Come Penelope che di notte disfava la tela che faceva di giorno. O, per rendere ancor più evidente i cambiamenti di personalità, come dottor Jekyll e mister Hyde. L'Inter che ha vinto in scioltezza a Genova nonostante i tanti rumori attorno, le polemiche, gli imbarazzi, lo scetticismo (e una trasferta obiettivamente e storicamente sempre complicata) ha di certo sorpreso. Anche perché nella partita precedente contro la Lazio aveva mostrato le ataviche difficoltà di gioco e di carattere.
Allo stesso modo aveva sorpreso, in positivo, la bella vittoria nel derby arrivata poche ore dopo la deludente, sotto tutti i punti di vista, prestazione europea contro l'Eintracht. In un attimo, insomma, l'Inter cambia pelle, volto e persino anima. La squadra che una volta appare molle, lenta, poco grintosa e persino confusionaria, la volta successiva si mostra agguerrita, tecnicamente ordinata, capace di colpire e all'occorrenza anche di soffrire.
La mancanza di continuità, del resto, è stata la costante nel rendimento non solo dell'ultima stagione ma degli ultimi anni. In Champions, ad esempio, si è vista l'epica rimonta sul Tottenham, il gagliardo blitz di Eindhoven e il pareggio tutto cuore e resistenza col Barcellona; ma poi si è vista anche l'arrendevole sconfitta di Londra e soprattutto lo striminzito e timidissimo pareggio interno col Psv quando la qualificazione era lì, solo da afferrare. Storie note, fin troppo.
E anche in un finale di stagione in cui sta letteralmente succedendo di tutto attorno alla squadra, la tendenza sembra la stessa. Resta da vedere, a partire dall'eurosfida all'Atalanta (che all'andata demolì una delle peggiori versioni di Spalletti), se dopo tanto rumore e tante chiacchiere almeno il rush finale potrà vivere di una relativa tranquillità. Il calendario non aiuta, il ritmo delle inseguitrici di più. Ma l'Inter, da sempre, è la miglior alleata ma anche la peggior nemica di se stessa. Perché è capace di tutto, nel bene e nel male. In campo e fuori.
La telenovela Icardi ha restituito un giocatore, almeno alla prima uscita, capace di farsi scivolare tutto addosso e fare ciò che ha sempre fatto. I nerazzurri hanno recuperato un numero 9 che comunque avevano già in Lautaro: non a caso, le due peggiori partite degli ultimi tempo sono state quelle contro Francoforte e Lazio perché mancava, appunto, Lautaro, che nelle altre occasione l'amico e connazionale lo aveva fatto rimpiangere assai poco. L'Inter è strutturata per avere un vero centravanti come terminale e quando lo ha si esprime meglio. Chiaro che poter contare anche sull'ex capitano, perché così è stato deciso e imposto dalle logiche societarie, è un valore aggiunto. Avrebbe avuto la sua logica anche una decisione diversa per un giocatore che ha mandato avanti l'avvocato per settimane, ma l'aspetto economico (con conseguente deprezzamento del giocatore stesso) è una spada di Damocle che le aziende-società di oggi non possono mai permettersi di ignorare.
Qualche dubbio sul cosiddetto "patto-Champions" è lecito: non è tutto ora ciò che luccica e le perplessità sul rendimento di giocatori che sono chiaramente in rotta con l'ambiente o sanno già che tra pochi mesi saranno altrove possono essere eliminate solo da una serie di risultati consecutivi che fin qui sono mancati. L'Atalanta sarà sicuramente un ottimo banco di prova. Così come lo sarà giocare a San Siro e affrontare quella che si può prevedere come una sorta di guerra civile tra certi tifosi e certi calciatori.
Una cosa è certa: la professionalità di molti ne uscirà rafforzata o definitivamente demolita. Alcuni addii di fine stagione non sembrano avere alternative e, in un certo senso, non potrebbe nemmeno essere diversamente. Quando un vaso va in mille pezzi, hai voglia a rimettere insieme i cocci: come prima non tornerà più ma porterà sempre addosso i segni della rottura, delle liti e delle incomprensioni. A volte serve semplicemente aria nuova rispetto alle negatività e ai malumori di troppi mesi. Con la consapevolezza che Icardi, Perisic e Spalletti ovunque andranno potranno fare non solo bene ma benissimo. E forse addirittura persino meglio. E forse qualcuno finirà per pagare più di altri colpe non del tutto sue. Di certo con tanti rimpianti. E' la vita. E' il calcio. E' l'Inter, la miglior alleata ma anche la peggior nemica di se stessa.
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