La tanto vituperata sosta per le Nazionali, questa volta all'Inter potrebbe servire come il pane. Uso il condizionale perché, nell'era del covid, i giocatori interessati che hanno già raggiunto o stanno raggiungendo le varie sedi sparse in Europa e nel mondo, non rischiano solo il tradizionale infortunio muscolare, ma anche, anzi soprattutto, un tampone positivo. Incrociando le dita, augurandoci che la Beneamata abbia già pagato dazio in proposito, la suddetta sosta potrà servire ad Antonio Conte per una serie di riflessioni su quanto abbia detto il campo in questa prima fase della stagione e cosa potrà dire alla ripresa. Sia in campionato, che in Champions League. Intanto la squadra non decolla. Non affonda, ma non decolla. In campionato sette partite disputate con lo score che recita: tre vittorie, tre pareggi, una sconfitta.

Al momento l'Inter occupa il settimo posto in classifica con cinque punti di distacco dalla capolista che, purtroppo aggiungo io, si chiama Milan. In Champions la situazione è ancora più delicata visto che i nerazzurri hanno racimolato solo due punti nelle prime tre gare del girone che vede l'Inter sola all'ultimo posto. Alla ripresa, fissata per il 25 novembre a San Siro, sarebbe utile battere il Real Madrid per non doversi rassegnare al terzo addio consecutivo alla Coppa europea più importante già dopo la fase a gironi.

Tutto nero dunque? No, per chi vi scrive c'è ancora molto azzurro. Perchè anche nella gare non vinte, l'Inter non è mai stata dominata dagli avversari. Perché la squadra, pur giocando con il freno a mano tirato rispetto a gran parte della scorsa stagione, crea il giusto numero di palle-gol che, se realizzate come si dovrebbe, avrebbero partorito una classifica diversa. Emblematica l'occasione avuta a Bergamo da Vidal dopo la stupenda azione molto contiana che prevede palla dietro-palla avanti con l'inserimento centrale per puntare la porta avversaria.

È assodato, però, che il mister debba lavorare molto sulla fase difensiva i cui errori non possono essere attribuibili solo alla voglia di proporsi in maniera più offensiva rispetto al passato. La tanto criticata difesa a tre, che personalmente non mi ha mai affascinato, è stata comunque la meno battuta in Italia nello scorso campionato. Penso che gran parte dei gol incassati possano dipendere anche da una concentrazione che sta venendo a mancare, a volte sembra che la mente degli interpreti non sia totalmente focalizzata su quanto accada in campo.

Il fatto che l'Inter non stia mostrando la faccia feroce per l'intera gara e che anche il suo allenatore non sembri più l'assatanato condottiero capace di trascinare la squadra dalla panchina verso la vittoria (appunto che comunque Conte respinge) può dipendere anche dalla situazione ambientale assolutamente anomala in cui si sta consumando questo campionato. Antonio Conte vive di adrenalina, ha sempre rivendicato la sua capacità di entrare in empatia spontanea con i tifosi delle squadre che allena, ha sempre considerato lo stadio-bolgia come propellente necessario per superare l'avversario.

L'Inter era abituata a giocare al Meazza con settantamila persone a partita, ad ogni gol Conte e i giocatori sembravano voler salire sugli spalti per festeggiare insieme alla gente. Anche in trasferta la squadra si caricava ascoltando e vedendo i tifosi avversari. Ora gli stadi sono vuoti, lo scenario è desolante, il rumore del pallone e le voci degli addetti ai lavori aumentano la percezione di giocare senza l'ingrediente principale dello spettacolo, ossia il pubblico.

Chiaramente il dato negativo vale per tutte le squadre, ma ritengo che l'Inter di Antonio Conte possa accusare oltre misura il rumore del silenzio che regna negli stadi in questo maledetto periodo storico. Situazione però da metabolizzare in fretta, l'Inter in Europa League ha dimostrato di poter vincere e bene (finale a parte) anche con i tifosi seduti davanti alla Tv.

Dopo la sosta la squadra riceverà a San Siro il Torino che non se la passa bene, ma per tradizione romperà le scatole. Tre giorni dopo a Milano arriverà il Real Madrid. Due gare da vincere per iniziare a ragionare in grande. Se Antonio Conte avrà la fortuna di avere tutti abili e arruolati, si può fare. Nonostante il rumore del silenzio non aiuti chi da sempre si ciba del fattore ambientale.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 11 novembre 2020 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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