Quattro punti nelle ultime quattro partite. E’ il dato incontrovertibile di una squadra che fino alla metà di dicembre viaggiava in media scudetto, aveva 4 punti di vantaggio sulle seconde e sembrava solida. Poi improvvisamente quell’Inter è sparita.
Prima la partita con la Lazio che la squadra ha approcciato malissimo poi, al rientro, l’illusione di una gara vinta ad Empoli, pur giocando a basso ritmo e la beffa della sconfitta in casa col Sassuolo, maturata in circostanze casuali e comunque figlia di troppi errori davanti alla porta. Fino ad arrivare al pareggio sconcertante con l’Atalanta in cui sono stati persi in ogni zona del campo più di 40 palloni (quaranta!).
E’ stata un Inter brutta, goffa e spenta, lontanissima parente di quella vista sei giorni prima a San Siro. E’ sembrata una squadra appesantita da un richiamo di preparazione, lenta e prevedibile nei movimenti, approssimativa nei passaggi, inguardabile nei tentativi al tiro e, in definitiva, persino sconcertante in difesa. Tanti colpevoli ma soprattutto nessuna motivazione logica per un match giocato con tanta superficialità.
Succede spesso quest’anno. Troppo spesso.

Non è normale sbagliare appoggi a centrocampo, persino con giocatori appena entrati (Perisic), fare svarioni inediti in difesa (Murillo), entrare in area bergamasca dopo pochi minuti che sei entrato in campo, poter tirare e invece perdere il passo e non combinare nulla (Palacio).
Non è normale vedere Guarin in campo con quell’aria distaccata di un giocatore che mentre riflette se accettare le offerte dall’estero, dimostra che non ha molte intenzioni di restare nemmeno qui. Incomprensibile anche la gara di Telles ma personalmente ho trovato davvero brutta la partita di Medel. Se un giocatore che brilla per il suo spirito ci mette dieci secondi per far ripartire un'azione, sventa in modo ordinario qualche azione avversaria e ripiega sempre sul passaggio in orizzontale, è giusto che resti in panchina.
Il protagonista, ahinoi, è stato Handanovic. L’eroe di una partita durante la quale ha salvato quattro palle gol, tra cui una quasi illegale.
Uno spot per il popolo degli highlights, quelli che guardano qualche spezzone e sostengono pomposamente che, senza il portiere sloveno, l’Inter non sarebbe nemmeno al sesto posto.

Fa male vedere l’Inter che in una stagione senza coppe, pur rivoluzionata, si è trovata a lungo in una situazione di grande vantaggio che è riuscita a polverizzare, con una struttura mentale consolidata da buona squadra da primi posti ma non vincente.
Se questa è però la nuova/vecchia Inter del 2016 il terzo posto è in forte pericolo perché manca un trascinatore, i resti della vecchia guardia sono in partenza e comunque silenziosi. Si è parlato di scudetto per circostanze di classifica e la necessità comune di rivedere un campionato equilibrato ma a quanto pare il nucleo forte dell’Inter, quello slavo, rispecchia fedelmente il luogo nemmeno troppo comune: tanto talento altrettanta incostanza.
Manca la continuità tra una partita e l’altra e se pensi di vedere a squadra di Mancini che scende in campo per azzannare gli avversari, dopo una sconfitta immeritata, vedrai l’esatto contrario.

Naturalmente se io fossi il tifoso di una squadra di metà classifica sarei felice e apparirei decisamente positivo, persino dopo prestazioni tanto scadenti. Invece tifo e seguo l’Inter che ha diversi giocatori sprovvisti di quell’animus pugnandi. Con l’Atalanta poi, misteriosamente, si gioca spesso un calcio ovvio, spurio, privo di agonismo. Allo stesso tempo i bergamaschi (che venivano da quattro sconfitte consecutive) sembravano assatanati. Sconcertante vedere la stessa squadra perdere con il Genoa giocando tanto mediocremente e poi rivederla con quell’aggressività. Succede ogni anno con l’Inter.
Evidentemente per loro è un derby o hanno qualche motivazione particolare.
Martedì si gioca Napoli-Inter. Apprezzerei una partita importante, comunque vada, e una vittoria netta sul Carpi, con il piglio della squadra abituata a essere sempre sempre sempre concentrata.
E’ un'aspettativa. Non ho detto che andrà così.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 gennaio 2016 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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