È sempre difficile fare programmi, avere piani, dopo disfatte come quella dell’Inter ieri al Tardini. Quella ducale è da sempre, e storicamente, una trasferta più che ostica per i nerazzurri, ma il momento e l’inerzia con cui le due squadre arrivavano al match poteva e doveva far presagire una prestazione ben diversa. La verità è che questa Inter non ha una sua identità, è scheggia impazzita nel senso peggiore del termine. Mostra barlumi di speranza prima di collassare, all’improvviso, periodicamente in prestazioni e disfatte buie. Picchi pochi, almeno di esaltazione, al contrario, soprattutto lontano da San Siro, la squadra di Mazzarri non ha mai mostrato di avere grande solidità (marchio di fabbrica), tantomeno verve offensiva. Non è una squadra che esalta, anche se a sprazzi, per il suo gioco, seppur fragile. E forse è questo che manca al tifoso, che da troppo tempo vede i suoi arrancare nel bene e nel male, senza poter lottare per il vertice, ma anche divertirsi con un gioco valido, seppur incostante. 

Non deve essere scusa l’infermeria piena, nemmeno motivo di rammarico le poche occasioni create sotto per 1-0. Quella che è mancata totalmente è la reazione che dovrebbe avere una squadra che punta all’Europa e, stando alle parole del presidente, addirittura alla Champions League. Quando l’Inter va sotto spesso si perde, e anche se rimonta non completa mai la rincorsa ai tre punti. La sensazione è che ultimamente la squadra viva di episodi, nelle vittorie e nelle sconfitte, e queste non possono sempre arridere agli 11 di WM. Siamo nell'ordine della totale casualità, più di quella che fisiologicamente risiede nel gioco del calcio.

Altro aspetto da non dimenticare è la tendenza del tecnico di San Vincenzo a cambiare, forse all’eccesso, quando si trova in momenti di difficoltà lontano dalle mura amiche di San Siro. Non solo al Tardini, anche a Palermo e Firenze i nerazzurri tatticamente vengono snaturati a caccia della rimonta, con cambi forse affrettati e la squadra che non riesce mai a giovare delle modifiche tattiche (magari anche per la mancanza di rodaggio che serve a un gruppo nuovo). Anzi la costante è la resa, spesso per mancanza di attitudine dei giocatori a coprire i nuovi ruoli. E così la difesa a 4 da possibile risorsa, se interpretata in questo modo, rischia di essere una sentenza di colpevolezza. 

In questo saliscendi continuo, l’Inter perde un’occasione importante per dare seguito alla mini reazione dimostrata a Cesena, ma soprattutto contro la Samp. Forse è stata troppa la fretta nel rimettere i nerazzurri in lizza per la terza piazza, allo stesso modo dopo ieri le valutazioni sulla squadra rischiano, anche a ragion veduta, vista la prestazione, di tornare eccessivamente tetre. L’allarme rosso scatta soprattutto perché ci si aspettava, dopo più di un anno di lavoro, di avere un gruppo in grado di crescere e limitare i peccati di gioventù della scorsa stagione, quando le occasioni perse sono state davvero troppe.

Al contrario la situazione pare essere la stessa di 12 mesi fa, con il deterrente degli infortuni e del doppio impegno che toglie parecchia energia. Quindi resta inutile guardare alla classifica, più giusto pensare gara per gara e non lasciarsi andare a slanci di entusiasmo. L’Inter di oggi non lo permette. Altrettanto sbagliato sarebbe lo sconforto eccessivo. Non si può chiedere maturità a un gruppo che ancora non la ha. Mazzarri dovrà lavorare su questo, evitando il “mal da trasferta” e aspettando qualche buona notizia dall’infermeria. Per una squadra che ancora non sa davvero dove potrà arrivare, in un limbo snervante, alla perenne ricerca di una identità...

Sezione: Editoriale / Data: Dom 02 novembre 2014 alle 00:00
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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