Inter-Livorno, probabilmente una delle partite meno emozionanti degli ultimi anni in serie A, ha comunque regalato due forti scosse a chi ha il cuore tinto di nero e azzurro. Mi riferisco all'ultima in tribuna da azionista di maggioranza di Massimo Moratti con conseguente presa di posizione della Curva Nord e al rientro in campo dopo oltre sei mesi di stop per la rottura del tendine di achille, di Javier Zanetti, il Capitano, 40 anni compiuti. "Partiamo dalla fine", come dice Mazzarri in conferenza stampa quando si trova al cospetto di due domande. Negli ultimi scampoli della gara di sabato sera, quando l'Inter arracancava di fronte a un Livorno agile e manovriero e lo stadio iniziava a temere la beffa di un pareggio finale, ecco la scintilla. Minuto 82, accompagnato da un'autentica ovazione, si scalda ed entra in campo l'uomo bionico, l'higlander e chi più ne ha, più ne metta. Alla vigilia era ipotizzabile l'ingresso di Zanetti per qualche minuto a risultato acquisito per permettere  al Capitano di ritrovare un po' di confidenza con il campo. E invece l'uomo bionico, l'higlander, è stato decisivo per segnare il secondo gol e blindare un importantissimo successo. Lo “strappo” alla sua maniera, l'uomo saltato come un birillo prima di consegnare il pallone a genio Kovacic, ha dimostrato una volta di più chi sia Javier Zanetti, cosa rappresenti per l'Inter e i suoi tifosi. Bentornato Pupi, alla faccia di chi ti vuole male (ce n'è qualcuno?) e alla pensione.

Torniamo ora alla prima questione, la più delicata. Massimo Moratti si siede in tribuna per l'ultima volta con la maggioranza delle quote dell'Inter in tasca, venerdì Erick Thohir da Giacarta, affiancato da un paio di soci, diventerà il nuovo azionista di riferimento di Fc. Internazionale 1908. Roba forte, di cui abbiamo già disquisito. Toccava quindi salutare il qualche modo il Presidente dopo 18 anni così intensi a sua immagine e somiglianza. I cosiddetti tifosi “normali”, applaudono subito verso la tribuna rossa, qualche piccola scritta appare qua e la. La “Nord” invece attende, sembra disinteressata. Anzi, sottolinea il “c'e solo l'Inter” leit-motiv dell'inno. In tribuna stampa mi chiedo: “Ma possibile? Nessun tributo al Presidente?” E mentre me lo chiedevo, a gara iniziata da più di cinque minuti, ecco gli striscioni chilometrici, il testo che ha scatenato il dibattito, il coro: “C'è solo un Presidente”, l'applauso di tutto il Meazza. 

Brividi, realizzo quello che forse non volevo accadesse. All'Inter si volta pagina. Ma è il testo ultrà che fa pensare. Dopo l'emozione iniziale, provo disagio nel leggere: ”In fondo le abbiamo voluto bene”. Perché “in fondo?” Ne parlo con gli amici, lo scrivo su Facebook, quel distinguo non mi piace. Ma poi dopo aver riflettuto, penso che la Curva abbia fatto bene. Il solo “grazie Presidente” avrebbe avuto il sapore dell'addio. E invece così, elencando gioie e dolori, dubbi e certezze, curiosità per quello che succederà, è come se la Curva abbia voluto mantenere aperta la comunicazione con Massimo Moratti. Non slogan, ma pensieri. In libertà. Perché come dice Lui: “L'Inter è dei tifosi”. E infine il coro: “C'è solo un Presidente”, sembra la conferma che anche chi abbia manifestato dissenso per alcuni aspetti della gestione, non voglia che il filo si spezzi. Mi piace pensarla così, in attesa del nuovo che sta arrivando.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 13 novembre 2013 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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