Se qualche tifoso dell'Inter crede ai corsi e ricorsi e pensa che le coincidenze siano solo frutto della nostra ritrosia ad andare in fondo alle cose, è libero di lasciarsi andare a ogni forma di scongiuro. Lo dico perché l'ultima volta che la Beneamata ospitò il Cagliari al 'Meazza' di pomeriggio e in concomitanza con il Mondiale di ciclismo, arrivò una batosta pesantissima da digerire. Era l'Inter di Walter Mazzarri contro i sardi guidati da Zdenek Zeman e praticamente non ci fu partita: 1-4, tutto nel primo tempo, compresa l'espulsione di Nagatomo. Per la cronaca, quel 28 settembre 2014, a pedalare più velocemente di tutti sul percorso di Ponferrada fu il polacco Michal Kwiatkowski, succeso impronosticabile come il rotondo poker del Cagliari a Milano.

Personalmente mi limito a sorridere considerando il precedente, non credo che gli eventi del passato possano influenzare quell del presente solo in base alla coincidenza in cui si verificano. Perché solo di coincidenza si tratta. Credo però che gli errori, quando non corretti, possano ripetersi e pesare non poco sull'attualità e sul futuro. Mi riferisco proprio alla squadra nerazzurra, che archiviata serenamente la pausa delle nazionali torna oggi in campo per provare a interrompere la striscia di due sconfitte consecutive tra campionato ed Europa League e di tre gare senza vittoria. Gli errori, nello specifico, possono essere riassunti in un'unica parola: approccio.

Finora l'Inter ha mostrato buone cose e una crescita sostanziale dal punto di vista del gioco, si vede che il tempo e gli allenamenti stanno dando una mano a De Boer in tal senso. La squadra produce molto in attacco, pur concedendo ancora qualcosa in difesa (l'equilibrio non è proprio dietro l'angolo). Buon segno alla luce della qualità offensiva di questa rosa. Il vero dramma, sportivamente parlando, è invece l'approccio alla partita, tendenzialmente molle e deconcentrato, al punto  da concedere sempre la prima mossa all'avversario che altrettanto tendenzialmente la sfrutta. Solo una volta (a Empoli) i nerazzurri non si sono trovati a inseguire nel punteggio e nella totalità delle nove partite disputate il dato assume contorni inquietanti, al punto da non poter essere catalogato come semplice coincidenza. 

No, qui bisogna andare in fondo al problema perché è evidente che ce ne sia uno. Può capitare un paio di volte, anche tre, quattro a voler essere generosi. Ma otto volte su nove no, non è accettabile e urge correre ai ripari. Non ci si può sempre appoggiare all'errore del singolo per giustificare questa tendenza. Vero è che a turno in molti hanno commesso svarioni, ma è l'atteggiamento di tutta la squadra dopo il fischio d'inizio dell'arbitro a non convincere. De Boer se n'è reso conto, impossibile di fronte alle statistiche che mai mentono, e sta lavorando anche per migliorare sotto questo aspetto. Ma più di lui devono essere i giocatori a dimostrare di esserci sempre con la testa e di non doversi scuotere solo dopo una sberla. Fa parte del bagaglio di professionalità che ogni calciatore deve portarsi dietro a certi livelli, senza eccezioni.

Oggi mi aspetto una svolta dal punto di vista dell'approccio, il Cagliari sulla carta, al netto delprecedente di cui sopra, è ampiamente alla portata dei nerzzurri ma al contempo è squadra tosta, che ama attaccare più che difendere. Un invito a osare per la linea offensiva dell'Inter, un invito a fare attenzione non solo per la linea arretrata ma per tutta la fase difensiva, che coinvolge ogni singolo calciatore sul rettangolo di gioco (si pensi a Kondogbia vs. Bologna, l'errore nasce a centrocampo). Finora, soprattutto al Meazza, sono stati persi troppi punti e in questo percorso verso l'elite del calcio internazionale, già indicato dalla nuova proprietà, passa soprattutto dal modo in cui i veri protagonisti della giostra interpretano il loro ruolo. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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