In pochi hanno ben chiaro cosa stia accadendo all'Inter. Thohir vende la sua quota, anzi alleggerisce il suo pacchetto e mantiene la maggioranza, cerca nuovi partner in Cina consolidando la sua alleanza con Moratti, che però ci ha ripensato e vorrebbe scalzare il socio indonesiano per riprendere la guida del club, con un piano che a qualcuno è apparso un po' troppo nostalgico, ma comunque accattivante e plausibile, e per l'ex presidente anche simpatico: far tornare a Milano il Cholo Simeone affidandogli la panchina al posto di Mancini, che avrebbe così il via libera per andare al Real e riabbracciare Kovacic, riportare in squadra Ibra per poi convincere a rimettere la maglia nerazzurra anche Bergomi e Recoba, con Gasperini assegnato al reparto pulizie di Appiano e Branca a capo del mercato, quando l'ex dt verrà scovato in Brasile.
La terza estate della gestione Thohir si preannuncia forse la più imprevedibile sotto l'aspetto societario. I 40 milioni derivanti dal terzo posto valido per la Champions, che l'indonesiano aveva già messo in cascina quando l'Inter dominava a suon di 1-0 il campionato, si sono volatilizzati nel giro di due mesi, insieme a tutto il fieno di Mancini. È vero che la Roma ha rallentato con due pareggi inaspettati, complice pare anche il conflitto fra Totti e Spalletti, colpevole stavolta di non aver dato nemmeno il buongiorno allo storico capitano giallorosso, ma ormai quello dell'Inter rimane a mio parere un inseguimento impossibile. Occorrerebbe vincere tutti e cinque i match, ruolino non proprio scontato per una squadra che era crollata in una fase cruciale del torneo, mentre la Roma dovrebbe perdere quattro punti, per ipotesi contro il Napoli di Higuain, redarguito da Sarri perché mettendo le mani addosso all'arbitro ha rischiato di passare per finocchio, e il Milan di Brocchi (e basta con il gioco di parole).
Magari nel cammino dei giallorossi ci fosse la Samp di Pazzini e Cassano, con Ranieri versione romanista e non british, lui che oggi è impegnato a portare a termine la sua straordinaria impresa con il Leicester e spera di non commettere gli errori del passato, quando subentrando a Spalletti aveva fatto più punti di Mourinho e, come ha ricordato lo stesso tecnico delle Foxes qualche giorno fa, avrebbe vinto lo scudetto pure con i giallorossi, se solo avessimo tagliato quella fetta inutile di inizio stagione. Anche l'Inter guidata da Thohir e da Mancini deve guardarsi bene dal suo recente passato, cercando di non compiere gli stessi sbagli per costruire un futuro che si fonda già su basi solide, come ha fatto capire il tecnico nerazzurro confermando per la quarantaseiesima volta nell'ultimo mese la sua permanenza a Milano, dove non ci sarà invece Mihajlovic che ha dovuto lasciare anzitempo il suo Milan, da sesto cavallo vincente.
Quel che è certo è che la squadra ha finalmente trovato una sua struttura che, a differenza dell'estate scorsa, non verrà più stravolta. Dal prossimo luglio, Champions o non Champions, è lecito attendersi pochi cambi, anche se l'eventuale arrivo di partner cinesi, auspicato basically da Thohir, potrebbe immettere nelle casse del club nuova liquidità per dar forza al mercato. Ma l'obbligo, e Mancini lo sa bene, è quello di tenere in squadra i big. Uno come Icardi, capitano e futuro dell'Inter, oggi è insostituibile, né Maurito gradirebbe l'ipotesi di dover cambiare subito colore alla sua nuova auto. Stesso dicasi di Miranda e Brozovic, altri pezzi pregiati appettiti dai club europei, o lo stesso fenomeno Perisic, esploso in questo 2016 e ora voluto al Chelsea da Conte, anche se stando alle richieste del pm Di Martino i due potrebbero comunicare solo in orario di visite.
Per proseguire nella crescita servono qualità e continuità che al progetto tecnico sono mancate negli ultimi anni. La musica ovviamente è cambiata con Mancini, sebbene il tecnico ci abbia messo un po' per capire quale fosse l'abito, o meglio la sciarpa adatta alla sua nuova Inter, ritardo dovuto anche all'ambientamento dei tanti nuovi acquisti, vedi Kondogbia, oggi un altro rispetto a quello di inizio stagione, anche perché pare che nei primi mesi al suo posto giocasse il fratello. Per questo il Mancio dice che pure senza un ritorno immediato nell'Europa delle grandi la stagione nerazzurra rimarrebbe positiva. Per la prima volta l'Inter non ripartirebbe più da zero ma da uno, ovvero dalla consapevolezza di essere di nuovo squadra, e avendo dimostrato di riuscire a dominare anche le compagini più forti come la Juve e il Napoli avrebbe tutto il diritto, oltreché la necessità, di sognare in grande.
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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