Premessa cinematografica: state alla larga da Dragon Blade, kolossal pseudo-storico di produzione e regia cinese, con John Cusack, Adrien Brody e l'immancabile Jackie Chan. Non basta un cast di stelle per girare un buon film, come esemplifica questa pellicola aberrante sotto tutti i punti di vista (non mi dilungo per lasciare quanto meno un briciolo di curiosità che vi costringerà a vederlo in streaming); del resto, come direbbe Ferrero, anche nel calcio i fuoriclasse e i "grandi attori" da soli non portano le vittorie. La Cina qui resta lontana da Hollywood, mentre nel nostro sport si avvicina ai giganti del pallone. La scalata di Suning deve appoggiarsi necessariamente alla grande tradizione europea e pure per questo motivo è stata scelta l'Inter, che nonostante il ridimensionamento di questi ultimi anni rimane superiore al Jiangsu.

Dopo aver inserito la materia prima, ovvero i soldi, servono idee e un progetto tecnico che risponda alle esigenze della squadra. Sarà per l'afa da scacciare, ma in questi giorni si parla tanto di un "gelo" dovuto agli obiettivi di mercato fra Mancini e la nuova proprietà cinese. Immaginatevi insomma Zhang e soci che di fronte ai nomi di Touré e Candreva spieghino al Mancio che l'ivoriano, vista l'età (33 anni compiuti a maggio), non dà garanzia di poter svolgere ancora a pieni livelli sia la fase difensiva che quella offensiva, mentre il laziale, che ha 29 anni, potrebbe non essere più integro come un tempo, tatticamente andrebbe rivisto nel 4-2-3-1 dei nerazzurri e in un contesto dalle grandi aspettive come San Siro rimarrebbe un'incognita. Tanti saluti quindi al Mancini manager, che verrebbe declassato al ruolo di semplice coach, senza più alcun diritto né potere in chiave strategie di mercato: gli obiettivi verrebbero infatti stabiliti da Frank De Boer, ma l'ultima parola spetterà comunque a Prandelli, mentre il Suning, sempre più infreddolito con Mancini, per indispettirlo ancor di più gli avrebbe proposto al posto di Touré l'acquisto di un centrocampista che rispecchi il carisma e la grinta di Simeone.

Lasciato e dimenticato dai dirigenti in un angolo della sua stanza ad Appiano, dove per ammazzare il tempo impara e disegna nuovi schemi di tattica, il Mancini già "tormentato" al primo giorno di ritiro aspetta fremendo il giorno che scadrà il suo contratto per poter tornare finalmente a dirigere un club che gli dia largo potere decisionale pure in sede di mercato. Mentre una parte del suo cuore è allettata dall'idea di sedersi sulla panchina dell'Inghilterra, scelta che però non gli consentirebbe di fare acquisti dalle altre Nazionali. Tornando a Dragon Blade, che mescola (senza che se ne sentisse troppo il bisogno) la storia dell'Impero cinese a quella romana, crediamo che nonostante le gelate con il tecnico anche i vertici cinesi interisti faranno bene a rifarsi saggiamente alla nota formula latina: dare al Mancio quel che è del Mancio, che ha curriculum ed esperienza di vittorie, le prime a San Siro troppo facilmente dimenticate dai tifosi nerazzurri.

Niente rivoluzioni stavolta, ma, budget permettendo, due-tre innesti indicati dal tecnico, anche alternativi a obiettivi come Touré e Candreva, per cui evidentemente il gioco non vale la candela, per puntellare la squadra e puntare a giocarsela per il vertice non soltanto fino a dicembre, come era riuscito a fare nello scorso campionato. La prossima, come ribadito più volte, sarà la stagione dei verdetti, in cui il ritornello dei dodici giocatori neo-arrivati non funzionerà più. L'Inter manciniana è stata ufficialmente fondata la scorsa estate e i lavori di restauro finiranno il prossimo 31 agosto. Roma non è stata costruita in un giorno, mentre nel nostro film assistiamo a Jackie Chan e compagni che erigono a mani nude una città in appena due settimane. Non perdetevelo.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 luglio 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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