Lasciare qualcuno fuori dalla porta non sempre serve per lasciare fuori anche i problemi o, più semplicemente, le polemiche. Spalletti non convoca Icardi per Inter-Lazio e, inevitabilmente ma anche un po' fastidiosamente, tutto gira e girerà attorno a questo. Se i nerazzurri dovessero vincere il delicato scontro Champions, il tecnico avrà avuto ragione nel mettere il gruppo davanti a tutto e tutti. Ma in caso di risultato diverso si sprecheranno i cori di quelli che "eh ma se c'era Icardi...". L'assenza forzata di Lautaro, tra l'altro, aveva spinto qualcuno ad azzardare un comunque poco probabile ruolo da titolare per l'ex capitano che invece vivrà la partita da spettatore. Le valutazioni, però, possono essere diverse. E soprattutto diversi possono essere i punti di vista da cui si osserva l'ennesima puntata di una telenovela.
La cosa peggiore è che da questa telenovela non c'è modo di uscire: qualunque decisione venga presa riguardo a Icardi, questa decisione fa rumore, fa discutere, crea schieramenti contrapposti e velenosi, trascina con sé giudizi netti e diversissimi. Icardi è tornato ad allenarsi il 21 marzo, in una Pinetina mezza deserta causa impegni di molti con le Nazionali, dopo un'assenza, chiacchieratissima e lunghissima, durata 40 giorni. Dal 13 febbraio. Ed è proprio questa la motivazione del tecnico per spiegare la sua assenza dalla lista degli anti-Lazio: assenza lunga, ancora pochi veri allenamenti nelle gambe. E non è che questa sia una motivazione fuori dal mondo. Pare, anzi, legittima. Ma ogni telenovela ha le sue dietrologie, i suoi intrighi e i suoi misteri.
Si può leggere tra le righe della decisione dell'allenatore, la volontà di non esporre, per ora, il giocatore al confronto con San Siro. Quei 40 giorni di assenza, le ambigue foto sui social, quel fastidio al ginocchio così insormontabile, quell'incapacità di andare oltre una fascia sul braccio, senza considerare le altrui dichiarazioni in tv e sui social, hanno lasciato un segno profondo. Profondissimo. Dopo essere stato degradato, due volte i volti di Icardi e signora sono apparsi sui maxi-schermi del Meazza. Fischi assordanti in entrambi i casi. Tanto che poi le partite seguenti, la coppia più social del calcio italiano le ha seguite dal divano di casa. O comunque non dallo stadio "per non alimentare polemiche", come da loro dichiarazioni.
Convocarlo, portarlo anche solo in panchina, avrebbe spostato il grosso, se non la totalità, dell'attenzione proprio su quello: come sarà accolto Icardi dai suoi tifosi? Lui e Perisic si guarderanno o si ignoreranno? E se non si sorridono con convinzione? E se i compagni esultano e lui esulta meno? E se entra e gioca male e se invece entra e fa gol? Forse, si può voler decidere di fare a meno di queste ulteriori pressioni in un gara delicata e molto importante in vista dell'ultimo obiettivo stagionale rimasto da inseguire.
Altro punto: l'Inter si è trovata, volente o nolente, a fare a meno di Icardi quando ne avrebbe avuto bisogno. Proprio durante quei 40 giorni in cui è uscita dall'Europa League avendo a mala pena giocatori con cui riempire la panchina e in un campionato in cui ha iniziato a sentire sul collo il fiato, pesantissimo, delle inseguitrici. Ha dovuto fare a meno di lui quando Lautaro era squalificato, Keita mezzo zoppo, qualcun altro infortunato e alcuni affaticati e certamente spremuti. Ha dovuto fare a meno di lui in un derby delicatissimo che, in caso di sconfitta, rischiava seriamente di mandare a rotoli il resto della stagione.
Ecco, di fronte a tutto questo un altro messaggio tra le righe può essere: abbiamo dovuto fare a meno di te quando servivi, ora non decidi tu come e quando rientrare ma ti metti in coda e la corsia preferenziale è riservata a chi in quei 40 giorni c'era e tutto sommato è uscito dalla tempesta non del tutto indenne ma almeno nemmeno affogato. L'esclusione di Icardi può perisno essere, dopo tanto tempo, la manifestazione di una sintonia dell'allenatore con la società (che proprio su questo caso hanno dimostrato di viaggiare sulla stessa lunghezza d'onda, cosa che alla Pinetina non si vedeva da parecchio). Icardi tornerà prima della fine della stagione ma così come lui non ha avuto fretta di superare e sopportare il fastidio al ginocchio, l'Inter non ha fretta di reinserire tra i convocati uno che è stato fuori così a lungo e che tanta polvere ha sollevato o contribuito a sollevare.
Qualcuno accusa, invece, Spalletti di aver applicato una sorta di vendetta, di aver messo un suo interesse personale davanti al bene della squadra, di non aver mostrato buonsenso e, infine, di avere ora dei problemi con Icardi così come ne ha avuto a Roma con Totti. Di certo non è un allenatore che ha paura di prendere decisioni anche impopolari per quello che lui ritiene il bene della squadra. Ma come sempre accade agli allenatori, avrà ragione se vincerà perché nel calcio funziona così. Perché quando ti ritrovi in mezzo a una telenovela da cui non c'è modo di uscire, finisce per far rumore anche la mancata convocazione di un giocatore che è stato fermo per 40 giorni.
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