A parte l'Atalanta, che con Gasperini pratica un calcio tutto suo, in Italia c'è solo una squadra che gioca con il naso sempre rivolto alla metà campo avversaria: l'Inter. Che sia in vantaggio di un gol, di quattro gol o che sia in svantaggio, i nerazzurri hanno sempre un approccio propositivo al match. L'idea di gioco conferita da Luciano Spalletti è evidente: non si butta mai il pallone, la manovra parte dal basso fin dal portiere, palla a terra, fraseggio possibilmente rapido e poi sbocco sulla trequarti, centrale o esterna. Nessuna 'pallata' diretta sulla punta, nessun lancio lungo a cercare la sponda aerea (se non talvolta alla ricerca di Perisic quando l'avversario alza il pressing sul rinvio dal fondo). Insomma, la predisposizione dell'Inter spallettiana è piuttosto evidente, e si fa fatica a concepire quelle note polemiche che parlano di "Inter senza gioco". Al tecnico toscano si possono muovere tutte le critiche che si vogliono, ma di certo non si può dire che la sua mano non si vede. Ed è un'idea di calcio che va al di là degli interpreti, perché si è visto che il canovaccio resta il medesimo anche in assenza di chi normalmente gioca titolare.

In questi due anni scarsi al timone, Spalletti ha irrobustito la fase difensiva, tra le migliori in Europa. Ma non solo. L'Inter arriva con fluidità e anche con una certa facilità a ridosso dei 16 metri avversari. E non inganni il giropalla effettuato talvolta sulla propria trequarti: anche quello è un sintomo chiaro della volontà di non forzare la giocata, provando a stanare con pazienza l'avversario, andando a ricavare quello spazio tra le linee buono per prendere dei vantaggi. Confondere questa ragnatela di passaggi solo all'apparenza inutili con una melina sarebbe un errore grossolano di chi osserva.

Insomma, tutto bene fino alla trequarti avversaria, ma poi lì qualcosa si inceppa. E anche questo è evidente. Perché se l'Inter, nonostante una difesa super e una manovra efficace e lucida, non si trova a lottare per vincere qualcosa significa che qualche problema c'è. E il problema è, appunto, in attacco. In estate si era pensato di ovviare alle mancanze sulla trequarti offensiva con l'arrivo di Nainggolan, che infatti quando è stato in condizioni decenti ha coperto qualche limite e dato un senso a tutto. Però la stagione del belga – com'è noto – è stata tutt'altro che serena, e quindi la fase offensiva ne ha risentito di conseguenza. Al netto del caso Icardi, del periodo di assestamento di Lautaro, dell'intermittenza di Perisic e degli acciacchi di Keita, l'attacco nerazzurro si è spesso dimostrato non all'altezza, sia per scelte nei momenti topici che per qualità tecniche. Il migliore per rendimento è stato Politano, ottimo nel non subire il salto dal Sassuolo e prezioso nel suo contributo costante. Però Politano non è Robben e in un'Inter che lotta per vincere scudetti e coppe sarebbe un perfetto dodicesimo uomo.

In poche parole, per fare il salto da squadra di piazzamento a squadra di vertice servono almeno due top-player nel reparto offensivo. E se la scelta sul mercato estivo dovrà essere tra comprare cinque-sei elementi discreti o portarsi a casa due big, allora Marotta e Ausilio non dovrebbero avere dubbi. Provate a immaginare questa rosa attuale e aggiungetele Cavani e Son. Oppure Suarez e Di Maria, Benzema e Lucas Moura, Diego Costa e Pepé, Lewandowski e Carrasco. Se, come sembra, sia Perisic che Icardi lasceranno Milano, allora la società avrà il dovere di rimpiazzarli con calciatori superiori. Con un secondo anno di Champions (si spera) e la fine del settlement agreement ci sarà un più ampio margine di manovra, ma il budget ovviamente non diventerà illimitato per magia. Ed è proprio per questo che l'idea di agire chirurgicamente, puntando più sulla qualità che sulla quantità potrebbe rivelarsi vincente. D'altronde comprare tanto per comprare non è mai stato nelle corde di Suning. Il Tottenham un anno fa non fece mercato né in entrata né in uscita e oggi ce lo ritroviamo in semifinale di Champions.

Dare fiducia a questo gruppo e spendere il grosso del budget tutto su due big in attacco. Si può fare.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 30 aprile 2019 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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