Non ci fosse di mezzo la scaramanzia, o l'esperienza dolorosa, anche i tifosi interisti avrebbero pensato che Salernitana-Inter avesse un finale già scritto. Troppo ampia la forbice tra le due squadre, un autentico testacoda amplificato dagli enormi e ingiustificabili (a livello istituzionale) problemi societari del club granata, che hanno reso il contesto ancora più acre per i ragazzi di Colantuono, già al cospetto di un impegno a dir poco proibitivo. Lo 0-5 messo a referto è solo la naturale conseguenza dei valori in campo, una squadra in profonda crisi d'identità e preoccupata per il futuro e una che sta letteralmente volando, con 6 vittorie consecutive di cui 5 senza subire gol e una produzione offensiva spaventosa. Ci si attendeva che l'Inter superasse il proprio record di gol nell'anno solare raggiungendo quota 100, ma i ragazzi di Simone Inzaghi hanno voluto strafare: 103. Non male, visto che c'è un'altra partita prima di salutare il 2021.
I numeri sono sotto gli occhi di tutti e non richiedono troppi commenti se non ammirazione. Quello che davvero conta è la continuità di approccio dei nerazzurri, che dopo essersi sbloccati mentalmente contro il Napoli non hanno mai pigiato il piene sul freno, una coralità entusiasmante che esalta le tante e indiscutibili qualità dei singoli. Certo, non è questa la partita più probante, ma non si può negare che sia solo l'ultimo esempio di evoluzione indiscutibile verso la qualità accompagnata dalla solidità di un'espressione calcistica che insegue sempre e in modo stressante la bellezza, non accontentandosi della mera speculazione. "Grande calcio" è ormai un'etichetta che chi si sofferma ad analizzare i movimenti, la serenità e la sfrontatezza dei nerazzurri assegna quasi naturalmente. Ed è difficile trovare un tifoso interista che ricordi un simile intrattenimento da parte della propria squadra del cuore, neanche in tempi in cui non lasciava nulla agli avversari. Tra oggi e domani è attesa la replica delle inseguitrici, intanto l'Inter la sua parte l'ha fatta abbondantemente, inviando l'ennesimo WhatsApp perentorio al campionato italiano dopo essere stata troppo frettolosamente considerata la terza incomoda.
Scritto anche il finale dell'esperienza di Christian Eriksen all'Inter. Non solo in riferimento alla firma che il danese ha posto sulla risoluzione contrattuale due giorni fa. Dopo il prevedibile no del CONI a proseguire l'avventura professionale in Italia, con il mercato di gennaio in arrivo liberarlo per fare le sue scelte era la cosa giusta da fare. Ieri pomeriggio l'annuncio ufficiale della separazione, un divorzio consensuale non causato dai tipici dissidi nelle coppie, bensì dal troppo affetto e rispetto. Quanto accaduto al campione 29enne ha scosso il mondo intero, vederlo tornare alla vita normale per ogni essere umano è stato già un successo. Se poi potrà continuare a dare calci a un pallone vestendo la maglia di un'altra squadra, tanto meglio. Il rammarico per ciò che poteva essere in nerazzurro rimarrà sempre, persino Inzaghi ha ammesso che avrebbe voluto allenarlo. E chissà in questa Inter versione Luna Park quante magie avrebbe regalato la filosofia calcistica di Eriksen. La separazione di ieri è stata accompagnata dall'ennesima ondata di amore nei confronti dell'uomo prima che del calciatore. Il quale, pur giocando nell'Inter appena un anno e mezzo (qualcuno maliziosamente direbbe appena sei mesi, quando Antonio Conte ha deciso di dargli fiducia), ha impresso il proprio nome nello scudetto numero 19 della storia nerazzurra, non solo perché parte del gruppo ma anche con giocate preziose nel girone di ritorno senza prigionieri. In attesa di capire quale sarà il suo futuro da calciatore, non c'è dubbio che Christian si stia godendo le prestazioni di quella che ormai è la sua ex squadra, almeno ufficialmente. Perché quando indossi questa maglia, anche se per poco, diventa parte integrante di te stesso. Chiedere in giro per conferme.
I numeri sono sotto gli occhi di tutti e non richiedono troppi commenti se non ammirazione. Quello che davvero conta è la continuità di approccio dei nerazzurri, che dopo essersi sbloccati mentalmente contro il Napoli non hanno mai pigiato il piene sul freno, una coralità entusiasmante che esalta le tante e indiscutibili qualità dei singoli. Certo, non è questa la partita più probante, ma non si può negare che sia solo l'ultimo esempio di evoluzione indiscutibile verso la qualità accompagnata dalla solidità di un'espressione calcistica che insegue sempre e in modo stressante la bellezza, non accontentandosi della mera speculazione. "Grande calcio" è ormai un'etichetta che chi si sofferma ad analizzare i movimenti, la serenità e la sfrontatezza dei nerazzurri assegna quasi naturalmente. Ed è difficile trovare un tifoso interista che ricordi un simile intrattenimento da parte della propria squadra del cuore, neanche in tempi in cui non lasciava nulla agli avversari. Tra oggi e domani è attesa la replica delle inseguitrici, intanto l'Inter la sua parte l'ha fatta abbondantemente, inviando l'ennesimo WhatsApp perentorio al campionato italiano dopo essere stata troppo frettolosamente considerata la terza incomoda.
Scritto anche il finale dell'esperienza di Christian Eriksen all'Inter. Non solo in riferimento alla firma che il danese ha posto sulla risoluzione contrattuale due giorni fa. Dopo il prevedibile no del CONI a proseguire l'avventura professionale in Italia, con il mercato di gennaio in arrivo liberarlo per fare le sue scelte era la cosa giusta da fare. Ieri pomeriggio l'annuncio ufficiale della separazione, un divorzio consensuale non causato dai tipici dissidi nelle coppie, bensì dal troppo affetto e rispetto. Quanto accaduto al campione 29enne ha scosso il mondo intero, vederlo tornare alla vita normale per ogni essere umano è stato già un successo. Se poi potrà continuare a dare calci a un pallone vestendo la maglia di un'altra squadra, tanto meglio. Il rammarico per ciò che poteva essere in nerazzurro rimarrà sempre, persino Inzaghi ha ammesso che avrebbe voluto allenarlo. E chissà in questa Inter versione Luna Park quante magie avrebbe regalato la filosofia calcistica di Eriksen. La separazione di ieri è stata accompagnata dall'ennesima ondata di amore nei confronti dell'uomo prima che del calciatore. Il quale, pur giocando nell'Inter appena un anno e mezzo (qualcuno maliziosamente direbbe appena sei mesi, quando Antonio Conte ha deciso di dargli fiducia), ha impresso il proprio nome nello scudetto numero 19 della storia nerazzurra, non solo perché parte del gruppo ma anche con giocate preziose nel girone di ritorno senza prigionieri. In attesa di capire quale sarà il suo futuro da calciatore, non c'è dubbio che Christian si stia godendo le prestazioni di quella che ormai è la sua ex squadra, almeno ufficialmente. Perché quando indossi questa maglia, anche se per poco, diventa parte integrante di te stesso. Chiedere in giro per conferme.
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