Importanti, precise, a volte anche dure come un pugno nello stomaco: sono le parole che ieri mattina Marcel Vulpis, noto esperto di politica ed economia dello sport, ha rilasciato ai nostri microfoni. Intervista nella quale è stato posto l’accento su alcuni aspetti  della situazione del calcio italiano che francamente fanno davvero riflettere. Passaggi importanti, che evidenziano ancora una volta, e sempre più dolorosamente, la situazione allarmante in cui si è cacciato il pallone nostrano, come se non bastassero anche le recenti polemiche sorte successivamente ai rinvii o alle altre misure straordinarie decise a seguito dell’ondata di gelo e neve che hanno investito l’Italia.

“I club italiani non brillano per "simpatia" all'estero (…). I nostri club non sono per nulla amati e quando non si qualificano per le fasi preliminari o per quelle finali nessuno si straccia le vesti”. Un passaggio che un cinico analizzatore definirebbe quasi lapalissiano, vista l’evoluzione degli anni, ma che sentir ripetere fa male. Specie per chi, nemmeno troppo tempo fa vedeva sui nostri campi campioni del calibro di Maradona, Van Basten, Gullit, Matthaeus, Brehme; dove si parlava di annata deludente se solo una squadra della nostra Serie A arrivava alle semifinali in una delle tre competizioni europee (all’epoca c’era ancora la Coppa delle Coppe). Un patrimonio scialacquato in maniera drammatica, e che come conseguenza ha portato l’Italia ai margini della sfera più alta del calcio europeo. Tutto questo nonostante solo due anni fa una nostra rappresentante alzava al cielo di Madrid la Champions League. Ma se quel successo così importante anziché essere vissuto come la leva per aprire una nuova pagina viene solo vissuto come momento per alzare i cori di piagnistei di coloro che continuano con insistenza quasi paranoica a lamentare presunti favori arbitrali...

Ma ecco il passaggio più importante, quello che in questo momento forse preme un po’ a tutti: quello legato al Fair Play Finanziario, quel principio in base al quale l’Inter sta orientando tutte le sue mosse soprattutto di mercato, a suon di cessioni anche eccellenti come quelli degli ultimi anni (o giorni). Ma bastano queste partenze a risollevare le casse? “No, perché bisogna parallelamente lavorare sulla leva dei ricavi”. Ma poi, perché solo Moratti in Italia sta rispettando il FPF? “A me sembra piuttosto il contrario, almeno per adesso. Il bilancio dell'Inter è tutto da rimodellare. Crederò a questa tesi quando l'Inter avrà abbassato del 40% il monte ingaggi dei suoi calciatori a livello stagionale”, Vulpis dixit.

Rispondere che automaticamente fanno sorgere una domanda: se le cose stanno così, ma quanto bisognerà aspettare ancora? Mentre altri presidenti continuano a fare come se nulla fosse, l’Inter muove i primi passi ma scopre che non sono sufficienti. Intanto, però, la gente si spazientisce, e forse – perché non dovrebbe? – anche la società stessa, che non si sa fino a quando può sopportare di fare la figura dello scolaretto diligente ma senza riconoscimento. E allora, un’altra domanda si pone: quando? Quando avremo chiarezza? Quando finalmente alle parole passeranno i fatti? Quando andremo tutti sulla stessa barca senza magari rischiare che qualcuno decida di andare per conto suo? Diamoci una mossa…
 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 11 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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