e il seggiolino in tribuna. Ma di quella pacata immagine d'inizio gara, ritratto di una triste e inerme accettazione di novanta minuti di sofferenza delimitati da una staccionata dalla prospettiva claustrofobica, ci mette poco a mutare. E in men che non si dica, la quiescenza immortalata è diventata presto attività esplosiva. Nessuna area tecnica nella quale macinare km, ma lo spazio circostante era abbastanza da consentire un implacabile dimenarsi, fustigazione del fratello Gianluca, costretto al ruolo di ponte comunicativo tra il tecnico interista e il sostituto sulla panchina, Cristian Stellini.

Conte è una furia, sull’orlo di una crisi di isterismo dettato dall’astinenza da campo. Implacabile, a tratti difficilmente sopportabile, come testimonia la quasi disperata, di certo rassegnata, espressione del povero Gianluca, a fianco dell’irrefrenabile fratello, immortalata dalle telecamere e ieri diventata meme. "Per fortuna dalla prossima torno in panchina" ha scritto simpaticamente, con autoironia, l’allenatore interista a corredo del suddetto video pubblicato su Instagram. "Per fortuna"… di Gianluca sicuramente.

Ma non tutti i mali vengono per nuocere: alla sofferenza di Conte per la lontananza dalla sua tanto cara panchina sopperisce l’Inter che ha fatto tesoro dell’assenza del tecnico. Per citare le parole di Stellini, la sua defezione "ha responsabilizzato i ragazzi" che dal campo e da fuori, si aiutavano gli uni con gli altri caricandosi di una responsabilità che ha regalato loro lucidità, compattezza e il siero che ha spezzato la maledizione del Franchi. Dopo sette anni l’Inter è tornata a vincere a Firenze dove, malgrado l’indomito e scalpitante Conte, ha subito pochissimo (due tiri in porta murati da un inedito Handanovic) sancendo una solidità che soddisfa e rincuora. La prestazione dei nerazzurri contro la Fiorentina infatti soddisfa e non poco staff tecnico e tifosi interisti, che portano a casa tre punti e una reazione da grande squadra dopo il ko contro la Juventus in semifinale d’andata di Coppa Italia, durante la quale la squadra di Conte ha gestito la partita, creato occasioni, ma pur tenendo le redini del match è uscita sconfitta.

Una pecca sulla quale l’Inter deve continuare a lavorare come Conte continua a ribadire senza sosta e come lo stesso Stellini ha ribadito a margine della vittoria di Firenze, dove i milanesi hanno comunque sprecato più di un’occasione sotto porta che con un pizzico di precisione e cattiveria in più avrebbero messo in discesa il match, permettendo pure una gestione di gara diversa volta al risparmio energetico in vista di martedì. Proprio in vista della gara di ritorno con la Juventus, l’Inter al Franchi ha dato modo di credere che, come ha ben detto Ivan Perisic, autore del secondo gol contro i viola, “nulla è perduto e tutto può succedere”. Proprio il croato ha fatto riferimento a qualche anno addietro quando, proprio in semifinale di Coppa Italia l’Inter di Mancini era caduta allo Stadium per 3-0 sotto i colpi di Morata e Dybala, salvo poi vincere 3-0 a San Siro e finire ai rigori, lì dove il buon Rodrigo Palacio sbagliò il colpo condannando la Beneamata. "Tutto è possibile, anche qualche anno fa quando avevamo perso 3-0 all'andata avevo detto a Brozo che tutto è possibile. Abbiamo vinto 3-0 e poi abbiamo perso ai rigori, - ha ricordato il campione d’Europa a Inter Tv - ma se entriamo così in partita e ci crediamo possiamo farcela perché sappiamo che la Juve è forte ma lo siamo anche noi. Andiamo lì per vincerla e solo così possiamo fare qualcosa di buono”.

Andare lì per vincere scendendo in campo con lo stesso spirito di Firenze, che come riconoscono i protagonisti stessi è quello giusto. Uno spirito che per fare il salto di qualità necessita di un piccolo ulteriore quanto fondamentale tassello: la continuità. In tal senso Torino potrebbe davvero essere il set più adatto per trovarla, una prova del nove che Conte non vuole fallire, per il prosieguo in Coppa e in campionato. Conte lo sa, lo dice e lo ridice: "Vincere aiuta a vincere" e per farlo dovrà tirar fuori dai suoi cattiveria e cinismo appellandosi alla maturità e lucidità di Firenze, perché che siano chilometri o microfoni (o meningi) Conte non smetterà di macinare... Con buona pace del povero Gianluca. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 07 febbraio 2021 alle 00:00
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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