Alzi la mano chi pensava che un profilo come Eriksen potesse davvero arrivare all’Inter nel mercato di gennaio? Ovviamente non posso vedere la vostra risposta, ma sono convinto che non fossero in molti a credere nel tesseramento del danese in questa finestra di mercato.

E ci sta, per carità. Di solito top player di questa caratura non si spostano nella sessione invernale. Anzi, a memoria non mi sovvengono episodi simili. Un conto è Recoba che dall’Inter passa al Venezia e da solo salva i lagunari, o Nakata che da Perugia si trasferisce alla Roma che successivamente vincerà lo Scudetto. Un altro è un campione, tra i primi, e sto largo, 10 centrocampisti del mondo, che si trasferisce da un team finalista dell’ultima edizione della Champions League, ad una squadra storica e che vuole tornare a vincere per davvero, come l’Inter.

Adesso vedremo chiaramente il periodo di adattamento del 27 enne ex Ajax nel campionato italiano. E quanto inciderà nel nostro Paese. Ma a suo modo, per i motivi appena esposti, credo davvero sia un evento storico, che restituisce ancor più lustro alla tanto vituperata Serie A.

Insomma dopo Ronaldo e Lukaku, che per motivi diversi hanno preferito la nostra Penisola a Spagna e Regno Unito, ecco un ulteriore attestato di stima che fa bene all’intero movimento.
Per questo non posso che complimentarmi con il Direttore Marotta. Inizialmente, quando aveva firmato per i nerazzurri, non volevo sbilanciarmi su di lui. Meritava tempo, per un giudizio positivo o per una, o più critica negativa. Ad oggi, almeno per quello che mi riguarda, lo promuovo alla grande.

Mi chiedo però solo perché mediaticamente parlando io abbia la sensazione che sia un colpo quasi sottovalutato. E che anzi, si sottolineino i 20 milioni spesi e il fatto che tra 6 mesi sarebbe stato free agent. Ma scusate: meglio spendere questi soldi per un giocatore davvero forte o cercare di risparmiare e correre il rischio di perderlo? A me sembra una risposta scontata, anzi, quasi una provocazione.

L’anno scorso molti miei colleghi elogiarono il Milan per aver comprato Krzysztof Piatek e aver sborsato “solo” 35 milioni di euro più bonus in un’unica soluzione. Alcuni, quando li incontravi nelle trasmissioni tv, si mettevano a ridere quando io, o altri, sostenevamo che Lautaro Martinez fosse molto più forte del polacco. Semplicemente perché si trattava di un Icardi più limitato. Un goleador (bravo per carità, ma non eccezionale) a cui dovesse andare tutto bene. A differenza dell’argentino nerazzurro che ha molte più qualità.

Addirittura certi professionisti, e non sto scherzando, lo hanno paragonato un po’ a Van Basten, un po’ Sheva, con qualcosa di Inzaghi. Con una valutazione potenziale di 100 milioni. E oggi fanno spallucce sul fallimento dell’ex Genoa in quel di Milano. Va benissimo sbagliarsi, nessuno è perfetto. Io in generale dico stupidaggini ogni giorno, ma non vorrei farlo. 

Mi sembra sinceramente un po’ troppo. Poi ogni discorso è collegato. Si esalta in modo inopinato quel determinato giocatore e chissenefrega di fare la figura dei cioccolatai in mondo visione. Tanto poi tutto passa. Va bene quindi dedicare 2-3 giorni al rigore non assegnato per il presunto fallo di Martinez contro l’Atalanta e quasi far finta di niente per un gol regolare e non in fuorigioco – almeno secondo le immagini mostrate in tv – di Lukaku contro il Cagliari in Coppa Italia. E giù con la ramanzina (giusta a mio avviso) per il 10 nerazzurro per le invereconde parole contro l’arbitro Manganiello (io credo davvero che Lautaro abbia esagerato) in campionato. Con inosservato l’insulto di Ronaldo all’arbitro contro il Napoli e la gomitata di Rebic contro il Torino in Coppa Italia. Su quello due righe o quattro parole. Non di più. E via andare. 
Non mi sembra un’analisi molto equa. Anzi, mi sembra sempre la stessa storia.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 31 gennaio 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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