Centro sportivo Ciudad Real Madrid, in un futuro ipotetico non troppo lontano.

- Buongiorno mister!
- Ciao, tu sei...
- Mateo! Non si ricorda?
- Mateo, Mateo… Uhm no...
- Giocavo nell'Inter. Ho sempre avuto stima di lei, anche quando mi teneva in panca...
- Ora sì, tu sei Kovacevic! Scusa, Kovacic! Ma non ti avevamo venduto al Real Zaragoza? Che ci fai qui a Madrid?
- Guardi mister che mi avete venduto proprio al Real Madrid. E per 40 milioni!
- Allora non era un sogno… Non è che ti sei intrufolato qui per vendicarti? Ho letto quelle interviste dove dici che nemmeno ti salutavo... Non mi stai prendendo in giro?
- Ma le sembrano azioni da buon cristiano? Anzi, ho sempre creduto che un grande allenatore come lei non avrebbe potuto rinunciare a un 10 purissimo con il mio talento. Sa chi ha fatto il suo nome al presidente?
- Non mi dire...
- Così ecco anche lei qui. Di nuovo insieme, nei Galacticos a Valdebebas…
- Già, chi l'avrebbe detto… Ora però da bravo Mateo, metti la pettorina che iniziamo. Stai con le riserve.

Quello che avete letto è il primo giorno di allenamenti di Roberto Mancini al Real Madrid. Alle sirene delle merengues non puoi dire di no, lo sanno bene gli interisti che sei anni fa si sono visti portare via il tecnico più amato - per non dire idolatrato - della storia recente del club. La notte del 22 maggio 2010 l'Inter di Mourinho saliva sul tetto d'Europa. Ma il Bernabeu, che in una notte si colorava di nerazzurro, teneva Mou lontano da San Siro. Allo Special One serviva una nuova avventura dopo aver chiuso il suo cammino interista con il Triplete e la Champions regalata a Moratti e ai tifosi che l'attendevano da 45 anni. Una conferma insomma che lui non era un pirla, come dimostrato dalla caduta del club in questi anni.

Diverso invece sarebbe un cambio di rotta del Mancio. Lui gli stimoli all'Inter li troverà sempre, almeno fin quando non si torni a vincere. Questo è ciò che dice e fa capire dalle parole e dai sorrisi in conferenza stampa. Parole che però non bastano a far tacere i rumors di un clamoroso divorzio a fine stagione. Il Real e la panchina della Nazionale azzurra sarebbero le due tentazioni del tecnico chiamato a risolvere il suo dubbio amletico. Esserci o non esserci anche il prossimo anno sulla stessa panchina che fu anche di Mou per riportare l'Inter Cinquecento tra le Ferrari del calcio? Se davvero il destino dipendesse dalla Champions significherebbe in caso di mancato aggancio chiudere il suo secondo corso con la scritta 'fallimento'. Né Thohir e l'Inter possono permettersi di ripartire di nuovo da zero, per questo anche a obiettivo mancato sarebbe importante darsi un ulteriore slancio e dare continuità al progetto tecnico, considerando il risultato viziato da quel mese e mezzo incomprensibile di buio. Se invece venisse centrato il terzo posto ci sarebbero tutte le premesse per proseguire insieme nella risalita nerazzurra. In entrambi i casi Mancini non può tirarsi fuori, non senza prima aver conquistato un Triplete.

Al dubbio a cui pensava già nel '500 Shakespeare dovrà rispondere anche la squadra. Esserci o non esserci per chiudere l'anno da Inter con il ritorno nell'Europa delle grandi? Dopo il gennaio-febbraio maledetto per scavalcare questa Roma servirà l'impresa. I giallorossi sono reduci da ben otto vittorie di fila, hanno smesso da tempo di affidarsi a Totti che per Spalletti non ha ancora i 16 minuti nelle gambe ma portano in attacco una batteria di faraoni e mummie (ogni riferimento a Dzeko è casuale) che solo un'Inter formato ammazza-Juve (ai-rigori-serviva-Handanovic) può ostacolare. Sarà durissima avere la meglio, ipotesi a cui non credono nemmeno gli alieni in contatto con le sensitive al soldo dei quotidiani sportivi italiani, ma per quanto fatto vedere nelle ultime partite i nerazzurri avranno l'obbligo di provarci fino alla fine.

Snodo cruciale quello di sabato prossimo, nella sfida con la squadra di Spalletti/Ramses. È lì che si decideranno le sorti della stagione dell'Inter. Senza Icardi e Palacio, ma con Eder che ha l'occasione di far ricredere in molti cancellando l'etichetta di FLOP (Fiasco Letale Over Payed) e trascinando finalmente con il gol i nerazzurri. Unico risultato ammissibile la vittoria che accorcerebbe il distacco a due punti, ma si sa che in otto giornate può succedere ancora di tutto. Mancini si affida all'ex Samp ma anche al nuovo Perisic, al grande ex assetato di vendetta Ljajic, dopo aver trovato la formula magica che fa funzionare al meglio la sua Inter. Anche il serbo con un pallone in mano si farà lo stesso quesito, in attesa delle valutazioni puntuali di Thohir, Ausilio, Zanetti e come sempre Bonolis: vuole esserci nei piani del club nerazzurro? Continui a dimostrarlo in partita e in allenamento. Si inizia sabato a Roma, si chiude il 15 maggio fuori casa contro il Sassuolo. Tempo di risposte per l'Inter e per Mancini, che devono prendere in mano le redini del loro destino per scongiurare scenari che potrebbero rivelarsi deleteri per entrambi.

 Centro sportivo Ciudad Real Madrid, secondo giorno di allenamenti.

- Mister, sa che le dico: con lei qui era meglio se restavo a Milano!
- Kovacevic, va' negli spogliatoi! Lo rispedisco in Croazia a questo qui.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 15 marzo 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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