Tre urla (i due gol e il triplice fischio) dopo una partita passiva, geometrica ma imprecisa, con tante imperfezioni che hanno caratterizzato un gioco ordinato ma insufficiente per più di un'ora, tre urla che certificano un'Inter mai come ora prima in classifica, con un vantaggio che in serata è diventato di ben nove punti sul Milan.

Vengono pensieri inevitabili per quella parola tanto sospirata a cui l’Inter sembra così vicina. Mancano 11 partite e oggi è impossibile non sentirsi predestinati ad un evento che va però raggiunto prima possibile. Il vantaggio è tanto considerevole che oggi la vera preoccupazione può essere solo il compiacimento e la desuetudine di troppi giocatori non abituati a questo genere di situazione..

Lautaro è stato il vero protagonista di una partita nella quale i suoi compagni sono stati opachi in ogni reparto, prima guadagnando il fallo che ha portato Lukaku sul dischetto e poi dettando il cross a Sanchez, tenendo fede al suo soprannome, incornando proprio il Torino.

È una vittoria di importanza capitale, lo era stata anche quella con l’Atalanta, soprattutto perché non era così lecito aspettarsela ma il successo scontato della Juventus a Cagliari, con il solo pensiero del Campionato e una partita in meno, deve mettere la giusta tensione all'Inter perché lo scudetto è lontano dall'essere già stato vinto.

Oggi si guarda soprattutto al risultato, all'ottava vittoria consecutiva e all'autostima che cresce ma il gioco visto col Torino deve trovare un'altra lettura, oltre a quella che sostiene come nel corso di una stagione sia naturale avere qualche partita più complicata di altre.

Nel 2021 le partite più entusiasmanti l’Inter le ha disputate con Milan, Juventus e Lazio, quelle meno convincenti le ha giocate contro Sampdoria, Udinese, Parma e Torino.

L'impostazione tattica scelta per affrontare le squadre medio-piccole, obbliga la squadra di Conte a giocare nella metà campo avversaria con un possesso mai abbastanza rapido e se capita, come con il Torino, che il centrocampo sia votato più alla fisicità con Vidal o come ieri con Gagliardini, che alla qualità come con Eriksen e una volta Sensi, il gioco si imprigiona.

Con il Torino non c'era affanno ma una predisposizione alla pazienza che ha però portato all’ingolfamento di molte manovre. Il Torino, terz'ultimo in classifica è una squadra comunque migliorata dall’arrivo di Nicola e capace di impedire all’Inter di tirare in porta, nonostante i primi minuti durante i quali le iniziative nerazzurre non sembravano trovare troppe difficoltà.

Nel corso della gara sono però arrivati alcuni controlli sbagliati, con palloni non difficili da gestire, errori nei passaggi, negli stop nelle letture del movimento dei compagni e questa è stata la vera spia di un rendimento generale al di sotto del proprio standard, che è sembrato più dettato dalla svogliatezza che dalla pressione degli avversari.

Un conto è fare gioco e non riuscire a trovare spazi, un altro è gestire la palla con pigrizia o sussiego.

Con l'ingresso di Eriksen la squadra ha acquisito maggiore velocità e imprevedibilità, il ritmo è salito e il gol dei granata ha dato un'altra secchiata d'acqua all'Inter che ha trovato il gol vittoria a cinque minuti dalla fine.

L’Inter è prima in classifica, ha dei giocatori molto forti e grazie a loro riesce a risolvere gare complicate. Spesso ci pensa Lukaku, un'altra Hakimi (ieri davvero male), altre ancora Lautaro, come ieri ma questo non significa che l’Inter non debba migliorarsi già nella stagione corrente nella formulazione del gioco.

La prossima partita è col Sassuolo che l’Inter non batte in casa dal 2014 e va affrontato come una grande squadra. Gli scudetti non si vincono con un ambiente che si esalta per una striscia di vittorie consecutive e non guarda ad altro che al risultato.

Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 marzo 2021 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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