La stagione 2020/21 dell’Inter è iniziata in salita. Sia in campionato che in Champions League, Handanovic e compagni non stanno rispettando le aspettative: in Serie A la distanza dalla vetta è di 5 punti mentre in Champions League sono appena 2 quelli raccolti in tre partite. Certo, c’è da tenere conto anche di altre variabili in un’annata inevitabilmente condizionata da diversi fattori: nel caso nerazzurro, non possono passare inosservati i numerosi casi di Covid-19, gli infortuni pesanti (ultimo quello di Lukaku), il calendario fitto di impegni e anche una buona dose di sfortuna ed episodi - anche arbitrali - avversi. Ma dalle parti di Appiano Gentile in tanti possono - e devono - dare di più. 

L’esempio principe delle difficoltà di inizio anno è rappresentato da Arturo Vidal, incarnazione in campo del Conte-pensiero. Il fedelissimo del tecnico salentino non sembra aver ancora trovato la giusta quadra, offrendo prestazioni deludenti e non contribuendo al tanto atteso salto di qualità che ci si attendeva da un giocatore del suo calibro. La stessa critica può essere allargata a Christian Eriksen, che dopo le lamentele lanciate dalla Danimarca ha avuto e non sfruttato le occasioni che gli sono state concesse nelle ultime settimane. Nel 'discorso delle colpe' va inevitabilmente incluso anche mister Conte, nettamente cambiato sotto l’aspetto comunicativo dopo il ‘Patto di Villa Bellini’ ma non mutato nella gestione della gara, dove spesso e volentieri (vedi il ko contro il Real Madrid) continua a dimostrarsi troppo attendista con le sostituzioni o i cambi di modulo in corsa, a seconda del tipo di partite e di avversario. Ma, soprattutto, la squadra sembra pian piano aver perso la ferocia che la contraddistingueva nella passata annata.

Chi non cambia mai il suo modo di scendere in campo, invece, è Nicolò Barella. Arrivato in punta di piedi nel mondo interista quando in tanti storcevano il naso per l’importante mole di cash versata da Suning nella casse del Cagliari, il classe ’97 si è ritagliato col tempo e con l’umiltà un ruolo da imprescindibile nello scacchiere tattico della nuova Inter e della Nazionale di Roberto Mancini. Fame e grinta sono le variabili che si uniscono, poi, a corsa e tecnica. E sono quelle che servirebbero a tutta l’Inter in un momento così delicato.

Perché Barella è uno di quei giocatori che dà sempre l’impressione di essere onorato di lottare per la maglia del Biscione, a prescindere dal risultato e dal rivale che si trova davanti. Domani si viaggia a Bergamo con la missione di saltare l’ostacolo Atalanta e di ritrovare i tre punti in campionato dopo lo stop casalingo con il Parma, altro match che ha messo in luce la mancanza di cattiveria generale. La Dea non è l’avversario più comodo da incrociare prima dell’ennesima, inutile sosta che potrebbe diventare ancora più lunga di quanto già lo sia in caso di risultato negativo. Per rialzare la testa servono undici giocatori cattivi e affamati, come nella vecchia Inter di Conte; per mettere da parte le ombre di questa prima parte di stagione e fare un salto nel recente passato - con sguardo rivolto al presente e all'immediato futuro - servono undici Barella. 

VIDEO - ACCADDE OGGI - UNA RIMONTA STORICA: INTER-ASTON VILLA 3-0

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 novembre 2020 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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