Prendendo spunto dal più classico dei ritornelli di Elio voglio soffermarmi su un dibattito che sta accompagnando il tentativo di scalata dell'Inter alla zona europea; lì si cantava l'Italia, ma noi da nerazzurri abbiamo il diritto di sognare sempre in grande. Davvero l'Inter penserebbe di auto-escludersi dalla corsa all'Europa League dopo aver deciso di far fuori Mazzarri, cambiando allenatore e investendo a gennaio proprio per non perdere un obiettivo proclamato a più riprese da Thohir? Un piano autolesionista dipinto dai massimi esperti che non quadra minimamente con voglie e desideri del tycoon e di Mancini, neanche se questo consentirebbe di scansare una multa dell'Uefa che è già nota da tempo ai dirigenti.

Un traguardo su cui l'Inter punta fortemente per motivi anche di brand e di blasone, inutile a mio avviso starne anche a discutere, come conferma la scelta di puntare su un allenatore di calibro internazionale come Mancini e su giocatori esperti e maturati sul palcoscenico europeo. Per Thohir sarebbe il primo vero fallimento proprio nel suo anno zero, mentre l'accesso all'Europa League consentirebbe alla squadra di proseguire il suo percorso di crescita per tornare a livelli da top club. Non solo quindi un premio di consolazione dopo una stagione anomala per il mix di luci e di ombre, ma fondamentale per porre le basi del nuovo corso che vede lo stesso Mancio in regia. Il bilancio di fine anno è stato addirittura anticipato visto che il tecnico-manager ha imparato a conoscere i mali della sua nuova Inter e si è già messo all'opera per portare a San Siro i rinforzi per curarli.

Lavoro sul campo, quindi, per correggere gli errori tattici e di concentrazione che i suoi continuano a fare dopo cinque mesi e mezzo in cui "la squadra è cresciuta tantissimo" ma ha dato segno di non poter reggere il ritmo da big, con qualche sguardo in agenda e sul telefono per convincere, chissà, altri top player a seguirlo nella sua seconda missione in nerazzurro. Immaginiamo che dopo le chiamate a Touré e Dybala il mister sia tornato a spremere i giocatori ad Appiano, perché la prestazione di Udine in undici contro nove ha lasciato un retrogusto che inasprisce il sapore della terza vittoria in quattro partite. La delusione, però, in questi casi passa in fretta, anche perché davanti c'è un nuovo impegno tutt'altro che scontato, contro un Chievo che ha saputo mettere il bastone fra le ruote alla Lazio e che è reduce da quattro risultati utili di fila.

Non sarà derby ma a San Siro ci si aspetta una cornice importante, con un pubblico pronto a caricare la squadra verso un finale di stagione da vera Inter. Se prima l'Europa dipendeva dalle altre rivali, oggi le chance di rimonta sono in mano ai nerazzurri. Va detto anche che sebbene il distacco dal sesto posto sia di soli due punti il calendario non è dei più abbordabili, in questo senso le sfide contro Lazio all'Olimpico, Juve in casa e Genoa, diretta concorrente, a Marassi rappresentano le tappe crocevia.

Alla fine, come dice il Mancio, si vedrà se sarà Europa oppure no, un discorso che interessa anche Gian Piero Gasperini, che all'Inter fu "giudicato da gente incapace" e che oggi ha tutte le carte in regola per giocarsela alla guida del Grifone. Ma chi ha dato segni di incapacità ai tempi del suo sfortunato debutto a Milano è stato, purtroppo, anche chi sedeva su quella panchina, oggi occupata da un tecnico che per fortuna vanta una maggiore esperienza europea alle sue spalle. Per l'Inter è quindi lecito oltreché doveroso sperare e puntare in un sorpasso che - siamo certi - scongiurerebbe il rischio di assistere al tracollo di un'altra italiana contro avversarie dei livelli del Trabzonspor.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 maggio 2015 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
vedi letture
Print