Per uno come lui deve essere davvero un dolore atroce rimanere fuori dal torneo a cui partecipano tutti i più grandi calciatori al mondo. Zlatan Ibrahimovic, nonostante la sua classe, non è riuscito a portare la Svezia ai Mondiali in Sudafrica e dovrà accontentarsi di guardare in tv la corsa al titolo più prestigioso dei big del calcio globale. L'ennesimo colpo al cuore di una speranza, quella di vincere il Pallone d'Oro, che ormai svanisce con una rapidità irreversibile. Qualcuno, sponda nerazzurra, e non mi riferisco solo ai tifosi, probabilmente avrà provato un brivido di piacere nel vederlo fallire un obiettivo a lui così caro. Non per cattiveria, sia ben chiaro, ma per buona memoria e attenzione ai particolari (come le parole, per esempio). Mi chiedo come mai un fenomeno così, che ha guidato l'Inter alla vittoria dello scudetto dopo 17 anni di attesa (frasi sue), non sia riuscito a regalare con le sue magie neanche il secondo posto a una nazionale che aveva partecipato agli ultimi due tornei in Corea e in Germania. Non certo il Liechtenstein, senza offesa per il popolo del centro Europa.

Forse il suo immenso talento, a livello internazionale, vale quanto quello di un anonimo mediano dai piedi di marmo? Non mi sorprende, considerato il suo curriculum con l'Inter e con la Juventus in Champions League (inutile andare ancora più a ritroso fino ai tempi dell'Ajax), che testimonia un'idiosincrasia nei confronti dei tornei oltre i confini del suo club di appartenenza. Eppure nessuno può alzare la mano sostenendo che Ibrahimovic non sia un grandissimo giocatore. Ma di certo, nonostante lui voglia trasmettere un messaggio opposto, non può essere considerato un leader a 360 gradi. Facile esserlo quando sei circondato da campioni indiscussi, e non gente che, come l'ha definita lui, non è in grado di essere decisiva. Lui è il primo a non esserlo quando conta veramente, quando l'avversario non è il Lecce o la Reggina (sempre senza offesa), ma un gruppo di giocatori che non parla la sua lingua. Il povero Ibra non ce l'ha fatta, ha fallito nuovamente un appuntamento europeo e stavolta lo ha fatto sin dal primo step. Almeno con l'Inter agli ottavi riusciva ad arrivarci, anche se non certo per merito suo.

Per vincere in Europa ha scelto di andarsene da Milano e vestirsi di blaugrana, forte della tradizione recente del Barcellona. Meglio salire sul carro dei vincitori che portare alla vittoria chi ancora non lo è, almeno non gli si può imputare di non aver scelto la soluzione più semplice. Adesso, come un tifoso tempo fa mi ha fatto notare, mi chiedo come si comporterà Ibrahimovic a livello di Nazionale. Per vincere cambierà passaporto e si aggregherà a una delle selezioni qualificate per Sudafrica 2010? Mah, forse è meglio che si goda le prossime vacanze al mare mentre molti dei suoi ex e attuali compagni di squadra si contendono quel titolo che lui non si aggiudicherà mai...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 ottobre 2009 alle 09:20
Autore: Fabio Costantino
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