Magari questo titolo conduce a accezioni negative, in realtà è solo un modo per rievocare un'espressione di Luciano Spalletti in merito all'eventuale arrivo all'Inter di Luka Modric. Con il croato questa squadra sarebbe stata fortissima, a detta del mister. Ma al contempo, senza di lui resta forte. Ed è assolutamente così, per quanto l'estate presti il fianco a facili illusioni. Giustificate, nella fattispecie.
Perché, mi si perdoni l'audacia, era dall'annus domini 2009 che la dirigenza nerazzurra non portava a casa cotanto ben di iddio dal mercato dei calciatori: Thiago Motta, Diego Milito, Samuel Eto'o, Lucio, Wesley Sneijder... Alcuni già top, altri rivelatisi tali in corso d'opera. Ma tutti funzionali alle necessità di José Mourinho. Altri tempi, sappiamo tutti come si concluse quella stagione. Ma quella squadra era già vincente in Italia, le mancavano proprio quelle pedine per completare l'opera a livello internazionale.
Questa invece alla finestra della Champions torna ad affacciarsi dopo 6 anni, ma come allora la dirigenza ha lavorato molto bene sul mercato, costruendo una rosa che sulla carta può fare bella figura in Europa. Altra differenza sostanziale: nell'estate 2009 la campagna acquisti fu finanziata dalla cessione di Zlatan Ibrahimovic al Barcellona nell'ambito dello scambio con Eto'o (per me resta questo il colpo del secolo). Quella conclusasi da poche ore, al netto dei paletti imposti dalla UEFA, non ha registrato partenze dolorose. Al contrario, i migliori sono rimasti tutti, alla faccia di chi credeva che per sistemare il bilancio Suning avrebbe dovuto monchizzarsi e cedere i pezzi grossi.
Indubbiamente, con Modric la caratura di questa rosa sarebbe stata nettamente superiore, ma i sogni tendenzialmente restano tali (altrimenti non sarebbe così piacevole realizzarli). È stato così con il croato, deciso a unirsi ai connazionali milanesi ma non abbastanza da imporsi con don Florentino (decisamente più coerente Kovacic di lui). E chi critica la gestione nerazzurra della vicenda forse ignora che sarebbe stato impossibile fare di più in una simile e complessa situazione, in barba a chi, infastidito e storicamente con la coscienza sporca, si è preso persino il lusso di denunciare il nulla assoluto alla FIFA.
Sette volti nuovi (otto con Salcedo, un baby fenomeno), tutti necessari per la crescita di un gruppo arrivato quarto all'ultima curva dello scorso campionato. I limiti sono stati appuntati sul taccuino da Spalletti, che li ha mostrati a Piero Ausilio dando le indicazioni per superarli. Detto, fatto. Servivano i gol davanti, sono arrivati Nainggolan, Politano, Lautaro e Keita. Serviva implementare la retroguardia, ecco De Viri, Asamoah e Vrsaljko. Tutti con formule vantaggiose se non addirittura a parametro zero (!). Certo, fosse arrivato Modric...
Dopo anni di insulti anche gratuiti, ingiusti e spesso avulsi dal contesto, Ausilio merita solo complimenti. Il direttore sportivo, per la prima volta con le mani più libere, oltre a realizzare entro il 30 giugno le necessarie plusvalenze è riuscito a consegnare a Spalletti una rosa competitiva, a sua immagine. Ma nessun proclama, il vero giudice resta sempre il rettangolo di gioco e da domani sera ne sapremo di più.
Peccato, da un certo punto di vista, ch lo sbarco in Italia di Cristiano Ronaldo abbia offuscato l'ottimo lavoro nerazzurro sul mercato. Ma da un certo punto di vista è meglio così: i riflettori vadano sulle abitudini culinarie e sui gol in allenamento del portoghese. A fari spenti, con pazienza, si lavora meglio. Perché alla fine questa Inter è forte, ma può diventare fortissima.
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Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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