L' Inter battte un colpo, anzi due. Dopo il roboante 3-0 alla Juventus in Tim Cup, ecco il 3-1 al Palermo in campionato. Vittorie salutari e rigeneranti, sebbene per motivi diversi. Quella con i bianconeri ha riconsegnato al gruppo consapevolezza e sfrontatezza; quella di domenica sera con i siciliani è servita per la continuità e per la classifica. Adesso viene il difficile: con Bologna e Roma c'è uno snodo importante, forse cruciale per la stagione. Almeno in ottica terzo posto.

Tornando alla prestazione con il Palermo, risaltano e splendono le performance di Ljajic, Palacio e Perisic. I tre, supportati da Medel e Kondogbia, hanno inciso in attacco, suggerito la punta e agito diligentemente in fase di ripiegamento. Per cui, giusto sottolineare la serata di tutti loro. Ma, per quanto mi riguarda, il vero scatto al gioco dell'Inter in queste due ultime uscite lo hanno dato i due punti di riferimento centrali che si sono alternati tra coppa e campionato: prima Eder contro la Juve, poi Icardi contro i rosanero. Entrambi hanno finalmente interpretato il ruolo come andrebbe sempre fatto: non aspettare la palla buona a cinque metri dalla porta, ma lavorare per la squadra, venire incontro, ripulire le palle sporche, andare a duello con i difensori, allargarsi su tutto il fronte offensivo, cercare il dialogo con i compagni. Perché se è vero che il cuore delle squadre va al ritmo del battito dei propri attaccanti, allora si spiega la metamorfosi avuta dai nerazzurri nell'ultima settimana.

Eder mi era piaciuto tantissimo nel suo continuo sudare per fare da raccordo e riproporsi. Nessuna sorpresa: l'oriundo è uno che queste consegne le ha sempre rispettate e sa come farlo. Diverso il discorso per Icardi. Finalmente, dopo tanti passaggi a vuoto (al di là del numero dei gol), Maurito ha fatto quello che ci si aspetta da lui. Perché i gol li ha sempre fatti e sempre li farà, ma serve anche altro. E allora ecco l'Inter che gioca, macina calcio e produce tantissime occasioni da rete. Paradossalmente, proprio nella sua miglior prestazione stagionale, Icardi ha dato ragione ai suoi detrattori. Che sia la svolta anche del numero 9? Lo sperano tutti dalle parti di Appiano Gentile.

Kondogbia, intanto, cresce bene. Così come aumenta esponenzialmente il contributo alla causa di Perisic. Resta un reale problema, quello dei terzini. C'è poca qualità media e l'abnegazione non è sufficiente se si vuole puntare a campionati di vertice. Mai un uno contro uno riuscito, mai un cross ben fatto, mai un'iniziativa convincente. 

Si possono cambiare moduli, si può cambiare atteggiamento, si può cambiare approccio. Alla fine il campo ti consegna il conto. E la qualità paga sempre. Magari non subito, ma prima o poi paga.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 08 marzo 2016 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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