Nella storia recente nerazzurra si è compiuta un’altra beffa. E’ stata davvero una sconfitta immeritata ma Roberto Mancini, prima della partita, ha fatto una dichiarazione che il noioso popolo dello sfottò ha sfruttato incredulo. Si, perché il tecnico in conferenza pre gara si riferiva agli 1-0 a favore maturati in numerose occasioni, definendoli belli perché fanno parlare. Con puntuale ovvietà si sono sfogati brandendo il consueto repertorio che consolida il trend di questi anni: zero analisi, crisi inventate, titoloni magnifici e molte prese per i fondelli. 

Per come è andata la partita, con particolare riferimento al secondo tempo, l’Inter avrebbe meritato la vittoria, ha fatto di tutto per vincerla, contro un avversario che ha fatto la miglior partita della stagione e, a dispetto del nome poco stimolante, sesto in classifica. L’Inter poteva anche subire un gol nel corso della gara ma ha avuto più occasioni, più convinzione e più sfortuna, oltre a maggior imprecisione. E’ indicativo anche l’ennesimo arbitraggio infelice di Doveri e lo strano caso che attesta l’impossibilità storica di vincere se arbitra lui. 

Preso atto di questo, vanno però letti con preoccupazione i dati statistici. Questi riferiscono di un'Inter in calo di risultati, che ha perso tutto il suo vantaggio, le ultime due partite in casa e ben 4 gare nel solo girone di andata, appena concluso. Un elemento quest’ultimo che vieterebbe di pensare in senso assoluto allo scudetto. Un obbiettivo che nonostante i punti in classifica non è alla portata dell’Inter di quest’anno. Prima che qualcuno mi lanci anatemi e sacramenti, anti interismo e altre amenità, sappia che lo dico con rabbia.

Il primo pensiero che ho avuto, con un impeto di orgoglio, è stato che sabato alle 15 si va a vincere a Bergamo. Ritengo che se l’Inter giocasse sempre con quel piglio, quell’intensità tutte le partite oggi avrebbe qualche punto in più. Se perdi però partite come queste, pur immeritatamente, giocando una bella partita, è impossibile non vedere i difetti di produzione a cui non sarà nemmeno possibile porre riparo in questa sessione di calciomercato. All’Inter manca in modo clamoroso un costruttore di gioco, un giocatore a cui affidare il pallone e un altro centrocampista che parli la stessa lingua. Mancano anche due esterni di livello ma sono cose che Mancini e la società sanno benissimo.

Il problema è che oggi non sono disponibili giocatori in grado di dare quella qualità decisiva per poter aspirare a vincere il titolo. Per quanto possa far male riconoscerlo, dopo una discreta illusione, i mezzi attuali possono e devono bastare per arrivare al terzo posto. Il Napoli campione d’inverno e la Juventus vengono da un progetto che parte da molto più lontano ed è naturale che si contenderanno loro lo scudetto. L’Inter parte da un crescente numero di certezze che, dopo la difesa, installa anche Ljajic e Icardi tra i perni. Nonostante gli errori oggi si sono visti i progressi in chiave di personalità e movimenti. Tanti errori ma anche molta presenza e sfortuna nelle concusioni.

Non riesco ad essere tra quelli che se la prendono con Kondogbia, che ha giocato una partita più che discreta, se non fosse stato sostituito forse l’Inter non avrebbe perso. Il francese rimane un investimento per il futuro ma vedere il Duncan di oggi mi fa fare una riflessione poco popolare. Se fosse rimasto all’Inter oggi non sarebbe questo giocatore, al contrario sarebbe stato risucchiato dal vortice di questi anni. Vale però la pena fare un eventuale investimento per riprenderlo.

In questa bella partita che l’Inter ha giocato, resta da chiedersi se i giocatori si faranno abbattere dal flagello di una sconfitta priva di giustizia o dal tormento di una stagione molto buona ma contraddittoria. Se l’Inter vuole andare in Champions League è determinante andare a battere l’Atalanta con una prestazione di grande forza. Diversamente si rischia di perdere tutto. A questo proposito la vera domanda che mi faccio è che tipo di Inter sarà, qualora non arrivasse la Champions ma solo l’Europa League. Forse è prematuro ma è importante sapere se il progetto è legato unicamente al raggiungimento del terzo posto o se rischia di frantumarsi a causa di una stagione che può anche rivelarsi deludente.

Le ultime due riflessioni sono queste: non c’è nulla da imparare da questa sconfitta se non avere la conferma dei limiti strutturali. Non è comunque una lezione ed è una beffa che fa solo male a tutti. Non darà stimoli e non sarà benefica perché è stata solo una sconfitta senza senso. In ogni caso tra questo anno e gli ultimi quattro, comunque vada, c’è un abisso.

Amala

Sezione: Editoriale / Data: Lun 11 gennaio 2016 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
vedi letture
Print