Questa è la storia di una partita che calcisticamente ha offerto una versione e il Var ne ha aperta un’altra. 
Dopo l’entusiasmante successo sul Tottenham di martedì era importante verificare la fame e la mentalità che Spalletti nella conferenza stampa di presentazione aveva evocato, ritenendola ancora sotto lo standard richiesto.
E’ successo troppo spesso in passato che l’Inter ottenesse un successo importante e si squagliasse la gara successiva contro un avversario banale, giustificandosi con lo spreco di energie nervose.
Gli otto punti persi nelle prime quattro partite non permettono più di avere giustificazioni e, paradossalmente questo è un incentivo in più per una squadra alla continua ricerca di sollecitazioni.
L’Inter ha iniziato lentamente e pasticciando, soffrendo l’iniziativa della Samp e trovandosi a disagio nell’imbastire trame di gioco anche elementari. Venticinque minuti dopo il fischio d’inizio ha però iniziato a trovare un ritmo superiore e una maggiore convinzione nelle trame di gioco che nel secondo tempo si sono rivelate più efficaci, fino a meritare una vittoria che sembrava compromessa. 
Quando l’Inter tiene palla e mette almeno due o tre giocatori in area, non lasciando perennemente solo Icardi, diventa pericolosa, se si rifugia in un possesso pigro e ricorre al lancio o al passaggio in orizzontale è pura perdita di tempo. 
In almeno due occasioni Vecino è stato ad un passo dal “riprenderla” nell’area avversaria ma anche Icardi, Skriniar e soprattutto Candreva sfortunato nel trovare il palo a inizio ripresa e poi con un tiro da buona posizione, parato da Audero ben piazzato. 
E poi il Var.
L’occasione del gol di Nainggolan è un capolavoro di perversione. Quest’anno si è fatto scivolare dall’attenzione rigori solari, palle uscite dal campo ed episodi vari. Poi improvvisamente i “varisti” si svegliano e vedono un fuorigioco precedente quasi un minuto prima alla rete realizzata dall’Inter. 
E’ un applicazione dannosa, tossica e indecifrabile nella sua modalità. Fa capire che il Var funziona eccome ma gli uomini la usano in modo discrezionale. Se l’anno scorso sapevi che il Var era uno strumento che non faceva sconti a nessuno, quest’anno prima è stato abbandonato e poi utilizzato in modo tale da regalare punti ad una squadra e toglierne ad un'altra. L’Inter che in sole cinque partite ha già ricevuto una particolare “disattenzione” in occasione di Sassuolo-Inter e Inter-Parma e una certa attenzione in Samp-Inter. 
Va da sé che la sua applicazione sia contrastata proprio da chi dovrebbe sostenerla.
Il Var è poi intervenuto di nuovo annullando i gol di Asamoah e Defrel e ho personalmente accolto il gol decisivo di Brozovic esultando solo a partita terminata, quando il Var era certo che non potesse più intervenire.
Quanto all’espulsione di Spalletti è inspiegabile. Ha esultato verso la telecamera, senza gesti volgari, senza le manette che dispiacciono tanto ai moralisti che ritenevano quel gesto gravissimo…
L’Inter fa parte di quel ristretto gruppo di squadre che deve (ma non è sempre possibile) essere superiore a qualunque eventuale ingiustizia. Se lo si fa notare si passa per vittime ma è possibile raccontare un episodio anche senza esasperarlo. L’espulsione di Spalletti è un errore importante a cui la giustizia sportiva deve porre riparo. Lo si può fare se si esercita senza ragionare da funzionari, lo sapremo presto.
Ora l’Inter dopo questa vittoria importante è attesa da una Fiorentina on fire che ha schiantato la Spal ed è temporaneamente seconda in classifica. 
Oggi il vero valore aggiunto è una panchina importante, Spalletti sa che può pescare giocatori decisivi e di esperienza, come Borja Valero in Champions e addirittura Perisic e Keita con la Samp. Ora è necessario che il gioco diventi meno prevedibile e i centrocampisti insistano con gli inserimenti come sta facendo, per fortuna, Vecino.
Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 23 settembre 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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