Giugno 2018. Tra l’Inter e la Roma è in corso una trattativa per portare a Milano, su esplicita richiesta di Luciano Spalletti e con un anno di ritardo, Radja Nainggolan. Un giocatore che, a detta di Piero Ausilio, che sta conducendo l’operazione con il pari ruolo giallorosso Monchi, “non piace solo all’allenatore, ma a tutti”. Districandosi tra reciproche necessità di bilancio in ottica FFP, le figurine che restano sul tavolo sono quelle di Davide Santon (valutato 9,5 milioni) e Nicolò Zaniolo (4,5 milioni) lato Inter, appunto Nainggolan (38 milioni) sponda Roma. Quando tutto sembra definirsi per il meglio, con reciproca soddisfazione, arriva lo stop improvviso: Ausilio si alza dal tavolo e dice a Monchi: “No, Zaniolo non ve lo diamo. Ha giocato solo con la Primavera, ma siamo convinti che possa fare una buona carriera. Preferiamo darlo in prestito o venderlo con diritto di recompra all’Empoli, alla Sampdoria o all’Atalanta. Tenetevi Nainggolan”. Passano pochi minuti e Gianluca Di Marzio, in stile breaking news, compare su Sky per annunciare la rottura tra le parti. L’Inter rinuncia al Ninja per tenersi stretto il classe ’99 Zaniolo e girarlo a un altro club amico. Al contempo, salta anche la cessione di Santon e una significativa plusvalenza che avrebbe dato ossigeno al bilancio nerazzurro.

Ho usato lo stile di Daniele Alfieri nel ‘Calcio Parallelo’ per ipotizzare uno scenario alternativo a quello attuale, in cui la Roma si gode uno Zaniolo eroe anche in Champions League e l’Inter cerca di recuperare, dopo tante vicissitudini, il vero Nainggolan. Ma se davvero fosse andata come sopra descritto, coloro che oggi si strappano le vesti per le imprese del 20enne di Massa nella Capitale, che per comodità definirò Zaniolers, come avrebbero reagito? Molti di loro, residenti in zona, si sarebbero presentati sotto la sede dell’Inter con torce accese e forconi alla mano, chiedendo la testa di tutta la dirigenza, rea di aver rinunciato a un top come il Ninja (pensiero condiviso, ricordate l’accoglienza al suo arrivo a Milano?) per tenersi un ragazzino di belle speranze ma ancora acerbo. Con l’aggravante di aver perso l’opportunità di cedere definitivamente il mal sopportato Santon e di realizzare una buona plusvalenza. Oppure, immagino lo sbraco emotivo sui social, dove non servono forconi e torce per esprimere il proprio pensiero.

Non è mia intenzione fingere che non stia accadendo nulla, sono anche felice per Nicolò che sta sfruttando alla grandissima la fortuna che gli è piovuta dal cielo, ossia gli infortuni in serie di Javier Pastore, Lorenzo Pellegrini, Bryan Cristante e Daniele De Rossi. Senza questa mattanza nel centrocampo giallorosso, probabilmente oggi in molti si chiederebbero che fine avesse fatto Zaniolo, magari ritrovandoselo a sorpresa allo stage della Nazionale nel corso delle sperimentazioni di Roberto Mancini. Nel mentre, se Nainggolan non si fosse infortunato in estate, con ricadute annesse, e avesse avuto un atteggiamento più professionale, la storia sarebbe ben diversa. È il concetto di sliding doors, il pensiero controfattuale che alimenta solo la delusione per chi dalla realtà non trae beneficio. Di storie come quella di Zaniolo in casa Inter ce ne sono state tante, molti potenziali campioni non hanno mai avuto la loro occasione e oggi sono spariti nelle serie minori oppure giocano in squadre di Serie A di medio-basso livello, con poche prospettive di crescita. L’unica certezza è che mai avrebbero avuto la tanto auspicata chance di vestire il nerazzurro ad alto livello, perché è nel Dna di questo club puntare su giocatori pronti (spesso a torto) senza mai rischiare il giovane canterano con una certa continuità. Anche perché, ed è colpa anche degli Zaniolers, chi non si dimostra pronto per l’Inter viene subito accantonato dal pubblico, spesso accompagnandolo con i fischi.

Intanto, sarebbe anche meglio guardare a casa nostra piuttosto che in casa di altri. Oggi l’Inter gioca all’Allianz Stadion di Vienna contro il Rapid e si capirà quanta voglia i giocatori avranno di partecipare a questa competizione. L’ultimo precedente è un’onta che va lavata con il massimo impegno. Altrimenti remi in barca con le inevitabili rappresaglie societarie, che alla luce di quanto accaduto ieri non sono un concetto vago e astratto. Il riferimento va alla clamorosa decisione del club di togliere la fascia di capitano dal braccio di Mauro Icardi e metterla in quello di Samir Handanovic. Un autentico choc, considerando quanto l’attaccante tenesse a questo ruolo, ma che tradisce il nuovo corso dirigenziale da quando a capo c’è Beppe Marotta. Chi sgarra (o chi per lui), paga. E in attesa di capirne gli sviluppi, è facile intuire che il numero 9 stia pagando per la fastidiosa tiritera sul rinnovo del contratto, per post social poco gradevoli e, soprattutto, per non aver mai messo un freno alle dichiarazioni pubbliche della moglie e agente Wanda Nara. In particolare, le più recenti dal salotto tv di 'Tiki Taka', dove la signora WN ha, nel giro di pochi minuti, dato consigli professionali a Spalletti, massacrato i compagni di squadra di Icardi e insinuato che dal club escano cattiverie nei confronti del marito. Probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Adesso, mettiamoci seduti comodi e gustiamoci questo show mai banale che è l’Inter, con due possibili conseguenze di quel tweet delle 12.34: sfascio totale o squadra ricompattata. I primi indizi stasera, con Icardi lontano circa 860 km. Per sua scelta, tipica di un ex capitano che abbandona la nave perché "c'è rimasto male". Non benissimo...

"Se il valore di una cosa viene fatto dipendere dall'effetto di sorpresa che è in grado di produrre, si arriverà a definire quella cosa solo attraverso il suo valore di choc (Paul Valery)"

Sezione: Editoriale / Data: Gio 14 febbraio 2019 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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