Nel 2021, l'espressione 'difesa batte attacco' non ha più il significato che i cronisti d'antan utilizzavano per raccontare uno 0-0, il 'risultato perfetto' nella definizione di Gianni Brera o Annibale Frossi (la contesa sulla paternità è ancora aperta). La lettura in chiave moderna del ruolo che deve interpretare colui il quale al giorno d'oggi viene chiamato in maniera riduttiva 'difensore' è stata offerta da Inter-Torino, una partita in cui non meraviglia vedere Buongiorno e Bremer occupare contemporaneamente l'area dei campioni d''Italia nella stessa azione alla ricerca di un gol. Ancora meno sorprendente è osservare lo sganciamento profondissimo di Bastoni, braccetto di sinistra, da ala aggiunta per raccogliere sulla trequarti granata una sponda di Perisic sul lancio lungo di Handanovic, tornato il play con i guanti che nell'era inzaghiana aveva già ispirato l'1-1 di Firenze, la sfida delle prime difficoltà stagionali contro una squadra che, non a caso, aveva esercitato un pressing feroce a tutto campo per una buona ora di gioco.
Si difende attaccando, è il calcio totale, quello dei compiti che cambiano in base alle zone che vengono occupate di volta in volta partendo da una posizione A per finire in una posizione B. Impossibile, quindi, per la capolista, già campione d'inverno, goleare il Toro come era accaduto nelle ultime cinque uscite in campionato, in un'escalation cominciata da Venezia e Spezia (2-0), conclusa con la cinquina di Salerno, passando per il tris di Roma e il poker con il Cagliari. Ieri sera, nell'ultima dell'anno, è risultato più sensato, nella logica dell'adattamento a ogni partita, rinunciare alla 'costruzione dall'alto' che ha contraddistinto l'ultimo ciclo di gare di Brozovic e compagni per battere Juric con le sue stesse armi. Vincendo i duelli nelle porzioni chiave del campo, esattamente come successo attorno alla mezzora di gioco: non è la giocata di un fantasista o l'acrobazia di un attaccante a spezzare l'equilibrio, ma l'anticipo secco di Bastoni che è comunque una giocata che è agli antipodi del concetto di proteggere il pareggio. Infatti, dopo l’intercetto, il campo si è aperto grazie al passaggio di prima di Perisic che ha innescato la conduzione di palla di Brozovic per Dzeko, il cui cross è stato sbattuto in rete da Dumfries. Di professione quinto di centrocampo, ma nell'economia dei numeri un marcatore aggiunto: 3 i gol dell'olandese nelle ultime 4 partite e mezzo. Sì, i quinti, quelli che – in base all'interpretazione – determinano l'atteggiamento di un modulo fondato sui tre difensori (A Madrid è sembrato tutto fuorché un modulo conservativo). Il 5-3-2 è sempre più raro quest'anno, un ricordo contiano che torna utile quando in certe partite non si può pensare di dominare l'avversario per novanta minuti. Il fatto di abbassarsi nella propria metà campo magari farà storcere il naso a Inzaghi ma è il compromesso da accettare per alleggerire una transizione in panchina che era tutt'altro che scontata. E fa bene il tecnico piacentino a puntualizzarlo al giro di boa del torneo, chiuso con la bellezza di 46 punti conquistati: "Normale che oggi fa comodo a tutti dire che l'Inter è una corazzata ed è la favorita, ma ricordo che a luglio i giudizi non erano così", le sue parole a DAZN.
Nulla di nuovo, i pronostici – soprattutto in una Serie A mai così enigmatica ad alta quota – sembrano fatti appositamente per essere smentiti. Succede che persino gli addetti ai lavori sbaglino le loro stime nella valutazione della forza di un avversario. E' successo proprio a Juric con l'Inter, passando dalla teoria alla pratica: "L'Inter mi ha impressionato tanto in queste partite, avevo paura. Oggi (ieri ndr) l'ho vista bene, ma pensavo fosse più forte: do merito ai miei ragazzi, l'Inter non mi è sembrata imbattibile come quando la vedevo in televisione". Dichiarazioni che avvalorano ancora di più l'ultimo risultato dell'anno: l'elogio di un 1-0, anche sudato, di quelli che aiutano a vincere gli scudetti. D'altronde, lo stesso Bastoni lo ha sottolineato a fine partita, gonfiando il petto per l'ennesimo clean sheet: "Sono un difensore, sono tante giornate che non prendiamo gol dopo un inizio difficile".
Si difende attaccando, è il calcio totale, quello dei compiti che cambiano in base alle zone che vengono occupate di volta in volta partendo da una posizione A per finire in una posizione B. Impossibile, quindi, per la capolista, già campione d'inverno, goleare il Toro come era accaduto nelle ultime cinque uscite in campionato, in un'escalation cominciata da Venezia e Spezia (2-0), conclusa con la cinquina di Salerno, passando per il tris di Roma e il poker con il Cagliari. Ieri sera, nell'ultima dell'anno, è risultato più sensato, nella logica dell'adattamento a ogni partita, rinunciare alla 'costruzione dall'alto' che ha contraddistinto l'ultimo ciclo di gare di Brozovic e compagni per battere Juric con le sue stesse armi. Vincendo i duelli nelle porzioni chiave del campo, esattamente come successo attorno alla mezzora di gioco: non è la giocata di un fantasista o l'acrobazia di un attaccante a spezzare l'equilibrio, ma l'anticipo secco di Bastoni che è comunque una giocata che è agli antipodi del concetto di proteggere il pareggio. Infatti, dopo l’intercetto, il campo si è aperto grazie al passaggio di prima di Perisic che ha innescato la conduzione di palla di Brozovic per Dzeko, il cui cross è stato sbattuto in rete da Dumfries. Di professione quinto di centrocampo, ma nell'economia dei numeri un marcatore aggiunto: 3 i gol dell'olandese nelle ultime 4 partite e mezzo. Sì, i quinti, quelli che – in base all'interpretazione – determinano l'atteggiamento di un modulo fondato sui tre difensori (A Madrid è sembrato tutto fuorché un modulo conservativo). Il 5-3-2 è sempre più raro quest'anno, un ricordo contiano che torna utile quando in certe partite non si può pensare di dominare l'avversario per novanta minuti. Il fatto di abbassarsi nella propria metà campo magari farà storcere il naso a Inzaghi ma è il compromesso da accettare per alleggerire una transizione in panchina che era tutt'altro che scontata. E fa bene il tecnico piacentino a puntualizzarlo al giro di boa del torneo, chiuso con la bellezza di 46 punti conquistati: "Normale che oggi fa comodo a tutti dire che l'Inter è una corazzata ed è la favorita, ma ricordo che a luglio i giudizi non erano così", le sue parole a DAZN.
Nulla di nuovo, i pronostici – soprattutto in una Serie A mai così enigmatica ad alta quota – sembrano fatti appositamente per essere smentiti. Succede che persino gli addetti ai lavori sbaglino le loro stime nella valutazione della forza di un avversario. E' successo proprio a Juric con l'Inter, passando dalla teoria alla pratica: "L'Inter mi ha impressionato tanto in queste partite, avevo paura. Oggi (ieri ndr) l'ho vista bene, ma pensavo fosse più forte: do merito ai miei ragazzi, l'Inter non mi è sembrata imbattibile come quando la vedevo in televisione". Dichiarazioni che avvalorano ancora di più l'ultimo risultato dell'anno: l'elogio di un 1-0, anche sudato, di quelli che aiutano a vincere gli scudetti. D'altronde, lo stesso Bastoni lo ha sottolineato a fine partita, gonfiando il petto per l'ennesimo clean sheet: "Sono un difensore, sono tante giornate che non prendiamo gol dopo un inizio difficile".
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