Ormai ci siamo. Credo che tutti quei tifosi, amici e non, che mi hanno contattato in questi mesi sostenendo che l’Inter non avrebbe vinto lo Scudetto per questo o quel motivo, per (errata) convinzione propria, o semplicemente per un fattore scaramantico, si siano ricreduti. L’Inter quel Tricolore tanto agognato lo ha in pugno da febbraio, da quando ha superato in classifica il Milan. E badate bene, lo scrivo (anche) adesso dopo le parole di Conte, ma in realtà già allora qui vi avevamo svelato nei dettagli i piani nerazzurri. E i miei editoriali settimanali partivano dalla convinzione che la squadra di Conte fosse semplicemente più forte degli avversari. E che se avesse dimostrato sul campo la propria superiorità, i tifosi della Beneamata avrebbero potuto gioire al termine di questa annata.

A posteriori sono contento di averlo fatto: tale opinione certifica competenza, ma anche uno studio dietro a certe affermazioni. Mi spiego meglio. Quando parlo di “piani nerazzurri” mi riferisco a un articolo in cui avevamo specificato come l’Inter avesse di fatto stilato una tabella di marcia per raggiungere prima il Milan e superare poi i rossoneri. Già nei mesi precedenti – come ammesso pubblicamente da Conte – c’era la volontà di fare la corsa su sé stessi. Una volta primi, vietato guardarsi indietro. Ecco, questo credo sia stato uno dei segreti psicologici del filotto di vittorie ottenute. Una sorta di “Se noi facciamo il nostro, gli alti sono spacciati”. Nei fatti è stato così. Nonostante molto tifosi, prima del Derby, quando avevo scritto che i nerazzurri, a meno di eventi clamorosi, avrebbero sicuramente sconfitto i rivali cittadini semplicemente perché tra le due squadre ci sono due categorie di differenza, anziché supportare un’idea evidente, avevano preferito usare epiteti poco carini e affidarsi alla scaramanzia.

Il calcio non è fortuna. Certo ci deve essere anche quella, ma non può essere la determinante di successi o insuccessi su un arco temporale prolungato. Vale in tutti gli ambiti. È un lavoro di cui tutti parlano. E sono pure convinti di avere la ragione sempre dalla propria parte. Ma essere professionisti fa la differenza. Oggi è facile sostenere che l’Inter vincerà il Tricolore. Lo era meno mesi fa. Ma un conto è criticare con cognizione di causa – io stesso dopo l’eliminazione dalla Champions e il gioco troppo “farfallone” dei nerazzurri avevo auspicato per Conte un cambio di rotta – o emanare sentenze a caso per vincere il premio tafazzista dell’anno. Ora si dice: “Eh, ma se non avessero vinto...”, “Eh, ma si sapeva che il Milan sarebbe scoppiato”, “Eh, ma ci mancava non fosse così”.

Lo Scudetto non è ancora cucito sul petto, ma ci siamo. La verità è che l’Inter di Conte ha fatto sembrare semplice e quasi facile un percorso tortuoso, arricchito da insidie esterne non preventivabili. Complimenti al mister che ha protetto la squadra, permettendo ai giocatori di dare il massimo sul verde. Un applauso scrosciante pure a loro, perché stanno dimostrando di essere i migliori del campionato italiano. Guai a dimenticare Marotta, un fuoriclasse nel suo mestiere, ma anche Suning, che ha costruito un progetto vincente. Vedremo se sarà mantenuto e si potrà passare allo step successivo.

VIDEO - ACCADDE OGGI - 28/04/2010: LA SCONFITTA PIU' BELLA, BARCELLONA-INTER 1-0

Sezione: Editoriale / Data: Mer 28 aprile 2021 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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