È bastato un derby vinto, un controsorpasso ottenuto sul Milan e un terzo posto riguadagnato, aumentando il distacco dalla Roma, sconfitta a Ferrara e l’universo dell’Inter si è di nuovo colorato.
La qualificazione in Champions è di nuovo tornata ad essere alla portata, con un pronostico che la preferisce rispetto alle altre. 
Al rientro in campo la squadra giocherà in casa con la Lazio e avrà una straordinaria occasione di vincere e mettere un distacco importante tra sé e una concorrente credibile per i primi quattro posti. 
Mercoledì sera il turno infrasettimanale col Genoa, poi l’Atalanta a San Siro.
Anche in altre squadre si litiga e si arriva persino alle mani pubblicamente (Kessie-Biglia) o negli spogliatoi (Dzeko-El Shaarawy), ma questo non sgrava la faccenda Icardi, tornato a disposizione e ironicamente riaggregato al gruppo, proprio quando questo era lontano per le convocazioni delle Nazionali.
Oggi tutti danno per scontato che l’ex capitano a fine stagione verrà ceduto, con buona pace dei tifosi che hanno imparato a detestarlo per la narrazione di una vicenda che lo ha inchiodato alla responsabilità di aver opposto resistenza al ritorno in squadra dopo la fascia di capitano sottratta per decisione societaria. 
Ho vissuto la vicenda prendendo prima posizione contro Wanda Nara e Icardi, sottolineandone colpe mai estinte. Hanno commesso errori dall’inizio alla fine e hanno messo davanti interessi personali, orgoglio e scarsa lucidità considerando gli interessi in gioco. 
Nel corso della vicenda però sono emersi fattori che hanno messo a nudo anche vicende interne che hanno compromesso la stagione e obiettivi che per la squadra erano ampiamente alla portata. La società ha gestito oggettivamente male la faccenda, Spalletti ha contribuito con un numero record di dichiarazioni velenose verso il giocatore a inquinare un contesto che casomai andava rasserenato e dimostrando che la questione era personale. In meno di un mese abbiamo visto un giocatore come Perisic chiedere a Marotta di essere ceduto, salvo poi rivederlo in campo giocando a intermittenza (malissimo con l’Eintracht, bene col Milan), provocando anche sui social, dove ha avuto la splendida idea di seguire e scambiarsi “like” con l’ex marito di Wanda Nara, Maxi Lopez. 
La società era al corrente da tempo, già da due anni, di problemi interni allo spogliatoio ma ha prima soprasseduto, poi è intervenuta incautamente con un gesto inspiegabile come la rimozione della fascia.
Tutti avevamo pensato dal principio che ci fosse stato un evento scatenante, qualcosa di davvero grave che aveva costretto l’Inter a prendere questa decisione. Al contrario, nulla di tutto questo, tanto più che tra le condizioni (surreali) che Icardi, altrettanto maldestramente aveva posto, c’era anche quello che la società rivelasse il vero motivo per cui gli era stata tolta la fascia. 
Al di là di quello che un giornalista può conoscere più e meglio di un tifoso quello che accade all’interno dello spogliatoio, basterebbe rileggere ogni dichiarazione dell’ultimo anno e mezzo di Spalletti, Icardi, Perisic, Ausilio, Moratti e ora anche Marotta, per ricostruire una vicenda tanto sgradevole, iniziata in tempi non sospetti. 
Due anni dopo è tornato in Italia Zhang senior, al seguito del presidente cinese a Roma per un'importante intesa commerciale col nostro Paese. Si è visto con Marotta ed è iniziata la pianificazione per la prossima stagione, che si pensa e spera, porterà ad una rivoluzione culturale, partendo dalla scelta dei giocatori e dei dirigenti che faranno parte del nuovo corso. 
Il fatto è che l’Inter si è sottoposta a troppe rivoluzioni in questi anni, troppi cambi societari, necessari ma devastanti per poter produrre un'identità di un club che otto anni fa aveva mezzo miliardo di debiti ed è passata prima ad un tycoon indonesiano e poi ai ricchi ma inesperti cinesi Zhang, oltretutto sotto scacco Uefa, con un settlement agreement infinito e un Piero Ausilio a fare il front man societario, mestiere non suo, mentre la barca partiva bene e colava regolarmente a picco a dicembre. 
A giugno l’Inter, come tutti, dovrà rispettare i paletti dell’Uefa ma non avrà più i ceppi del settlement agreement. Si sa che l’Inter intende puntare su giovani italiani come Chiesa e Barella e intende rinunciare a Icardi e Perisic, lasciando in bilico Spalletti. Si è anche parlato di Dzeko, ma la vera speranza è che Marotta compri giocatori che non arrivino con l’aria annoiata (Nainggolan) e si cerchino giocatori realmente motivati, che creino un gruppo e non lo distruggano. E’ ora che anche la società si tinga anche più di nerazzurro, che affronti i problemi eventuali di uno spogliatoio per tempo e risolutezza ed è ora che punti a qualcosa di concreto con molta più convinzione di quella mostrata, perché in questi anni troppi tifosi hanno persino difeso un quinto posto, adeguandosi alla mancanza di ambizioni e non riuscendo più nemmeno ad immaginare una lotta scudetto. 
L’Inter deve tornare ad essere tale e ora non ci sono più giustificazioni. 

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 marzo 2019 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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