La nuova Inter è vecchia. Datata nell’approccio, impalpabile nel carattere, prevedibile nelle sue iniziative, specie ora che è stata costruita per essere una squadra muscolare, messa in campo come se si trattasse più di wrestling che di calcio.

Ci sono diversi colpevoli in questo inizio di stagione disastroso che sembrava dovesse essere trionfale e si sta rivelando nocivo per ogni velleità di spessore. La squadra resta forte e la verità emergerà alla distanza ma essere già a –5 dalle prime, dopo solo due giornate, significa che il campionato può essere solo una rincorsa al quarto posto e questi due risultati sembrano suggellare un ritorno alla realtà immediato, dopo essere stati trascinati di peso nel ruolo di antagonisti di una Juventus che vincerà anche questo Campionato.

Dispiace che ad essere cascato in questo tranello comunicativo sia stato proprio Spalletti, responsabile di questo brutto avvio e non abbastanza furbo da sottrarsi a quella patente di anti Juve a inizio stagione. Spiace perché l'allenatore è bravo e siamo costretti a leggere sfoghi di pancia di tifosi che ne chiedono assurdamente già l’esonero. Con quel tipo di mentalità forcaiola che ha portato in questi anni ad avvicendamenti privi di senso e capaci solo di confondere ulteriormente un ambiente già impacciato. Si può criticare serenamente il tecnico anche senza dire che è un'incapace e Spalletti forse ha sbagliato qualcosa nella preparazione, se è vero che nella prima partita la squadra ha vagato per il campo e nella seconda ha corso per soli 45 minuti, finendo con la lingua a terra come se avesse fatto pressing anche negli spogliatoi.

La società e il tecnico hanno clamorosamente sottovalutato il problema del centrocampo perché se Brozovic gioca le cose funzionano, se cala come col Torino Se troppi giocatori hanno un'autonomia limitata, i croati hanno solo 45 minuti nelle gambe e non puoi prescindere da loro c’è qualcosa che non va. Esattamente come l’anno scorso prima di Rafinha, non ci sono contromisure al pressing avversario, lo si subisce passivamente o con un evidente assenza di palleggiatori che sappiano dettare i ritmi della gara. Oggi Rafinha, o uno simile, non c'è nella rosa e il problema si ripresenterà.

Proprio come in passato quando si fa un gol la squadra si imborghesisce speculando sulla partita invece di finirla. Puntualmente come nella storia recente l’Inter non ha personalità in alcuni ruoli chiave che le permetterebbero di disporre delle partite. Non aver preso Modric non è una colpa, non aver pensato ad un tipo di centrocampista di qualità bravo a far girare la palla lo è. La partita è lo specchio fedele di una difficoltà attuale nella quale chiunque incontri ci sguazza.

Nel primo tempo l’Inter inizia il braccio di ferro col Torino per impossessarsi del centrocampo. Accade e quasi simultaneamente arriva il gol grazie ad uno scambio delle parti tra Icardi che va sulla fascia e serve Perisic al centro che batte a rete sfruttando l’indecisione della difesa granata. Da quel momento la squadra di Spalletti controlla il match e non fa avvicinare i granata alla propria area e allo stesso tempo inaridisce le proprie iniziative. Al 34° arriva improvvisamente il raddoppio, grazie ad un calcio da fermo di Politano che sfrutta uno dei corazzieri De Vrij. Controllo del match mantenuto ma verso il termine della frazione Brovovic perde un pallone e Soriano che ne approfitta viene fermato con un fallo da De Vrij. Iago Falque sulla punizione sfiora il palo ma il Torino è inesistente.

Nel secondo tempo l’Inter non ne ha già più. La manovra è delegata agli avversari che sfruttano subito un errore di posizione della difesa, Handanovic esce come se si trattasse di un altro tipo di azione e Belotti ringrazia mettendola comodamente in porta. Come se nulla fosse accaduto la squadra dopo il gol subito mantiene la stessa flemma e i granata si rifanno sotto fino a trovare il rocambolesco gol del 2-2.

Finisce così dopo un paio di imbarazzi per la difesa nerazzurra e la solita parata salva risultato di Sirigu. Incomprensibile il mancato impiego di Nainggolan nell’ultimo quarto d’ora, ammesso che potesse giocare e l’ingresso di Lautaro Martinez a due minuti e trenta secondi dalla fine. L’Inter per questo genere di situazioni ha degli straordinari anticorpi, di chi da tempo naviga in acque limacciose e sopporta ogni genere di polemica. Mi sono sempre chiesto però se abbia mai messo in discussione la natura delle sue decisioni.

Oggi è incomprensibile capire perché l’Inter abbia una scelta eccessiva negli esterni, al punto da poterli riciclare come interni di centrocampo (Asamoah) e non abbia rinforzato il centrocampo. Sarebbe confortante sapere che questa squadra inizierà a giocare da sabato, quando andrà a Bologna, ma in questo momento l'Inter non è in grado di dare alcuna certezza. Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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