Anno nuovo, vecchie abitudini. Anche il 2019 calcistico spalanca le sue porte al mercato di riparazione, un primo passo nel futuro per allontanare ciò che c'è di guasto nel passato. Ed è cosi che la sospensione dell'incredulità, prorogata fino al 31 gennaio per uniformare la Serie A agli altri campionati europei, attecchisce ancora meglio nelle menti dei tifosi italiani per nulla occupate dal calcio giocato. Il carrozzone delle trattative va avanti da sé mentre qualcuno ha deciso di non far rotolare per 12 lunghi giorni il pallone, scheggia insolitamente impazzita nel belpaese tra Santo Stefano e il 29 dicembre per provare ad assomigliare al modello inglese che è inavvicinabile perché ha dalla sua la tradizione.

E proprio il goffo tentativo di sembrare qualcosa di diverso, proposto dai procuratori a dirigenti in preda all'ansia da prestazione di una stagione che magari non è partita con i presupposti giusti, è il sale della sessione invernale. I sogni venduti a prezzi virtuali sono più rassicuranti delle solide realtà, se queste smettono di esistere anche solo per poco di meno di due settimane: in questo ragionamento, una posizione di classifica vale meno della proiezione ideale della stessa nei mesi a venire con una rosa rinforzata solo sulla carta. E' su questo trucco che si fonda il racconto del paese incantato in cui gli affari sembrano tali giusto perché correggono qualcosa di palesemente inadatto. Tanto meglio se la favoletta, Coppa Italia trascurabile a parte, può essere narrata per ben 19 pagine prima che ritorni la fredda cronaca del campo. A dire la verità, anche cruda, su una determinata squadra.

Che, a questo giro, non può essere l'Inter: come ha fatto giustamente notare Spalletti nell'ultima conferenza del 2018, la squadra è perfettamente allineata alle richieste della proprietà. Il +8 sul quinto posto occupato dal Milan è un'assicurazione importante sulla vita in Champions della prossima stagione, dove i nerazzurri si augurano di ricucire il discorso con la qualificazione agli ottavi interrottosi in casa con il Psv, nel punto più basso della stagione corrente. Un'uscita di scena legata a dettagli che esulano dal valore assoluto della rosa, se non altro perché non utilizzabile in ogni suo elemento: insomma, le correzioni da apportare al gruppo a disposizione, che necessita comunque di alcune conferme relative ai vari riscatti, sono da rimandare all'estate. Il che non vuol dire adagiarsi sul nuovo status acquisito nel girone d'andata, come ha ammonito Beppe Marotta a Inter Tv dopo la vittoria sull'Empoli: “La classifica ci tranquillizza, ma non dobbiamo sederci. Anzi. Questa prestazione è un esame superato, ma bisogna già pensare al prossimo avversario preparandoci con applicazione”. Idea chiarissima, spendibile in campo come fuori: i giochi di potere tra le varie contendenti europee, infatti, non vanno mai in vacanza, quindi per colmare il famoso gap occorre utilizzare il tempo a proprio favore in ogni momento. Con la consapevolezza, nel caso specifico dell'Inter, che difficilmente su piazza si troverà un giocatore che possa portare a una svolta (sembra passata un'eternità quando Ausilio andava a 'elemosinare' il prestito di Rafinha a Barcellona). Per vincere l'Europa League e la Coppa Italia, ragionando a livello di valori, potrebbe bastare il materiale a disposizione del tecnico di Certaldo che, per i motivi più svariati, non ha mai sfruttato a pieno. Detto di Nainggolan che, se dovesse rivelarsi decisivo nella seconda parte dell'annata in corso, potrebbe essere definito colpo di gennaio, non è un caso che Keita e Lautaro, due riserve di lusso, siano stati gli ultimi due marcatori del 2018. Due rincalzi che tali non sono, come si potrebbe dire per Joao Mario e Borja Valero, che hanno convinto Spalletti a parlare dell'inutilità di fare aggiunte tanto per farle: "Abbiamo una squadra buona, gli avanzi degli altri non arrivano a migliorarla". Discorso condiviso anche dal neo amministratore delegato della parte sportiva, che due idee di come si pianifica una formazione vincente le ha: "Il mercato di gennaio offre poco per disponibilità, bisogna partire dal livello di questa rosa che è importante. Andare a trovare giocatori a noi consoni non è facile, ritengo pertanto che non ci saranno colpi a sensazione".

L'Inter attuale, in poche parole, sembra avere scarso feeling con il mese di gennaio, da sempre riparatore, proprio perché non c'è nulla da correggere se parametrato ai traguardi potenziali raggiungibili da Icardi e compagni a maggio. Per confermarsi e migliorare c'è più tempo, il credito di sei mesi guadagnato nei primi quattro dell'ultimo anno. A giugno si tireranno le somme, si verificherà il numero vicino alla casella 'trofei vinti', e in ogni caso si andrà verso la direzione unica del miglioramento. "L'anno prossimo, come da propositi della società, sappiamo che il livello qualitativo e di esperienza del gruppo deve aumentare, è uno degli obiettivi che con Ausilio cercheremo di perseguire", ha spiegato Marotta nel discorso di fine anno alla tv ufficiale.

C'è anche il gennaio della pianificazione esemplare, ma appartiene a un calcio lontano da quello italiano. Anche qui la Premier League fa scuola: un anno fa, il Liverpool, dopo aver ceduto Philippe Coutinho per 130 milioni di euro, ha portato ad Anfield Virgil Van Dijk stabilendo la spesa record per un difensore. Ieri, il Chelsea, con magistrale lungimiranza, ha annunciato l'arrivo di Christian Pulisic per l'estate a fronte di un pagamento di 64 milioni di euro al Borussia, che lo terrà con sé in prestito fino a giugno. Migliorare a gennaio si può, ma non è il caso dell'Inter. E questa volta non è necessariamente un male. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 03 gennaio 2019 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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