E’ ormai un dato assodato: più dell’oggi, più della gara comunque delicata contro il Palermo, che Andrea Stramaccioni dovrà affrontare con l’ennesima assenza pesante per infortunio, quella di Walter Samuel, e con una lista convocati infarcita di giocatori della Primavera, in casa Inter tengono banco in maniera più sostanziosa i discorsi legati al futuro. Forse per dimenticare un’annata che sembrava promettere tanto, e che invece si è rivelata essere se non fallimentare quasi, forse per semplice curiosità intorno a quelle mosse che lasciano presagire una sorta di rifondazione all’interno della società, ormai sono tutti proiettati sull’Inter che sarà. Forse in maniera imprudente, considerando che c’è ancora un campionato da finire, nella maniera più dignitosa possibile, ma è ovvio che, viste anche le recenti contestazioni della curva Nord, i fari sono maggiormente puntati sul domani. Domani che si coniuga in diverse sfaccettature, che non risparmiano nessun aspetto dell’ambiente nerazzurro.
Che domani sarà, ad esempio per l’allenatore Andrea Stramaccioni? La maggior parte degli addetti ai lavori scommette, nonostante tutto, alla sua riconferma, e anche ieri in conferenza stampa gli è stato ricordato che uno dei punti fermi del progetto Inter è proprio lui. Strama ancora in sella, quindi, anche nelle dichiarazioni di Massimo Moratti che ormai non sa più in quale lingua ripetere che il tecnico di San Giovanni non si muove da dov’è. Questi i fatti fino ad oggi, poi il mondo del calcio ci ha insegnato che da un giorno all’altro le certezze possono implodere su loro stesse, crollare come un castello di carte; ma in questo momento Stramaccioni può dirsi tranquillo, rassicurato forse anche dal fatto che comunque non sono imputabili a lui tutte le colpe di questa annata disgraziata, e che, secondo quelle che sarebbero le analisi in seno alla società, la prima testa a cadere, se proprio si deve scegliere, non può essere la sua.
Che domani sarà, poi, per i giocatori? Qui il discorso diventa necessariamente più ampio. Perché da questo punto di vista la società ha già mosso i primi passi in avanti con gli arrivi pressoché certificati di alcuni nomi nuovi: la sequela di nomi Laxalt, Botta, Andreolli, Icardi e Campagnaro, quotidianamente nella bocca di analisti e opinionisti, sta assumendo i contorni, con tutte le proporzioni del caso e nessuno me ne voglia, della filastrocca Sarti, Burgnich, Facchetti, eccetera… Ma poi? Chi arriverà? Chi andrà via? I nomi che si fanno sono tanti, nell’uno come nell’altro senso. Si fantastica con le voci legate ai possibili arrivi di nomi quali Alexis Sanchez, Martin Montoya, Alexander Song, Alejandro Gomez, Pierre Aubameyang e altri ne dimentico; si trema però al pensiero di veder partire uno dei pilastri della squadra, Samir Handanovic, per il quale, si dice, il Barcellona è pronto a farsi avanti.
Ovviamente pochi vorrebbero vedere partire il fenomenale estremo difensore sloveno, ma bisogna anche considerare che 30 milioni non sono certo bruscolini. Stramaccioni se lo tiene stretto, ed è giusto che sia così, però la società sia ora attenta e impari comunque dagli errori del passato: faccia il possibile per trattenerlo se ritiene sia giusto così, ma se proprio deve fare il sacrificio lo faccia strappando le migliori condizioni possibili, poi cercando un sostituto davvero valido. Senza dimenticare che da Novara Francesco Bardi continua a mandare messaggi (che partita ieri a Padova, da 10 e lode). E senza dimenticare poi i giovani, quelli in prestito e quelli già in squadra, per i quali l’anno prossimo potrebbero aprirsi prospettive sicuramente interessanti.
Che futuro sarà, infine, per la dirigenza? Questa è indubbiamente la patata bollente: si parla di un Marco Branca ormai con le valigie sulla porta, si susseguono i nomi di eventuali nuovi innesti, con in pole position virtuale Leonardo (opinione personale, uomo che accoglierei a braccia aperte, avendo avuto modo di constatarne anche di persona competenze e passione), passando per Leonardi, Sabatini, Corvino… La realtà comunque pare essere una: Branca e Piero Ausilio rimarranno al loro posto, se un inserimento ci sarà, ad esempio Leonardo, sarà per dotare anche l’Inter di un uomo forte che possa magari dare una mano in sede di mercato e farsi valere davanti ai media. Il tutto nell’ambito di una strutturazione più ramificata dei quadri dirigenziali come si conviene ad un club di blasone europeo come l’Inter. Rimarrà al suo posto anche Marco Fassone, il cui lavoro per l’Inter resta comunque importante e non merita la mortificazione per una goliardata della quale si è reso suo malgrado protagonista in tempi passati (ricordiamoci che Fassone è passato anche da Napoli, piazza dove di certo gli juventini non sono visti di buon occhio). Fassone lavora per ampliare il brand Inter, pianifica tournée, ha in mano il progetto del nuovo stadio e sta facendo ancora il possibile per riaprire anche solo un piccolo spiraglio nella fatidica trattativa coi cinesi aprendo magari le vie di una sponsorizzazione.
Il tutto senza dimenticare ovviamente la grande novità che potrebbe arrivare a giugno, quella dell’ingresso di nuovi soci all’interno del club. Vengano questi dal Kazakistan, dalla Russia, dalla Danimarca, anche dalla Tasmania, questo è un segnale davvero importante: l’Inter è un marchio che non perde di importanza e di fascino nel mondo, sia per la sua storia sia per i valori intrinseci del club, e non trascuriamo il grande impegno nel sociale sintetizzato dal progetto Inter Campus che è valso un riconoscimento da parte dell’Onu, e del quale non si parla mai davvero abbastanza. L’Inter nel mondo è marchio che affascina ora più che mai, del resto è nel nostro statuto essere “fratelli del mondo”. Con buona pace di chi ci definisce un “ambiente strano”…
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