Va bene essere pazza, come da statuto societario ma quest’anno è andata oltre. Il 4-3 con l’Empoli fotografa perfettamente la follia di una squadra che ha comunque sbagliato un’altra stagione. In tutto questo però spicca la stella di Icardi che è un caso raro di talento con eccesso di personalità, un paradosso in una squadra che non ne ha.
A 22 anni si è preso, in coabitazione con un impressionante Luca Toni, la palma di capocannoniere. È un avvenimento importante, il più positivo della stagione e che va speso bene. Ora se riuscisse a completare la maturazione l’Inter dovrebbe essere costruita a partire da lui. Se invece volesse farsi tentare da una grande offerta, avrebbe anche la medaglia della classifica capocannonieri.
Il dettaglio della partita che chiude un altro campionato inutile non è che una virgola invece, rispetto allo scenario inquietante che ci è stato tratteggiato questa settimana. Una serie di attacchi non troppo trasparenti nella loro dinamica e nella sostanza. Perché le due bombe sganciate contro Thohir sono arrivate nell'arco di sole 18 ore e hanno avuto l'effetto di creare un panico legittimo, considerando la materia nebulosa che determina l'andamento della finanza e dei grandi affari internazionali.
Ha iniziato Tronchetti Provera che, con grande disinvoltura, ha rilasciato dichiarazioni in cui, vista la situazione di un'Inter depotenziata, ritiene che non abbia senso andare avanti e si dice pronto come Pirelli a ritirarsi come main sponsor. Un'affermazione tanto grave quanto sorprendente. Soprattutto perché pronunciata pubblicamente e mettendo la società in una situazione di evidente imbarazzo.
Poi Il Corriere della Sera è uscito con un'inchiesta dagli scenari sconcertanti somministrando al pubblico una situazione in cui l'Inter viene gestita da un Thohir che fa affari attraverso una società di capitale con responsabilità limitata e sede alle Cayman, che a sua volta è al centro di un complicato centro di finanziarie senza dipendenti, né uffici operativi, solo un domicilio dove ricevere la posta. Lo stesso Thohir che presta i soldi alla stessa Inter con interessi dell'8%, guadagnando 1,7 milioni annui. E l'Inter? La società, pur avvertita dal Corriere dell'articolo, decide prima di tacere e poi di reagire con un comunicato del presidente, il quale afferma siano state date informazioni fuorvianti, respinge al mittente le insinuazioni e conferma il principio di rafforzamento della squadra.
Il concetto è che dal punto di vista finanziario le mosse di Thohir (appoggiarsi alla isole Cayman, avere proprietà schermate, persino fare un prestito all'8%) rientra nella consuetudine dei grandi affari ma va compresa la dinamica delle dichiarazioni dello sponsor, abbinato a un articolo meticoloso ma privo di una doppia versione, appoggiata ad esempi virtuosi di proprietari stranieri che con le squadre locali hanno gestioni simili se non identiche. Ma se si tratta di una questione etica e dunque una reprimenda verso un imprenditore straniero che investe su una squadra che ha trovato piena di debiti e senza nemmeno uno stadio, e si trova con un fuoco incrociato di stampa e oppositori vari, dopo che alcuni degnissimi rappresentanti gli avevano dato del filippino, prestanome o del cameriere, non stupiamoci se l'Italia non trova investitori.
Intanto inizia oggi il campionato più atteso dai tifosi dell'Inter e le premesse non sono incoraggianti. La società ha tentato per Dybala, finito poi alla Juventus, poi con Yaya Touré che si sperava fosse il primo grande acquisto capace di dare il segnale della rivoluzione. Invece la pista si è raffreddata e ora siamo in fase di stallo. Non ho niente contro la dirigenza ma, dopo quattro anni di fallimenti, otto sessioni di calciomercato capaci di generare confusione, equivoci e un progressivo indebolimento della rosa è ora che qualcuno si prenda la responsabilità.
A gennaio Thohir ha fatto una campagna acquisti che ha assecondato il tipo di giocatore richiesto da Mancini ma l'allenatore non ha saputo incoraggiare il rendimento dei nuovi. Al contrario sono finiti spesso in panchina. La differenza tra comprare dei giocatori e allestire una squadra è enorme e l'Inter ha fatto la scelta di ingaggiare giocatori senza inquadrarli in un progetto tecnico all'altezza.
Per la difesa è già stato acquistato Murillo, un discreto difensore ma non un fuoriclasse, per il centrocampo si pensa a Kondogbia, T. Motta, Allan e Felipe Melo e, se parte Kovacic, Lucas. Il sogno è Fekir, giovane di grande talento e dalla forte personalità, caratteristica che da sola basterebbe a giustificare il suo acquisto. Sono tutti buoni giocatori ma non è ancora chiaro quali saranno le cessioni e i veri acquisti tra i nomi fatti. È quasi inutile fare valutazioni sugli obiettivi della società perché è evidente che un'Inter senza coppe e ai minimi storici da quattro anni, non può pretendere di acquistare fenomeni di sicuro valore. Tra questi si è parlato anche di Jovetic che resta un giocatore di enorme talento ma dal numero di infortuni vicino al record.
Ora l’Inter inizia il campionato, quello che mostrerà le vere intenzioni della società, il valore di Mancini e la crescita dei giocatori rimasti. Novanta giorni di intenso calciomercato in cui l’Inter non potrà più fare acquisti spericolati. È ora di tornare a vedere una squadra forte. Senza alibi.
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